Una strage d’innocenti vista con gli occhi della disabilità

 della dott.ssa Gabriella La Rovere

In un libro tutte le fragilità e le incertezze di una ragazza asperger che cerca di trovare il proprio posto in un mondo sordo alle sue richieste

Nel 2010 il libro “I colori del buio” di Kathryn Erskine vinse il National Book Award. La scrittrice iniziò a comporre quest’opera all’indomani della sparatoria alla Virginia Tech University di Blacksburg, nella quale vennero uccise trentatré persone, chiedendosi quali fossero state le reazioni degli studenti con bisogni educativi speciali a un evento così drammatico. La storia è narrata in prima persona da Caitlin, adolescente Asperger, subito dopo l’evento criminoso nel quale era morto suo fratello Devon: un importante punto di riferimento, la persona che l’aiutava ad affrontare il mondo, decodificando per lei i segnali esterni, aiutandola a superare l’ansia dovuta all’imprevedibilità. La tragedia irrompe nella famiglia devastandola e quel giorno rappresenterà uno spartiacque tra un prima e un dopo, che Caitlin chiamerà “Il Giorno Che La Nostra Vita Si È Spezzata”, scritto con le maiuscole a definire ogni parola come importante nella frase e nell’intrinseco significato. Questo particolare aspetto non è frutto dell’immaginazione letteraria ma è assolutamente vero, il che fa pensare che la bellezza e l’autenticità di questo romanzo siano legate all’esperienza diretta della scrittrice. Il titolo originale del libro è “Mockingbird”, che richiama un altro famoso romanzo – Killing a mockingbird di Harper Lee (in italiano “Il buio oltre la siepe”) – non solo nel titolo, in quanto Caitlin viene chiamata dal fratello affettuosamente Scout (come il protagonista del libro di Harper Lee). Il mockingbird è una varietà di tordo, uccello dal piumaggio grigiastro, noto per il mimetismo dei richiami e dei canti degli altri uccelli. C’è una frase idiomatica, with all the empathy of a mockingbird (con tutta l’empatia di un mockingbird), che è calzante per Caitlin, la quale cerca di imitare il comportamento degli altri per essere accettata. Mancando il fratello, è un’insegnante di sostegno, la signora Brook, che l’aiuta a entrare in empatia, grazie all’utilizzo della Tavola delle Espressioni Facciali. Caitlin è dotata di grande memoria, della capacità di lettura veloce. Il fratello muore perché colpito al torace da un proiettile e lei legge trentadue libri sul cuore. Inoltre, è in grado di disegnare molto bene, ma solo in bianco e nero perché non comprende – e di questo ha paura – cosa succede quando due colori sono vicini, teme che la commistione dell’uno nell’altro non consenta più di definirli. Il miscuglio è confusione, indeterminazione, cose che disorientano una persona con neurodiversità. Caitlin è metodica, cena alle 18.30; non appena vede l’ora sull’orologio digitale, va a chiamare il padre per mangiare. Ogni giorno della settimana ha un menù specifico, ad esempio la pizza di giovedì. È selettiva con il cibo, odia lo sformato di spaghetti. Come con i colori, non mischia gli alimenti e perciò mangia l’insalata separatamente dalla salsa di mele, prima l’una e poi l’altra. Caitlin non comprende le metafore, i giochi di parole, ma crea un neologismo, pupazzare, che significa riuscire a sfuocare tutti gli oggetti dello spazio che la circonda, rendendoli indistinguibili nella forma e nei colori. L’effetto finale è di morbidezza, che rende ogni cosa ascrivibile a pupazzi di peluche, con effetto tranquillizzante. Caitlin è bullizzata, i suoi tentativi di fare amicizia sono disastrosi: le ragazze della classe la allontanano, paragonandola a William, uno studente autistico a basso funzionamento; questa cosa la destabilizza emotivamente e la manda in crisi perché “William non parla, mangia la TERRA e GRIDA quando si arrabbia! Io NON SONO AUTISTICA!”. Il Giorno In Cui La Nostra Vita Si È Spezzata coinvolge altri due personaggi: Josh, un ragazzino prepotente, cugino di uno di quelli che hanno compiuto il massacro e Michael, la cui madre è tra le vittime. Il romanzo racconta da un lato il percorso di elaborazione del lutto, e dall’altro il difficile cammino di inserimento sociale di Caitlin. Il padre arriverà alla “pacificazione”, termine che lei ascolta alla televisione e di cui rimane colpita, nel momento in cui trasformerà il grande dolore in atto creativo, portando a termine il lavoro che il figlio aveva iniziato per la scuola, e cioè una cassapanca in legno di rovere, che verrà poi donata alla stessa. In sintesi, I colori del buio è un libro bellissimo, per tutti, che può essere inserito nella cosiddetta letteratura inclusiva, con il compito di risvegliare una consapevolezza, comprensione e accettazione della disabilità. Non è infatti semplice narrare la disabilità e ancora più complicato è affrontare la neurodiversità. A mio parere, perché un romanzo con queste tematiche possa essere inserito tra quelli importanti nella letteratura, deve soddisfare i seguenti punti: 1) nella trama devono essere presenti elementi realistici, piuttosto che artificiosi; 2) il personaggio deve essere reale nonostante la disabilità e non descritto come un super-eroe; 3) il personaggio si trova ad affrontare delle situazioni conflittuali, così come avviene nella vita reale, situazioni che sono uguali a quelle dei suoi pari; 4) la parte centrale e finale del romanzo non devono essere concentrati sulla disabilità; 5) la cura per la disabilità non rappresenta la soluzione dei conflitti o dei problemi del personaggio; 6) sebbene ci si trovi davanti a una storia inventata, la descrizione della disabilità deve essere accurata.