Un caso di tossicità ungueale da chemioterapia

Gli antitumorali possono provocare delle reazioni anomale a livello ungueale. In questi casi, fondamentali la prevenzione e la tempestività

della Dott.ssa Cinzia Tafuto, Podologa-Cosmetologa

Poco è stato scritto sull’importanza che nel genere umano assumono le unghie, e spesso ci è limitati a ricordare quasi esclusivamente la funzione di protezione svolta nei riguardi delle falangi terminali di mani e piedi nel caso di impatti traumatici e nella risposta allo stimolo del grattamento. In campo estetico si è sottolineata l’importanza che assumono a complemento di un’immagine raffinata e seduttiva, ma si tralascia di dire che in alcune culture, le unghie sono indicatori di appartenenza a uno specifico status sociale. Un loro danneggiamento può determinare, quindi, un importante impatto psicologico ed emotivo, al pari della perdita dei capelli. L’aspetto superficiale dell’unghia, non va mai dimenticato inoltre, è lo specchio dello stato di salute della persona e spesso è il primo campanello d’allarme di specifiche patologie o disturbi sistemici. Sappiamo che il colore, la presenza di striature e il loro sfaldamento possono rivelare, ad esempio, deficit nutrizionali e persino essere la spia di malattie come psoriasi o melanoma. Ma le unghie rappresentano anche la sede di patologie secondarie, causate ad esempio dall’uso di farmaci antitumorali che, a seconda degli studi, compaiono nel 10-20% dei pazienti in trattamento, in genere entro 4-8 settimane dall’inizio del trattamento stesso, ed includono: alterazioni della crescita e/o deformità della lamina ungueale con fragilità e caduta dell’unghia oltre a possibili alterazioni della pigmentazione ungueale. Tali danni oltre a essere la manifestazione dei primi effetti collaterali del farmaco, sono dose-dipendenti e regrediscono con la sua sospensione. La tossicità può interessare tutto l’apparato ungueale, ma in base alla localizzazione del danno si svilupperà un differente tipo di alterazione. Per esempio, se sarà colpita la matrice, avremo un rallentamento della crescita, una distrofia o deformità della lamina. L’interessamento del letto ungueale, produrrà invece un granuloma piogenico, un’onicolisi parziale o totale, con possibile conseguenza di onicomicosi. Se sarà interessato il peronichio avremo una paronichia, un granuloma piogenico o un’onicocriptosi, con infezione batterica. Tali effetti collaterali sono spesso sottovalutati, ma possono essere causa di disabilità funzionale. In caso di trattamenti con farmaci antineoplastici è dunque importante effettuare un adeguato esame obiettivo delle unghie, osservando tessuti periungueali, lamina (dimensioni, forma, colorito, trasparenza) e valutando se le anomalie interessino l’apparato ungueale di più dita ed entrambi i piedi. Parlando di prevenzione, essa prevede innanzitutto una corretta igiene quotidiana: tagliare accuratamente le unghie, in modo che i margini laterali e distali siano sempre liberi, e assicurarsi che gli angoli laterali siano tondi e non restino speroni nei valli ungueali. Opportuno anche proteggere le cuticole, evitando tagli eccessivi per prevenire lesioni e infezioni, e mantenerle idratate con un olio emolliente a base burro di karitè, di mandorle dolci, di germe di grano, cheratina, che conferiscono al prodotto anche un’azione nutritiva, lenitiva, elasticizzante e riepitelizzante, allo scopo di mantenere integra la cuticola, per salvaguardare l’integrità della matrice. Al paziente va raccomandato di asciugare accuratamente mani e piedi, anche con l’ausilio di un phon ad aria fredda, per rimuovere l’umidità presente sotto il letto ungueale e prevenire l’insorgenza di onicomicosi. Vanno evitate unghie artificiali, ricostruzioni ungueali in gel o smalti semipermanenti, per poter sempre monitorare la lamina ungueale e non incorrere in infezioni batteriche o fungine. Alla domanda se è possibile utilizzare smalti, va risposto sì, ma solo per brevi periodi e che per la scelta di quelli colorati sono da preferire prodotti di qualità, privi di sostanze irritanti e allergizzanti come formaldeide, toluene, ftalati e canfora. Per la loro rimozione, invece, vanno utilizzati solventi senza acetone, perché quest’ultimo risulta essere aggressivo e rischierebbe di danneggiare ulteriormente le unghie, seccandole e indebolendole. Meglio evitare i pediluvi