La mascherina, probabilmente, ci accompagnerà ancora per molti mesi e forse, anche quando non vi sarà più l’obbligo, continuerà a essere utilizzata per evitare influenze stagionali, altre patologie trasmissibili, contro lo smog ecc… Insomma, anche il destino di noi europei è forse di diventare come i tanti asiatici che appunto siamo abituati a identificare con questi tipi di dispositivi di protezione sul viso. Anche noi medici estetici dobbiamo iniziare a tenerne conto quando effettuiamo le diagnosi e prescriviamo i nostri protocolli. Prendiamo a esempio il caso di un paziente seborroico, a tendenza acneica, o con esiti post-acneici. La pelle seborroica è una condizione spesso trascurata che consiste in pelle lucida, che non mantiene il trucco, che presenta comedoni aperti, i cosiddetti punti neri perché contengono tracce di melanina. Come è noto, questi pazienti si segnalano dall’aspetto dei pori che, in realtà, sono osti infundibolari dilatati che all’osservazione microscopica si presentano con una forma svasata a tronco di cono. La seborrea è uno stato preinfiammatorio cui poi si sovrappongono i batteri che causano l’acne attiva. La strategia vincente, quindi, è affrontare questo stato preliminare prima che si insedi una più grave condizione di patologia acneica. Sappiamo che questi pazienti spesso mostrano una cheratosi, e quindi quello che necessita è un’azione cheratolitica e comedonelitica. Erroneamente si usano detergenti tensionici alcalinizzanti, quindi dopo un’attenta diagnosi della pelle va suggerita anche una cosmesi manutentiva domiciliare personalizzata. Per questo, la prima visita deve essere dedicata a un check up cutaneo che comprende anche delle domande volte ad accertare che tipo di prodotti cosmetici usa il paziente, basandosi sulle sensazioni che questi causano (“pelle che tira”, “pelle lucida”, etc.). A questo punto, l’approccio terapeutico dermatologico classico prevedrebbe la somministrazione di inibitori della 5-a-reduttasi per ovviare all’eccesso di sebo. Tuttavia, bisogna tener presente che l’uso esclusivo di prodotti cheratolitici potrebbe essere non opportuno quando si usa la mascherina. Se si è costretti, va consigliato di non usarli di giorno, usare cosmesi evanescente, considerare anche la stagionalità (la pelle è meno seborroica d’estate perché la luce del sole inibisce il sebo ma si ispessisce, portando a un’ipercheratosi che raggiunge il suo massimo in autunno) e l’influenza dell’asse ormonale soprattutto nell’etiologia di acne del terzo inferiore. Come appare evidente, si tratta di un tipo di pelle, comunque difficilmente trattabile, molto reattiva, che spesso provoca disagio nel paziente e insoddisfazione. Una terapia medico-estetica più efficace, allora, secondo me deve essere mirata a ristabilire una normalizzazione della cute evitando gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche classiche. Le mie scelte terapeutiche si orientano su un protocollo che prevede il ricorso a TCA modulato con H2O2 (PRX-T33, GPQ) corredato dalla corretta dermocosmesi domiciliare, combinato ad altre terapie, come microneedling e microbotulino soprattutto nell’area del terzo medio e superiore. Perché queste scelte? Innanzitutto per la cheratolisi completata da una pulizia professionale del viso con rimozione dei comedoni aperti; i comedoni chiusi vengono predisposti a essere aperti più facilmente e in modo meno traumatico. In secondo luogo, per risolvere la disidratazione, condizione cronica nel paziente seborroico, grazie al forte richiamo d’acqua con il trattamento ambulatoriale, e poi continuando l’idratazione a domicilio con un fluido levigante all’acido glicolico – che ha anche effetto normalizzatore del sebo perché ne libera il deflusso dagli osti follicolari – e con un Siero Contorno Occhi dall’alta tollerabilità. Nel caso in cui il paziente presenti anche una iperpigmentazione post-infiammatoria, frequentissime in casi di pelle a tendenza acneica, è essenziale consigliare anche un prodotto domiciliare a base di inibitori della melanogenesi e una fotoprotezione non comedogenica efficace ma discreta. Infine, per il potere rigenerativo e di stimolazione di neocollagenogenesi il protocollo risulta ottimo per ovviare alle cicatrici post-acneiche frequenti in questi pazienti, e avviare la pelle su un percorso di normalizzazione. Per quanto questo programma dia un ottimo effetto biorivitalizzante e normalizzante, risultati ancora maggiori si ottengono, come detto, con la combinazione con microneedling, o microbotulino intradermico. Il microneedling ha la capacità – dimostrata ormai mediante copiosa letteratura ed esperienza – di rivitalizzare e rimodellare la pelle in cambio di un traumatismo veramente moderato. Inoltre l’attività del microneedling si estende anche alla secrezione sebacea, che ne viene regolarizzata. Questa attività sebo-regolatoria è propria anche della tossina botulinica, che quando è iniettata in micro-ponfi dermici ad alta diluizione ha un effetto diverso da quello raggiunto mediante le tecniche iniettive tradizionali. In conclusione, secondo la mia esperienza, per il paziente seborroico va preferito multi-trattamento che alterni sedute di TCA/H2O2 a microneedling e microbotulino, unitamente alla prescrizione dermocosmetica su misura perfetta per quel paziente. Questo protocollo a 360 gradi permette di raggiungere effetti molto difficili da ottenere altrimenti, come è evidenziabile con un apparecchio di misurazione cutanea con si eseguono le corneometrie per tracciare il progresso della terapia. In un momento in cui sono in aumento le dermatosi causate dall’uso prolungato della mascherina e l’attenzione all’aspetto dovuto al continuo uso di software di videoconferencing, un miglioramento qualitativo della pelle sarà molto apprezzato dal paziente. Ma sarà prezioso anche per il medico, perché una cute più sana oltre ad allontanare l’insorgenza dell’acne, può recepire meglio altri trattamenti estetici.