Dermatite Atopica

dermatite atopicaLa malattia può insorgere dopo il terzo mese di vita e può essere preceduta da un’altra manifestazione dermatologica, con la quale viene spesso confusa, e che viene impropriamente chiamata “Crosta Lattea”.

Questa affezione, più nota correttamente con il nome di dermatite seborroica del lattante, è caratterizzata dalla comparsa al cuoio capelluto di numerose squame/croste giallognole, spesso tenaci, aderenti, con cute arrossata; l’affezione può estendersi anche alle pieghe ascellari, a quelle del collo e alla regione del pannolino, realizzando così un quadro dermatologico spesso impressionante, che spaventa i genitori. È opportuno ricordare qui che tale manifestazione cutanea dipende da una aumentata secrezione da parte delle ghiandole sebacee della cute, sotto l’influenza degli ormoni androgeni, di provenienza materna, che restano attivi sul neonato sino al terzo mese di vita. Questo fatto ci spiega in modo chiaro la natura dell’affezione, e ci consente di poter escludere, contrariamente a quanto si crede, una responsabilità del latte vaccino nel determinismo della malattia.

Le fasi della Dermatite Atopica

Non sempre però la Dermatite Atopica è preceduta da una dermatite seborroica, potendo la malattia insorgere anche in età più avanzata. Si distinguono, pertanto, tre fasi cliniche, a seconda dell’età dell’insorgenza:

  1. Dermatite Atopica del lattante, che solitamente compare dopo il 3° mese di vita e guarisce entro il 2° anno di età
  2. Dermatite Atopica dell’infanzia, che può insorgere verso il 2°-3° anno di età e regredisce verso i 10-12 anni
  3. Dermatite Atopica dell’adolescenza o dell’adulto, che spesso è la forma più grave della malattia, potendo persistere sino all’età adulta.

 

Dermatite Atopica – Sintomi

La malattia è caratterizzata dalla comparsa, alle superfici estensorie degli arti, nei primi due anni di età, di chiazze eritemato-vescicolose, pruriginose e spesso essudanti.

Successivamente la malattia, quando permane, si localizza alle pieghe flessorie degli arti che spesso costituiscono l’unica sede di lesione cutanea. Altra sede prediletta è il viso, con intenso arrossamento, ma con risparmio della zona centrale, che si presenta pallida per contrasto. Esistono, infine, forme più gravi, con diffusione maggiore delle lesioni eczematose (viso, arti e tronco). Il prurito è sempre presente, può essere saltuario o continuo, con riacutizzazione nel periodo notturno e spesso condiziona il menage familiare, esasperando pazienti e genitori. La malattia procede con alti e bassi, a volte anche indipendentemente dalle cure praticate, spesso con carattere di stagionalità: è noto, infatti, che i bambini affetti da Dermatite Atopica migliorano o guariscono del tutto durante i mesi estivi, considerati dai genitori come l’unico rimedio valido per la malattia.

 

Dermatite Atopica – La dieta funziona?

Un problema assai controverso è quello della effettiva utilità della dieta nella terapia della Dermatite Atopica.

Eccetto i casi di comprovata allergia alimentare, è perfettamente inutile sottoporre a diete alimentari restrittive i bambini affetti da Dermatite Atopica.

Per troppo tempo è stato identificato il termine di Dermatite Atopica con quello di intolleranza alimentare alle proteine del latte vaccino e per troppo tempo bambini affetti da Dermatite Atopica, anche in forma minima, sono stati sottoposti a inutili diete alimentari (prive di proteine del latte, uova, pesce, carne vaccina, ecc.) con comprensibili problemi riguardanti l’accrescimento corporeo.

Occorre inoltre ricordare che il latte di soia, a parte il gusto pessimo, è più allergizzante del latte vaccino e inoltre esso contiene nichel, sostanza verso la quale, secondo ricerche recenti, sono risultati allergici il 30% dei pazienti affetti da Dermatite Atopica.

Il problema è che i test immunologici (PRIST-RAST) per svelare un’eventuale componente allergica devono essere praticati dopo il compimento del 2° anno di vita, e mai prima di tale età, per la loro inaffidabilità durante questo periodo della vita.

Infatti, è da ricordare che la pelle dei bambini da 3 mesi a 2 anni di età è iperreattiva, reagendo in modo abnorme ed esagerato a stimoli assolutamente normali, e che le capacità immunologiche del bambino piccolo devono ancora perfezionarsi.

Se praticati nel periodo giusto, e interpretati in modo corretto, tali test risultano negativi in oltre il 95% dei pazienti affetti da Dermatite Atopica; il che significa che attualmente almeno il 95% dei pazienti affetti da tale malattia vengono messi a dieta in modo inopportuno e senza alcun motivo.

