Una dieta per l’endometriosi

Non c’è cibo che diventa medicina, ma ci sono atteggiamenti sullo stile di vita che possono alleviare il dolore e migliorare le cure. Inizia così il suo discorso su le interazioni esistenti tra cibo ed endometriosi, il dott. Ferdinando A. Giannone, biologo ricercatore e nutrizionista, membro del comitato scientifico di APE (Associazione Progetto Endometriosi) che unisce pazienti volontarie di tutta Italia impegnate nel creare consapevolezza e fare informazione su questa malattia. Complessa, cronica e ancora poco conosciuta. Originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, l’endometrio appunto, in altri organi (ad esempio ovaie, tube, peritoneo, vagina e talvolta anche intestino e vescica), secondo l’APE colpisce circa 3 milioni di donne solo in Italia. Si tratta di una patologia ormono-dipendente e tutti i mesi, sotto gli effetti del ciclo mestruale, il tessuto impiantato in sede anomala va incontro a sanguinamento interno: ciò dà origine a cisti, infiammazioni croniche degli organi nei quali si impiantano questi focolai, cicatrici, aderenze e, in alcuni casi, infertilità. L’infiammazione incide pesantemente sulla qualità di vita della donna in quanto il dolore che l’ endometriosi (specialmente quella extra genitale) comporta, invalida il normale svolgimento delle attività quotidiane, i rapporti interpersonali e di coppia. Dolore durante i rapporti sessuali, dolori lombari, cronici e inspiegati, stitichezza alternata a diarrea, sciatalgia presente durante la fase mestruale, potrebbero esserne tutti sintomi legati alla patologia endometriosica.
Dott. Giannone, che correlazione esiste tra alimentazione ed endometriosi?
L’endometriosi è una malattia cronica a base infiammatoria. Una corretta alimentazione, e più in generale, uno stile di vita appropriato, possono influire sui tempi di progressione della malattia, rallentandola, e sui sintomi, oltre che sull’efficacia delle terapie mediche.
Cosa intende per stile di vita appropriato?
Parlando di attività fisica, a esempio, non bisogna esagerare con sport che possano sovraccaricare il pavimento pelvico, che solitamente è sede dell’infiammazione. È giusto poi avere una buona muscolatura e mantenere il peso della norma, ma anche evitare workout molto aerobici o fare sport agonistici nella pesistica, la bicicletta o l’equitazione. Chi fa molta palestra e aumenta l’introito di proteine, infiamma la zona pelvica e questo aumenta il dolore e non aiuta la terapia farmacologica. Stesso discorso vale per chi è sedentaria e in sovrappeso: un eccesso di zuccheri in circolo può stimolare ormoni estrogenici, che agiscono da benzina sulla malattia. Insomma, la parola d’ordine è equilibrio: fare sport che abbinano respirazione, attività moderata e flessibilità della muscolatura, come lo yoga e il pilates, lavorare su stretching e attività antistress.
Parliamo di cibo: quali sono gli alimenti da evitare?
Sicuramente, le sostanze eccitanti, come caffè e tè, che mettono più estrogeni in circolo. Le donne con endometriosi hanno di solito più estrogeni in circolo e in particolare con il picco mestruale, questi fanno crescere il tessuto dell’endometrio e dunque provocano più dolore. Ci sono poi i grassi saturi, presenti nei cibi animali, come insaccati e formaggi, che possono peggiorare la condizione della malattia. Naturalmente, tutto dipende anche dalle dosi, dalla frequenza, dalla qualità e dall’origine del cibo che si assume. Assaporare un formaggio una volta a settimana prodotto con il latte di un animale che è vissuto all’aperto, che ha mangiato bene, ha camminato, ha corso, non ha un impatto negativo sulla salute. Stessa cosa vale se scelgo un burro di malga, di vacche che hanno mangiato erba. I prodotti da allevamenti intensivi hanno più grassi e di una qualità peggiore e questi sono infiammatori.
Insomma la preferenza è verso i cibi biologici, giusto?
Bisogna prediligere prodotti e carni di animali vissuti allo stato brado o da allevamenti biologici. Ci sono sostanze, utilizzate per produrre cibo, che influiscono sugli ormoni. E le donne con endometriosi sono più sensibili a livello ormonale. A esempio, i pesticidi con cui si coltiva frutta e verdura: ce ne sono alcuni che si definiscono interferenti endocrini, proprio perché incidono sugli ormoni e questo può influire, anche se sono nei limiti di legge. Meglio, quindi, frutta e verdura biologica, possibilmente non avvolta in plastiche che possono rilasciare interferenti ormonali.
Quali alimenti preferire se si ha l’endometriosi?
In base alla zona del corpo colpita dalla patologia e alla storia clinica della paziente, bisogna capire quali alimenti si possono ridurre e quali preferire, come quelli ricchi di minerali, vitamine e molecole bioattive che hanno effetto antiinfiammatorio, antiossidante. Dunque, è bene prediligere cibi vegetali di tanti colori diversi, variare la stagionalità, il sapore e il gusto e la parte delle piante che viene utilizzata. Nel colore dei vegetali ci sono sostanze utili. I colori scuri, accesi, come il viola, il rosso, l’arancio intenso, il verde scuro hanno molecole che danno colori e sapori che sono benefici, come l’acido folico e gli antiossidanti, carotenoidi, antocianine. I vegetali vanno accompagnati da alimenti animali che hanno grassi buoni, come il pesce azzurro, ricco di Omega3. Per quanto riguarda gli zuccheri, meglio scegliere a esempio un miele grezzo, integro, che a temperatura ambiente è più solido ed è più è ricco di sostanze minerali, vitamine, antiossidanti, pollini. I mieli liquidissimi sono spesso mieli raffinati, sono solo a base di zucchero. E’ possibile quindi pensare a una dieta specifica?
L’ideale è seguire un percorso con un professionista, per personalizzare la dieta. Le donne che ne sono affette dovrebbero fare una rieducazione alimentare e andrebbero seguite da un gruppo multidisciplinare di professionisti: fisioterapista, psicologo, nutrizionista e medico ginecologo. Dovrebbero, insomma, sentirsi accompagnate in un percorso per vivere una malattia che avranno per tutta la vita. Ci sono ingredienti, che a esempio le donne eliminano, come il glutine o il lattosio, perché facendolo stanno meglio. Non perché siano celiache ma avendo un’alterazione della parte bassa dell’intestino, rischiano di essere più sensibili al glutine se lo mangiano spesso. Occorre trovare ingredienti che ne siano naturalmente privi come riso, miglio, sorgo e altri cereali, pani fatti con grani antichi e con farine non raffinate, alternando prodotti con glutine e senza glutine. Ci sono inoltre tanti minerali e tante vitamine da dosare. Di solito, il medico prescrive analisi del sangue per valutare i livelli di zinco, magnesio, vitamina B12, vitamina D e acido folico.
Come si affronta un simile percorso?
L’aspetto emotivo va equilibrato con la consapevolezza. Le donne devono sapere che se sgarrano con il cibo, poi devono compensare i giorni successivi. Guadagnarsi qualche trasgressione con le sane abitudini. Se bevo meno caffè sto meglio anche dal punto di vista emotivo, se mangio tanti zuccheri e ho tanto dolore, questo influisce anche sull’umore. Se imparo a gestire lo stress durante la settimana, il weekend posso bere un bicchiere di vino e fare l’aperitivo perché ho fatto sì che la mia malattia sia meno aggressiva. Tutto va fatto gradualmente: la somma di tante piccole azioni che fa la differenza».