Varese cresce e Investe nelle reti

Intervista del dr. Raffaelel Soccio al Dr. Albero Motolese

Continua la nostra ricerca dei centri di eccellenza che offrono assistenza ai malati di psoriasi con la visita all’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese

La pace, la serenità, tutto il conforto della natura e dei suoi notevoli aspetti. Sono ciò che può donare a piene mani questa nostra terra, ubertosa, affacciata sulle felici sponde del lago”. Piero Chiara, poeta e scrittore morto a Varese nel 1986, scriveva questo nel lontano Novembre 1934 in un articolo che dedicava alla sua terra natale e con l’amore per la terra che lo aveva visto crescere. In realtà, questa zona della Lombardia, e in particolare la città diVarese non sono molto conosciute e pochi le immaginano così ricche di bellezze naturali, paesaggi e arte. La città custodisce un centro storico monumentale ben conservato di cui fa parte la Basilica di S.Vittore; il Sacro Monte, con le sue quattordici cappelle seicentesche affrescate, volute da frate Aguggiari; i sette laghi, che fanno da sfondo a molti paesaggi varesini. In tema di luoghi da visitare bisogna anche ricordare la notevole collezione di arte moderna presente a Villa Panza, forse fra le più importanti del nostro paese. L’ospedale di Circolo e Fondazione Macchi (secondo la vecchia denominazione per ricordare l’importante famiglia Varesina che ne finanziò la costruzione) si trova in Viale Luigi Borri e annovera la grande estensione fatta di “palazzine” del vecchio ospedale, al quale si è aggiunto il nuovo mono blocco inaugurato nel 2007. Al suo interno opera la Struttura Complessa di Dermatologia che è diretta dal Dr. Alberico Motolese, emiliano, specialista in Dermatologia dal 1982 e in Allergologia e Immunologia Clinica dal 1987. Prima di arrivare a Varese, ha svolto attività ospedaliera presso la Clinica Dermatologica dell’Università di Modena e Ferrara, e ha diretto l’Unità Operativa presso la Divisione di Dermatologia dell’Ospedale di Lecco.

Dr. Motolese, al suo arrivo nel gennaio del 2006 come era la situazione della Struttura Complessa di Dermatologia a Varese?

Al mio arrivo la situazione dermatologica era piuttosto complicata poiché l’organico era andato assottigliandosi, passando nel giro di pochi anni da ben sei medici strutturati a soltanto due, e da circa 5 anni non era stato nominato un direttore di struttura. Non esistevano più letti di ricovero ordinario e nemmeno di Day–Hospital. Nonostante questo i due dermatologi rimasti in servizio continuavano a lavorare con ritmi elevati. La complessa opera di riorganizzazione ha richiesto un discreto impegno, e a oggi i medici strutturati sono quattro ai quali si devono aggiungere due specialisti a contratto libero professionale, praticamente a tempo pieno, e un laureato in biotecnologie con il quale curiamo aspetti diversi della nostra professione (HTA, sperimentazioni e trials clinici, inserimento di pazienti nei data- base di alcune malattie ecc.). L’ospedale di Varese copre un ampio bacino di utenza: quali sono i pazienti che afferiscono ed i percorsi? Il bacino di utenza della provincia di Varese è di circa un milione di persone ma ampia assistenza è anche fornita dagli ospedali limitrofi di Busto Arsizio e Gallarate. I pazienti che giungono nella nostra struttura coprono tutte le patologie dermatologiche e a essi vengono poi suggeriti i diversi percorsi assistenziali di cui la vulnologia, la chirurgia dermatologica e la relativa Day- Surgery, l’ambulatorio della psoriasi e la fototerapia rappresentano la parte numericamente più consistente. In questi ambiti di malattia vi sono delle particolari tecniche di diagnosi o di terapia di cui può parlarci? In effetti, in ambito di ferite croniche offriamo una serie di applicazioni cliniche interessanti, alle quali riusciamo ad abbinare un filone di ricerca laboratoristica. Il riferimento è agli innesti con le lamine di cheratinociti e di fibroblasti da donatore in collaborazione con l’Ospedale Niguarda di Milano; le sospensioni cellulari applicate sul letto della ferita secondo tecniche recenti; l’uso di sostituti dermici e di matrici rigeneranti, ormai da qualche anno. Tutto questo ha notevolmente migliorato il wound-healing, rendendo meno doloroso il percorso di questi pazienti a fronte di una spesa meglio controllata. La parte di ricerca laboratoristica è condotta insieme al laboratorio di biochimica clinica diretto dal Prof. Alberto Passi, con una ulteriore collaborazione del Dott. Michele Cerati, istopatologo. In ambito chirurgico l’attività è notevole con circa 1200 interventi annui relativi a neoplasie, e una attività di day-surgery ad alta complessità: in questo ambito stiamo conducendo uno studio sui melanomi familiari in collaborazione con l’istituto di Anatomia Patologica. La psoriasi, infine rappresenta uno degli interessi principali ed il nostro centro ha ormai notevole esperienza nella gestione della psoriasi grave e dell’uso dei nuovi farmaci. Per quanto riguarda la psoriasi, avete creato un ambulatorio dedicato? Certamente. Oltre ad essere stati riconosciuti come centro di riferimento del progetto Psocare, abbiamo creato una serie di percorsi facilitati che riguardano l’individuazione da parte del paziente del centro di riferimento in collaborazione con i medici di medicina generale e gli specialisti esterni, ma anche percorsi diagnostici facilitati all’interno dell’ospedale in collaborazione con radiologi, reumatologi e medici internisti in riferimento alle co-morbilità che affliggono una notevole percentuale dei pazienti affetti da psoriasi severa. Un importante riferimento è rappresentato dal servizio di fototerapia, il cui funzionamento può considerarsi ininterrotto e al quale hanno accesso pazienti nelle ore del giorno senza attese (circa 70 pazienti al giorno vengono sottoposti a questo tipo di terapia). Vi sono altri servizi di cui vuole far menzione? Abbiamo una notevole attività riferita alla terapia fotodinamica (PDT), alla allergologia, alle malattie sessualmente trasmesse e, ovviamente, alla videodermatoscopia alla quale sono dedicati due ambulatori dotati di videodermatoscopio che lavorano ormai quasi a tempo pieno. È soddisfatto dell’attuale organizzazione e dei risultati ottenuti dalla struttura? Sicuramente si, anche se in questo periodo è difficile per ciascuno di noi avere parole ottimistiche riguardo il futuro. Svolgiamo una notevole attività clinica, i nostri conti riferiti alla produttività sono piuttosto incoraggianti, l’indice di customer satisfaction è perfetto, riusciamo ad avere un discreto livello scientifico e i rapporti fra medici e medici-infermieri sono sempre stati sereni. Perché non sperare in tempi migliori? Facciamo parte di una realtà sanitaria molto buona, in una regione virtuosa (la Lombardia). Abbiamo recentemente creato un tavolo di discussione definito GAT, secondo la denominazione regionale (Gruppo di Approfondimento Tecnico) insieme a colleghi dermatologi della regione, che ci consentirà nuovi progetti, la creazione di reti di patologia, ma soprattutto un rapporto diretto con i rappresentanti regionali per avere una migliore rappresentatività nelle istituzioni. Dobbiamo sperare di essere tutti più uniti per acquisire forza e dialogo.