Una riflessione sulla neurodiversità riscoprendo la prima opera di Samuel Beckett

L’ultima fatica letteraria della dottoressa Gabriella La Rovere, pubblicata per la casa editrice Le scatole parlanti, nella collana Forme, si intitola “Samuel, Murphy e io”. Come ben sa chi ci legge la dottoressa La Rovere, oltre a essere una delle firme ricorrenti sulla nostra rivista, è medico, giornalista e autrice di teatro. Da anni collabora con il sito “Per noi autistici” diretto da Gianluca Nicoletti e vanta una serie di pubblicazioni tra cui “L’orologio di Benedetta” (2014) e “Hello Harry! Hi Benny!” (2016) per Mursia Editore, “Pedagogia della lettura ad alta voce” (Armando Editore, 2018), “Alice e altre storie” (Augh! Edizioni, 2018), “Mi dispiace, suo figlio è autistico” (Gruppo Abele, 2019), “Francisco” (Augh! Edizioni, 2020), “Ritratti di illustri dimenticati” (Golem, 2022) e “Lettere dal mare della pandemia” (Avio, 2022). Nel suo ultimo libro, di cui riportiamo la copertina accanto, la Rovere passa in rassegna, con arguzia, le vicissitudini legate alle opere e i principali eventi della vita di uno tra i letterati più influenti del XX secolo: Samuel Beckett. In particolare, l’autrice, che a più riprese sostiene di avere diverse cose in comune con lo scrittore irlandese, porta avanti un’attenta e precisa analisi della prima pubblicazione di Beckett: Murphy. Un testo profondo e polimorfo, che tratta temi quali la pazzia, l’ossessione per gli scacchi, ma che affronta anche questioni ricorrenti in altri suoi lavori, come, ad esempio, l’isolamento e la solitudine, i conflitti tra l’individuo e i suoi pensieri, la sua mente. Un lavoro, che può fungere da spunto per riflettere sulla neurodiversità, “come solo un neurodiverso è in grado di fare”.