mentre sono da consigliare scarpe comode, morbide, non troppo strette, calzini di cotone e bianchi. Per l’igiene personale, da prediligere detergenti delicati o oli detergenti, e successivamente l’applicazione di un’idonea crema idratante e/o emolliente e/o barriera, preferibilmente senza profumo. Nel caso in cui non sia stato possibile prevenire le patologie all’apparato ungueale, è necessario trattarle in tempi brevi. Riporto il caso di una paziente di 50 anni affetta da Carcinoma Mammario, trattata con ciclo chemioterapico di Taxolo e Trastuzumab da 3 mesi (ancora in corso). La paziente lamentava dolore alle unghie dei piedi anche di notte, susseguente limitazione di movimenti, difficoltà nell’indossare calzature e nel dormire. In clinica si evidenziava un danno all’apparato ungueale del I dito del piede destro, in particolare paronichia periungueale con presenza di flittene e granuloma piogenico subungueale, scaturiti da tossicità farmacologica e accentuati dalla presenza di alluce iperflesso, che determinava maggior attrito del I dito con la tomaia della calzatura durante la marcia. Come è noto, la paronichia è una patologia che colpisce le pliche periungueali, generalmente dell’alluce (ma può colpire anche le altre dita), caratterizzata da un processo flogistico e infettivo della cute. La prima fase è determinata da un’infiammazione delle pliche e dei tessuti periungueali, caratterizzata da tumefazione, eritema, dolore, granuloma e impotenza funzionale. La seconda è una contaminazione batterica. Di solito i batteri più frequenti sono: Stafilococchi, Streptococchi, Pseudomonas, Enterococchi e talvolta anche lieviti come la Candida albicans. L’infezione è caratterizzata da fuoriuscita di secrezione purulenta sotto l’unghia o di un flittene periungueale. In pazienti in cura con farmaci antineoplastici, essa insorge generalmente dopo 2-4 mesi dall’inizio del trattamento e si pensa che sia provocata da una fragilità cutanea, che porterebbe poi a un coinvolgimento ungueale, creando un attrito cute-unghia che sarebbe la causa scatenante dell’infiammazione e della successiva infezione batterica. La patologia può estendersi anche al letto ungueale con successiva onicodistrofia o onicolisi, possibile anche la coesistenza di onicomicosi, granuloma piogenico e/o onicocriptosi. Il granuloma piogenico è anch’esso una patologia ungueale, caratterizzata da eccessiva proliferazione cellulare, da neoformazione di tessuto connettivo e dalla presenza di eritema intenso a carico delle pieghe periungueali. Coesiste anche una maggior permeabilità dei capillari, con formazione di edema, e può esserci l’associazione con lesioni sanguinolente con possibile sovrainfezione microbica, soprattutto nei pazienti oncologici immunodepressi. L’infezione può essere batterica (Staphylococcus Aureus, Pseudomonas Aeruginosa) o micotica (Candida Albicans). L’eziopatogenesi è da ricercare in un danno tossico a livello delle arteriole delle dita per un minor afflusso di sostanze nutritive in loco e un accumulo di cataboliti, con attivazione di una risposta infiammatoria. È stata suggerita anche una patogenesi autoimmunitaria con danno anticorpale a carico della cute, con conseguente formazione di lesioni ed eccesso di tessuto di granulazione. In questo caso, il trattamento podologico è stato effettuato in 2 sedute, a distanza di una settimana a partire da un currettage locale per trattare il flittene e drenare la sostanza purulenta presente. Inoltre è stata ridotta la lunghezza della lamina ungueale per eliminare la pressione tra lamina e granuloma piogenico subungueale, con rimozione del tessuto ipercheratosico subungueale e trattamento antibiotico a domicilio. In seguito è stato suggerito l’utilizzo di una calzatura ampia in punta e l’applicazione di un tubifoam al dito durante la marcia (schiuma di poliuretano che protegge il dito), per ridurre l’attrito con la tomaia. Dopo 21 giorni si è evidenziato un netto miglioramento. Ho consigliato quindi una detersione delicata e l’applicazione di una crema idratante con monitoraggio costante di entrambi i piedi, poiché la paziente è ancora in trattamento chemioterapico.

In alto il trattamento descritto dalla dottoressa Tafuto. Si possono notare i miglioramenti da inizio terapia (foto 1 e 2), a distanza di una settimana (3-4), dopo 14 giorni (5-6) e dopo 21 giorni di trattamento (7-8).