 

Dermatite Atopica – Terapia

Per quanto concerne la terapia della Dermatite Atopica, essa si avvale in primo luogo di farmaci per bocca (antistaminici, sedativi), che servono ad attenuare il prurito, e di medicazioni locali con pomate e creme antiinfiammatorie non cortisoniche. Siccome la pelle dei bambini atopici è secca, occorrerà in primo luogo idratarla, utilizzando creme, bagni idratanti ed emollienti.

È opportuno tranquillizzare i genitori perché, anche se è vero che la malattia può durare anni, essa potrà avere anche lunghi periodi di benessere, e inoltre, quando il paziente guarirà, non resterà sulla sua pelle alcuna cicatrice o traccia della pregressa malattia.

È molto importante, per il bene del paziente, che il piccolo affetto da Dermatite Atopica sia seguito nel corso della malattia dallo stesso specialista dermatologo, in collaborazione con il pediatra, anche perché soltanto in questo modo, nel momento della ricaduta, si potrà valutare il quadro clinico, rapportandolo al decorso generale della malattia e individuare ed approntare i farmaci per bocca e le indicazioni più idonee a farlo guarire nel miglior modo possibile senza alcun effetto collaterale.

Quando la Dermatite Atopica si associa invece ad asma sarà opportuno seguire in modo pluridisciplinare il paziente (pediatra, dermatologo, allergologo, pneumologo), e nei casi in cui si impone la vaccinoterapia, man mano che si procede con la vaccinazione, contemporaneamente può osservarsi un miglioramento della malattia stessa.

 

IL TRATTAMENTO DERMOCOSMETICO DELLA CUTE PATOLOGICA

La detersione della cute nel bambino atopico costituisce un problema di rilevante importanza, a causa dell’elevata incidenza di tale patologia nella popolazione infantile.

Si calcola, infatti, che tale condizione costituisca circa il 10% della patologia cutanea nella popolazione generale. La cute del bambino atopico è iperreattiva, quindi facilmente irritabile, e ciò anche per la sua particolare secchezza. Per questa ragione, ma a torto e per troppi anni, è stato detto che la cute del bambino atopico andava lavata il meno possibile, per evitare qualunque tipo di irritazione. Ciò naturalmente non è vero, e non solo per motivi igienici; infatti, noi sappiamo che la cute del paziente atopico, sia a livello della cute sana che patologica, è intensamente colonizzata dallo stafilococco aureo e pertanto un rallentamento nella frequenza dei lavaggi potrebbe far aumentare la carica microbica presente e quindi favorire le infezioni. Inoltre, tenendo presente la xerosi cutanea, è ovvio che occorre detergere e idratare con regolarità la cute del paziente atopico, altrimenti ci si vedrebbe costretti a praticare terapie antisettiche ed antibiotiche sia per uso topico che per via generale. Anche i miceti colonizzano la cute del bambino atopico, come è dimostrato dalla rilevante presenza del Pitirosporum ovalis. Il possibile ruolo etiopatogenetico di questo microrganismo è stato più volte enfatizzato e diverse esperienze terapeutiche sono state tentate con prodotti a base di solfuro di selenio o di chetoconazolo. Anche la presenza di acari provenienti dalla polvere domestica contribuisce a rendere eterogenea la popolazione residente sulla cute dell’atopico ed a far sì che la cute stessa diventi iperreattiva verso comuni allergeni. Per tutto ciò risulta evidente che il bambino atopico va lavato e va idratato il più possibile anche se, naturalmente, non in modo eccessivo.

L’atopico, per la sua condizione di allergia, è particolarmente iperreattivo a determinate sostanze che si comportano da antigene.

Per tal ragione, concordiamo con quanti sconsigliano paidocosmetici detergenti che contengano sostanze antigeniche protidiche o polipeptidiche come i cereali, essendo questi responsabili in gran parte delle trofoallergie.

E, sempre per lo stesso motivo, non siamo d’accordo con chi consiglia l’impiego di detergenti e di bagni contenenti spesso la stessa sostanza da loro bandita dalla dieta del paziente atopico, come se la pelle non fosse un organo immunocompetente o di interscambio con l’intestino.

Nella formulazione e nell’impiego corretto di un prodotto per la cute dell’infanzia è indispensabile chiarire gli esatti confini tra farmaci etici, da banco e cosmetici.

Occorre altresì ricordare che un cosmetico, anche se applicato localmente sulla pelle, può provocare effetti dannosi generali.

Fanno parte della storia della dermatologia i casi descritti in letteratura mondiale di intossicazioni, anche mortali, da acqua borata, da talco contenente esaclorofene e da insettifughi. Per una corretta detersione della cute del neonato e del lattante, oltre che del bambino atopico, noi preferiamo lavare con acqua contenente olii da bagno, possibilmente olii minerali.

Per la detersione della cute del bambino è preferibile, invece, lavare con molta acqua e poco detergente, evitando quei tensioattivi molto schiumogeni e irritanti quali il laurilsolfato di sodio e preferendo l’impiego di sostanze anfotere, che sono più adatte alla pelle delicata del bambino.