Vi racconto un caso di cheratodermia

Riportiamo il caso/studio di un uomo di 54 anni, impiegato come personale scolastico, che presentava all’analisi visiva placche ipercheratosiche dolorose e circoscritte, simili a callosità nelle zone dove si concentra maggiormente il peso. L’anamnesi evidenziava un quadro di ipertensione, diabete mellito e una storia farmacologica dalla quale emergeva che il paziente è sottoposto a terapia insulinica. Il quadro di riferimento era quello di una cheratodermia e la diagnosi differenziale è stata posta con la dermatite da contatto; l’eczema cronico; la psoriasi palmoplantare; la pityriasi rubra pilaris; l’epidermodisplasia verruciforme etc. Come noto, con il termine scientifico cheratodermia (PPK) si intende una condizione patologica di ispessimento dello strato corneo causata da alterazioni nel processo di cheratinizzazione. L’ispessimento può riguardare una zona circoscritta come nel caso della cheratodermia palmo-plantare epidermolitica e della cheratodermia da Ioricrina che insorgono sui palmi della mani e sulle piante dei piedi, oppure può essere diffuso nelle varie parti del corpo come nel caso della cheratodermia di Sybert. Quale che sia la tipologia, la pelle appare visibilmente ispessita, ruvida al tatto e di colore giallastro. In alcuni casi possono crearsi degli accumuli cutanei grandi quanto una testa di fiammifero. Inoltre possono formarsi piccole spaccature e fessurazioni che oltre a procurare dolore possono originare infezioni. La patologia può essere fondamentalmente di due tipi: ereditaria oppure acquisita. Nel primo caso è provocata da alcune alterazioni genetiche nel processo di sintesi delle proteine strutturali cutanee e può essere trasmessa secondo una modalità di tipo autosomico recessivo oppure dominante. Nel secondo caso è invece un sintomo di un’altra affezione (cutanea o non cutanea). L’ispessimento dello strato corneo può infatti essere un sintomo presente in malattie cutanee come la psoriasi e l’eczema cronico, ma anche in patologie di altro genere come disturbi della circolazione, infezioni, tumori, sifilide o tubercolosi. Anche l’utilizzo di alcuni farmaci può determinare questo problema cutaneo. Fra le forme ereditarie è presente la cheratodermia palmo-plantare epidermolitica, anche chiamata cheratodermia epidermolitica di Vörner. A trasmissione autosomica dominante, questa forma insorge quasi esclusivamente sui palmi delle mani e piante dei piedi. L’ispessimento cutaneo può riguardare quasi tutta la superficie oppure solo piccole porzioni di queste aree corporee. Oltre alla forma epidermolitica, esiste anche una cheratodermia palmo-plantare non epidermolitica che comporta la formazione di vesciche e calli e a volte interessa anche unghie, follicoli piliferi, mucose di bocca e genitali. Il trattamento delle cheratodermia palmoplantare è difficile e i risultati ottenuti sono parziali e temporanei. L’obiettivo resta principalmente ammorbidire la cute ipercheratosica, ridurne lo spessore controllando dolore e discomfort. La terapia consiste nell’assunzione di farmaci retinoidi per via orale e nel seguire una terapia topica a base di calcipotriolo (derivato sintetico della vitamina D3). Fondamentale è inoltre idratare la cute con pomate emollienti cheratolitiche e fare regolarmente dei trattamenti specialistici podologici al fine di attenuare l’ispessimento cutaneo. Trattamento altamente restitutivo si è dimostrato l’uso della Vitamina E, specifica per ridurre gli accumuli di strato corneo e contrastare la pelle xerotica ripristinando la fisiologica elasticità della pelle e dell’area periungueale. Nel caso in esame, si è quindi proceduto con l’applicazione di una formulazione specifica sottoforma di crema a base di Vitamina E (Ederm Crema-Unguento™). Il risultato è stato, come evidente dalle foto contenute nell’impaginato, una normalizzazione dello spessore dello strato corneo di aree localizzate ottenuta contrastando l’ipercheratosi. Il paziente ha anche evidenziato un miglioramento del comfort cutaneo, ottenuto favorendo la rigenerazione cutanea dopo trattamento podologico specialistico.