Diversi studi dimostrano che l’efficacia del sistema di scansione è provata anche sulle cicatrici più profonde
a cura del Dott.Giuseppe Scarcella, Dermatologo, Verona
Il laser CO2 frazionato è utilizzato con successo nel trattamento di diversi tipi di cicatrici migliorandone la texture e il colore(1,2). ll suo meccanismo d’azione consiste nella denaturazione e stimolazione del collagene dermico, con conseguente rimodellamento e shirinkage della pelle. I laser ablativi frazionati, da tempo sul mercato, presentano un profilo di sicurezza più elevato rispetto ai laser ablativi tradizionali con una minore insorgenza di eritemi e una riduzione dei tempi di guarigione(3). Questi vantaggi, in combinazione con la riduzione degli esiti cicatriziali e della iperpigmentazione post-trattamento, hanno contribuito alla loro popolarità. Naturalmente, le cicatrici profonde richiedono una maggiore ablazione e, di conseguenza, più energia. È infatti noto che le cicatrici più gravi richiedano una profondità d’azione del laser superiore a 1 mm che può essere ottenuta solo aumentando l’energia erogata dal sistema(4). Il problema, come saprà chi utilizza questo tipo di tecnologia, è che essendo l’aumento della profondità di azione direttamente correlato all’energia erogata, anche il rischio di infiammazione a cui si espone il paziente aumenta di conseguenza. Per ottenere maggiori profondità di ablazione e, allo stesso tempo, ridurre la quantità di energia erogata, limitando così il dolore per il paziente e il rischio di insorgenza di iperpigmentazione, ho recentemente deciso di adottare un nuovo sistema di scansione (denominato (SCAR3 di Deka). Nella pratica clinica abbiamo condotto uno studio che ne valuta l’efficacia sulle cicatrici acneiche, in termini di tasso di guarigione, confrontandola con i risultati ottenuti, a parità di energia, con un precedente scanner a CO2 (HiScan DOT – Deka). Il sistema di scasione da me utilizzato (SCAR3), permette di erogare un’energia/DOT di oltre 600 mJ. L’emissione del laser mediante scanner crea colonne di danno termico controllato molto sottili e distanziate che raggiungono il derma profondo.
Per le sue particolari caratteristiche, questo frazionamento può ottenere molteplici effetti, dimostrando ulteriormente la grande versatilità di utilizzo. Inoltre, la forma e le dimensioni dell’area di scansione possono essere adattate per trattare regioni difficili come le palpebre e l’area periorbitale. I risultati dei test preclinici ex vivo ottenuti con una valutazione istologica [Fig.1] combinata a una valutazione clinica hanno mostrato che, a parità di energia/DOT, le profondità di ablazione ottenute con il nuovo scanner (SCAR3) risultano doppie rispetto alle profondità riscontrate in altri reperti istologici relativi a tecnologie precedenti(5,6). Nello studio clinico cui faccio riferimento è stato osservato chiaramente come il trattamento delle cicatrici cutanee in tutti i 20 pazienti arruolati, abbia dato ottimi risultati in termini di miglioramento della cicatrice a 3 mesi dopo l’ultimo trattamento [Fig.2]. La compliance e il comfort del paziente sono stati estremamente positivi e non sono stati riscontrati effetti collaterali di lunga durata. I risultati preclinici e clinici mostrano, inoltre che il sistema di scansione da me utilizzato (SCAR3) produce ottimi risultati nel trattamento delle cicatrici, usando energie simili a quelle già riportate in letteratura e riducendo le dimensioni dello spot per poter raggiungere una profondità doppia rispetto ai sistemi di scansione. La guarigione della cicatrice in seguito al trattamento è avvenuta in tempi più rapidi rispetto ai risultati disponibili nella letteratura scientifica. Ottimi risultati sono stati osservati anche per quanto riguarda il trattamento di cicatrici di tipo traumatico [Fig.3], dove anche in questo caso si è riscontrato un evidente miglioramento della cicatrice del paziente, sia in termini di texture che di colore. In sintesi, l’aspetto innovativo di questo nuovo scanner è rappresentato non solo dalla capacità di trattamento di diversi tipi di cicatrice, ma anche dal fatto che, oltre a ridurre il downtime del paziente ed i relativi tempi di recupero, migliora, in primo luogo, le prestazioni stesse del trattamento.
Bibliografia
1. Geronemus RG. Fractional photothermolysis: current and future applications. Lasers Surg Med 2006;38:169–176.
2. Scarcella G. Laser CO2 and radiofrequency: effective synergy for skin rejuvenation. J Plast Dermatol 2011;7, 3.
3. Neaman KC, Baca ME, Piazza RC III, VanderWoude DL, Renucci JD. Outcomes of fractional CO2 laserapplication in aesthetic surgery: a retrospective review. Aesthet Surg J 2010;30:845–852.
4. Waibel JS, Rudnick A, Shagalov DR, Nicolazzo DM. Up- date of ablative fractionated lasers to enhance cutaneous topical drug delivery. Rev Adv Ther 2017;34:1840–1849
5. Tenna S, Cassotta G, Brunetti B, Persichetti P. Hyper- pigmentated scars of the face following a toxic epidermal necrolysis (TEN): a case report. Dermatol Plast Surg 2016; 1:1007.
6. Tenna S, Cogliandro A, Piombino L, Filoni A, Persichetti. P. Combined use of fractional CO2 laser and radio- frequency waves to treat acne scars: a pilot study on 15 patients. Clinical Trial J Cosmet Laser Ther 2012;14:166– 171.