di Arianna Urbani
La Chikungunya vive in Romagna
Siamo abituati a considerarle un fastidio, ma le zanzare tigre possono anche costituire un pericoloso veicolo per patologie di origine tropicale. Nel 2007 in Emilia Romagna furono registrati diversi casi di Chikungunya, una malattia di origine virale tipica delle zone tropicali e trasmessa dalle zanzare tigre. Nella sola provincia di Ravenna si contarono circa duecento casi, ma da allora non si erano più verificati casi di contagio autoctono. A metà agosto scorso, però, le autorità sanitarie hanno denunciato un episodio avvenuto a Soliera, nel modenese e che la situazione sarebbe sotto controllo. La preoccupazione nei confronti di questo virus deriva dal fatto che è molto contagioso e che le zanzare tigre, vettori abituali, sono oramai stabilmente ambientate anche ai climi temperati. Il termine Chikungunya fu utilizzato per la prima volta dalle popolazioni Makonde del Mozambico e della Tanzania sudorientale in occasione di un’epidemia avvenuta nel 1952, e sta a indicare i dolori alle giunture, la debolezza e le limitazioni nei movimenti dovute ai forti dolori articolari che caratterizzano insieme alla febbre alta, alla cefalea e ai rush cutanei la sintomatologia della malattia. Storicamente si pensa che la prima epidemia di Chikungunya sia avvenuta alla fine del XVIII secolo in Indonesia e che da allora il virus si sia diffuso in Asia ed in Africa, nella zona caraibica e anche in Florida. Il virus responsabile è un togavirus, un arborvirus, trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, (Aedes aegypti e Aedes albopictus) più conosciute con il nome comune di zanzara tigre. I dolori costringono il paziente a rimanere in una posizione piegata nel tentativo di alleviare l’improvviso dolore alle articolazioni. Le manifestazioni cutanee assumono la forma maculopapulare pruriginosa e talvolta sono di tipo emorragico benigno.
Mentre i sintomi generici hanno una breve durata e si risolvono spontaneamente in pochi giorni, i dolori articolari e il senso di debolezza, durano anche mesi. Il decorso della Chikungunya è di fatto benigno, ma per i soggetti anziani affetti da malattie croniche quali broncopneumopatie croniche ostruttive, cardiopatie, diabete, neoplasie, il rischio di decesso è molto alto.
L’infezione si trasmette fra gli umani solo attraverso la puntura delle zanzare trasferendosi da una persona malata in fase acuta a una sana. La zanzara infetta che punge una persona sana può trasmetterle il virus. Non esistono farmaci né vaccini specifici che proteggano dalla Chikungunya, ed è pertanto possibile solo adottare le classiche norme di natura protettiva e di disinfestazione nei riguardi delle zanzare. A questo proposito è interessante riportare alcune informazioni derivanti da uno studio condotto dall’Università della Florida riguardo ai fattori umani che determinano una maggiore attrazione per le zanzare che, per esempio, riconoscerebbero attraverso i segnali chimici emananti dalla pelle il gruppo sanguigno 0, mentre sarebbero meno interessati al Gruppo B. Altro fattore di gradimento è l’emissione individuale di anidride carbonica: più ne emettiamo e più le zanzare sono attratte. Ciò significa che una maggiore produzione di acidi lattico e urico, tipica in chi svolge attività fisica e sportiva, così come condizioni diverse come l’obesità o una gravidanza, rendono più a rischio di punture. Le zanzare, però, sembrano avere una particolare predilezione oltre per gli acidi grassi cutanei, steroidi e colesterolo, anche per quelli comunemente contenuti nei cosmetici. Le zone del corpo la cui pelle presenta con una maggiore carica batterica attraggono di più e ciò spiega perché spesso le punture si concentrino su piedi e caviglie. In estate, il maggior consumo di birra, che determina una più intensa sudorazione e la produzione di più anidride carbonica, scatena la fame delle zanzare alla ricerca di sangue umano, specie se ci si veste con colori sgargianti quale il rosso o il blu, ma anche il nero sembra essere molto gradito.