Sbagliato pensare che quando si è in dolce attesa bisogna mangiare per due, una dieta sana ed equilibrata eviterà rischi per la mamma e il feto
Della Dott.ssa Flavia Correale, Medico Specialista in Pediatria ed
Endocrinologia, Università Ferico II, Napoli
La nutrizione riveste un ruolo fondamentale per il benessere della donna incinta e del feto. Un regime inadeguato, infatti, potrebbe influenzare negativamente la gravidanza e il potenziale di crescita del futuro nascituro, nonché la sua suscettibilità a malattie anche importanti come ipercolesterolemia e diabete. Un errore da non commettere mai, a esempio, è quello di pensare che la futura mamma debba mangiare per due, avendo dentro di sé una creatura. Consumare grosse quantità di cibo si traduce in un surplus calorico e conseguentemente in un eccessivo aumento di peso. L’alimentazione della gestante non dovrebbe in realtà differire molto da quella seguita normalmente. Perché anche se è vero che il fabbisogno energetico in gravidanza aumenta, in realtà lo fa di poco e certo non si raddoppia. Le stime parlano di circa 70 Kcal al giorno nel primo trimestre, fino a un massimo di 500 kcal in più nell’ultimo trimestre. La stessa OMS nelle raccomandazioni sulla nutrizione in gravidanza, suggerisce che all’inizio della gravidanza si valuti lo stato nutrizionale e l’indice di massa corporea, e in relazione alle caratteristiche individuali, venga delineato l’apporto nutrizionale ed energetico ideale. Non tanto in termini di quantità, ma soprattutto di qualità degli alimenti consumati. Ciò detto, un regime dietetico appropriato non dovrebbe trascendere dal prendere in considerazione i cambiamenti biologici e fisiologici che avvengono nella donna e di conseguenza essere pensato in modo da adattarsi alle diverse fasi di sviluppo del feto. Oltre ai classici cambiamenti ormonali, recenti studi internazionali, hanno dimostrato l’importanza durante il periodo di gestazione, del ruolo svolto dai bifidobatteri intestinali e dal microbiota vaginale, tutti ‘sincronizzati’ per preservare la salute della mamma e del feto attraverso una regolazione metabolico-immunitaria. Già dal primo trimestre, è proprio il microbiota vaginale che con la sua corretta composizione costituisce una efficace barriera contro le infezioni microbiotiche e virali. Nel secondo, ma soprattutto nel terzo trimestre, aumentano i bifidobatteri intestinali, fondamentali sia per la crescita del neonato, in quanto unici in grado di metabolizzare le oligosaccaridi del latte materno nello sviluppo, sia per il sistema immunitario del neonato fino ai suoi 2 anni di vita. Ed è proprio durante il suo passaggio vaginale alla nascita, che il neonato si arricchisce di queste specie batteriche (in particolare del bifidobacterium spp), assenti invece nei nati col taglio cesareo, e che predispone questi ultimi ad una maggiore incidenza di infezioni, maggiore rischio celiachia, obesità ed asma in età avanzata. (Micobiol Changes Pregnancy and Infancy, Frontiers in Microbiology). Tenendo conto di tutti questi fattori, la dieta intrauterina che sono solita prescrivere a tutte le mie pazienti in gravidanza è un programma alimentare che si adatta perfettamente ai 3 trimestri di crescita del feto, così da soddisfare un fabbisogno diverso per ogni fase della crescita intrauterina, personalizzando i menù e la loro composizione, pur sempre considerando un aumento sul fabbisogno ‘reale’ della mamma e del feto. Entrando nel dettaglio, durante il primo trimestre, quello per intenderci in cui si verificano le nausee mattutine, provocate da una reazione del corpo all’innalzamento di alcuni ormoni, in particolare della gonatropina corionica, suggerisco di fare piccoli pasti e spuntini a intervalli regolari per non lasciare mai lo stomaco vuoto troppo a lungo. Sì, quindi, a qualche cracker non salato, un paio di fette biscottate integrali, una manciata di frutta secca. Gli alimenti vanno cucinati senza intingoli, spezie o aromi penetranti, evitando soffritto di aglio e cipolla. Per evitare la disidratazione è bene fare il pieno di liquidi con tisane e centrifugati nelle ore in cui la nausea si attenua. Durante il secondo trimestre, caratterizzato da un aumento del 200% delle quote proteiche alimentarti, la raccomandazione è di aumentarne il consumo in gravidanza per una quota giornaliera di almeno 7-8grammi/kg /die. Attenzione, le proteine nelle giuste quantità sono fondamentali perché rappresentano i “mattoni” del nostro corpo, e ancor di più quelli del feto che, in questa fase sta sviluppando la crescita dell’apparato osseo e muscolare. Dove trovare delle buone proteine per l’accrescimento fetale? Sono presenti nella carne (per lo più carni bianche), pesce (soprattutto di piccola taglia), uova, soia, latte parzialmente scremato, e legumi (fonte indispensabile di proteine di origine vegetale), che tuttavia sono di più difficile assorbimento perché hanno una biodisponibilità inferiore. È necessario poi colmare il fabbisogno della vitamina C e del calcio. Oltre che in tutta la frutta, questi elementi sono presenti nelle verdure che vanno consumate quotidianamente (preferibilmente cotte), nei latticini freschi (fonte di calcio). La lattuga a foglia larga è per esempio un’ottima fonte di acido folico. Consiglio anche corn-flakes, germe di grano, muesli 650 mcg/100 gr e tuorlo d’uovo. Infine, nel terzo trimestre è importante supplementare l’alimentazione con zuccheri integrali e acidi grassi essenziali (AGE). Il feto è ormai cresciuto e questi alimenti serviranno per il corretto sviluppo e crescita delle membrane cellulari, che influenzano soprattutto la crescita dei neuroni e dei dendriti per il corretto sviluppo del cervello e delle sue funzioni. È noto che la carenza di acidi grassi essenziali (AGE) in gravidanza, come si può osservare in donne che non assumono pesce né supplementi, può produrre danni strutturali e permanenti al cervello del feto. I grassi polinsaturi e monoinsaturi, anch’essi molto utili per madre e feto, sono l’acido linoleico che contiene omega 6, presente soprattutto negli oli vegetali, frutta secca e nel germe di grano; e l’acido oleico che contiene omega 9, e grassi. DHA e acidi grassi omega 3, anch’essi indispensabili, li troviamo nei pesci ‘grassi’ (salmone, trota, pesce azzurro, uova di pesce), oppure nella frutta secca come mandorle, noci, arachidi da consumare come spuntino spezza fame specie nella fase avanzata della gravidanza, quando l’appetito aumenta. Un utile apporto di proteine, grassi ‘buoni’ e fibre, combatte la tendenza alla stitichezza, comune in questa fase. Per concludere, bisogna ricordare alla futura mamma che l’aumentato fabbisogno nutrizionale non si esaurisce con il parto, ma prosegue durante il periodo dell’allattamento, per garantire al neonato tutti i nutrienti di cui ha bisogno.