Un lavoro di squadra contro le dismorfofobie

Continua il nostro viaggio nella penisola Italiana alla scoperta di come la domanda di interventi di medicina estetica sia cambiata in questi tempi di Pandemia. Questa volta siamo andati in Abruzzo e abbiamo intervistato la dottoressa Elena Vescovi, Medico Estetico attivo tra Vasto (CH), Pescara e Lecce.
Dr.ssa Vescovi, viviamo momenti difficili. In molti, il lockdown ha scatenato ansia e depressione. Ciò ha influito sulle richieste che le vengono poste?
I miei pazienti sono prevalentemente persone che, in modo sano e intelligente, vogliono risolvere inestetismi che creano loro disagi. Soprattutto desiderano rallentare il fisiologico processo dell’invecchiamento, mantenendo la naturalezza dei tratti del corpo e del viso, grazie a trattamenti mini-invasivi, poco dolorosi e con tempi di recupero sempre più ridotti. è chiaro che, in questi mesi, sono cresciuti i casi che definirei “patologici”, che meritano particolari attenzioni. Mi riferisco a pazienti con chiari disturbi dismorfofobici, preoccupati oltremisura per difetti solitamente legati ai capelli, al loro naso, agli occhi o alle labbra, e che si lamentano anche per inestetismi che solo loro vedono. A volte sono adolescenti ma, ultimamente, più spesso sono, adulti. Ecco perché è importante mostrare loro tempo e attenzione, affinché si riesca a capire dove realmente alberga il problema.
Qual è il suo approccio?
Ritengo che la Medicina Estetica sia una delle pochissime discipline in cui si visita il paziente sano potendo incidere veramente sulla sua qualità di vita, attraverso un ventaglio di consigli, trattamenti e interventi mirati al suo benessere psicofisico. Non si tratta quindi di una banale correzione degli inestetismi, ma l’affermazione del concetto per cui: l’uomo è sano quando è in armonia con le diverse fasi della vita, con il proprio aspetto fisico e mentale e con la capacità di partecipare alla vita sociale in maniera serena. Per questo il medico estetico deve mostrare empatia, competenza e capacità di immedesimazione… per cominciare, ma anche tanto, tanto altro. Più passano gli anni e più mi convinco che noi non prendiamo in carico solo una patologia o un inestetismo ma la globalità di una persona. Credo che la nostra professione sia la missione più nobile e affascinante che io conosca.
Quindi quale ritiene sia il modo giusto di procedere?
L’approccio che ho appena descritto si trasforma in una presa in carico multidisciplinare della “patologia” estetica di cui si dichiara vittima il paziente. Per una valutazione globale coinvolgo più colleghi, il dermatologo, l’ecografista e, se mi rendo conto che il problema non è solo estetico, ma organico o psicologico, anche lo psicologo e il fisioterapista. Per decidere, guardo il paziente a 360°, conducendo un’anamnesi attenta e accurata. Nulla va trascurato o lasciato al caso. è il mio modus operandi e, purtroppo o per fortuna, non ne conosco altri. Credo nel lavoro di équipe che fortunatamente, nel mio caso, è composta da professionisti eccellenti. Le assicuro che quando si crea un giusto lavoro di squadra i risultati sono sicuramente incomparabili.
Ci può fare un esempio pratico di questo lavoro di équipe?
Posso raccontare la storia particolare di una nostra cara, affezionatissima paziente che abbiamo accompagnato in un importante percorso nutrizionale che ha anche coinvolto la nutrizionista, l’endocrinologo, il fisioterapista. L’obiettivo era un calo ponderale, ma insieme abbiamo deciso di associare altri trattamenti per ottenere risultati maggiori, in particolare ridurre al minimo la lassità nei tessuti, il mantenimento del tono muscolare e il rimodellamento corporeo generale. Fra le apparecchiature che più ci hanno aiutato metterei al primo posto l’Endospheres Therapy che ci ha permesso di raggiungere questi obiettivi e soprattutto di conservarli. Oggi la paziente continua a sottoporsi alla metodica almeno una volta a settimana e tra poco festeggeremo la duecentesima seduta offrendole una torta, come facciamo ogni 50 sedute!
Lei ci ha descritto il suo approccio multidisciplinare. Vale anche per le metodiche che usa?
Naturalmente, adotto la stessa filosofia per i protocolli e le tecnologie che propongo. Da questo punto di vista, reputo la Endosphères Therapy un po’ come un una macchina jolly: rassoda e tonifica muscoli e tessuto, combatte e leviga la cellulite, migliora la circolazione linfatica e venosa, effettua un importante linfodrenaggio meccanico su tutto il corpo, riduce il girovita e la circonferenza delle cosce, ha un sorprendente effetto di ringiovanimento su viso e collo. Insomma permette molteplici protocolli, personalizzabili a seconda delle esigenze del paziente, integrabili con tutto l’ampio ventaglio di terapie che ho a disposizione.
Sembra una macchina poliedrica…
Dipende da come viene impostato il trattamento e utilizzato il manipolo. Mi spiego: l’Endosphères Therapy si basa sulla microvibrazione compressiva attraverso cui posso trattare inestetismi del corpo e del viso, come cellulite, accumuli adiposi, rughe e cedimento dei tessuti. Le vibrazioni meccaniche a frequenza variabile agiscono sull’inestetismo secondo precisi protocolli, sviluppati da un comitato scientifico che comprende sia fisioterapisti che medici estetici e che sono aggiornati e migliorati nel tempo.
Contribuisce anche lei allo sviluppo?
Recentemente ho provato un nuovo manipolo sperimentale con sfere in gel, decisamente più morbide, sempre dotato come gli altri della modalità Sensor, che consente di calibrare ciascun singolo trattamento sul paziente. Ebbene ho constatato che le nuove sfere migliorano l’ossigenazione dei tessuti riuscendo a ottenere una significativa riduzione del dolore anche in pazienti affetti da patologie come la fibromialgia, ben nota per le sue caratteristiche invalidanti legate propriamente ai dolori migranti e cronici. Un miglioramento essenziale e innovativo che ho comunicato all’azienda.
Ci sono controindicazioni alla metodica?
Nei riguardi dei pazienti valgono le solite accortezze. Il problema è per l’operatore… il sistema genera dipendenza… (ride)