di Arianna Urbani
Indispensabile per il funzionamento del nostro organismo, la Vitamina D è stata oggetto di recenti studi che evidenziano la sua importanza anche per la pelle.
Abbiamo più volte parlato dell’importanza della Vitamina D per il nostro organismo, ma evidenze scientifiche emerse in recenti studi, paiono affermare che vi sarebbero ancora degli aspetti ignoti nel suo agire soprattutto in relazione alla pelle. Nonostante si parli di una molecola che ha alle spalle centinaia di migliaia di referenze bibliografiche, c’è molto ancora da chiarire sul suo ruolo a livello cutaneo, e soprattutto negli ultimi anni si è capito che questa vitamina svolge un ruolo importante nella regolazione di diverse funzioni, da ciò la necessità di monitorare e assicurare adeguati livelli di vitamina D. E non solo per garantire una buona qualità e funzionalità delle nostre ossa, ma anche di altre funzioni extrascheletriche, tra cui anche quella cutanea. Partiamo allora ricordando alcune certezze: la Vitamina D è una sostanza essenziale per il nostro organismo, che si assume attraverso l’esposizione alla luce solare e con la dieta e, in determinati casi, anche con l’uso di supplementi. Esponendosi al sole, la nostra pelle produce circa l’80% del suo fabbisogno, mentre il restante 20% viene assunto con l’alimentazione.
La vitamina D, una volta trasformata nella sua forma attiva, agisce come un ormone, in grado di regolare diverse funzioni del nostro organismo. Ben studiato è in particolare il suo ruolo come elemento indispensabile nella regolazione del metabolismo fosfo-calcico, mentre è cresciuta l’attenzione per il suo ruolo nell’incidenza di neoplasie, malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa e malattie autoimmuni o immunomediate, sia sistemiche che cutanee. Come detto, la vitamina D viene sintetizzata attraverso la pelle sotto l’azione del sole, quando la lunghezza d’onda della radiazione solare è tale da avere una determinata intensità, cioè principalmente d’estate. Ma diversi fattori influiscono su un adeguato apporto di vitamina D nel nostro organismo, primo fra tutti il nostro stile di vita che ci porta a svolgere gran parte delle nostre attività al chiuso, precludendo la possibilità di sintetizzarla. Altri fattori limitanti sono l’età, in cui si riduce la capacità della pelle di produrla, l’iperpigmentazione cutanea: la melanina assorbe gran parte della radiazione solare; la latitudine, che influisce sulla quantità e la qualità della radiazione solare assorbita.
Tutte queste condizioni precludono un adeguato apporto quotidiano di vitamina D e, di conseguenza, predispongo a un aumentato rischio di carenza. Inoltre, è stato osservato che in diverse condizioni patologiche, la percentuale degli individui carenti è superiore rispetto ai rispettivi controlli sani. Tale osservazione è valida anche per alcune patologie dermatologiche quali la vitiligine, la psoriasi, la dermatite atopica, il lupus. Come agisce la vitamina D? Essa “funziona” attraverso l’attivazione di un recettore specifico, il VDR (Vitamin D Receptor), che è ubiquitario ed è stato osservato anche nella nostra pelle.
Infatti, diversi studi evidenziano come, a livello cutaneo, la vitamina D sia coinvolta nella regolazione dei processi di infiammazione e nei meccanismi di risposta immunitaria e sia in grado di regolare la produzione di peptidi antimicrobici cutanei, come la defensina e la catelicidina, e di altri mediatori proinfiammatori che sono coinvolti nei meccanismi patogenetici di insorgenza di diverse patologie immunomediate cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica. Inoltre, è stato osservato che la vitamina D è in grado di favorire la differenziazione dei cheratinociti e di regolare le funzioni immunitarie attraverso l’azione sulle cellule dendritiche. Tante evidenze, tante nuove acquisizioni scientifiche che fanno di questa vitamina, ancora oggetto di grande curiosità.