Un mondo senza capelli

E se in futuro l’umanita’ perdesse i capelli? Abbiamo provato a ipotizzare questo apocalittico scenario alla luce delle attuali conoscenze antropologiche

di Danilo Panicali

Secondo Isaac Asimov, noto scrittore di fantascienza, in un futuro non troppo lontano l’essere umano non avrà più peli nel corpo. Non solo, secondo diverse teorie evoluzionistiche, uomini e donne non avranno nemmeno più capelli perché in definitiva col passare dei secoli e le preventivate modificazioni genetiche dell’uomo essi perderebbero le loro funzioni. Tralasciando il fatto che il discorso che abbiamo intrapreso è figlio di una visione fantascientifica del futuro dell’umanità, pensiamo per un attimo se tali ipotesi dovessero realmente trovare conferma nella realtà. Sicuramente verrebbe a mancare uno degli attributi fondamentali del dimorfismo sessuale, costituito appunto dalla lunghezza dei capelli. La diversa lunghezza dei capelli fra maschio e femmina è infatti una di quelle caratteristiche principali di differenziazione tra maschio e femmina, ancora determinante a livello istintivo e ancestrale per il riconoscimento dell’altra parte della nostra mela. Come si sa infatti, la crescita in lunghezza dei capelli avviene nei due sessi quasi alla stessa velocità. A variare è il ricambio di capelli che nei soggetti maschili avviene a velocità doppia o tripla rispetto a quelli femminili. La fase anagen in un uomo dura mediamente circa 3 anni mentre nella donna dura fra i 6 e i 10 anni. Ciò fa si che il capello di un uomo cada a una lunghezza teorica di circa 30-35 cm mentre quello della donna anche dopo aver raggiunto i 100-120 cm. Tornando alla nostra ipotesi iniziale, quindi, si assisterebbe a un’androginizzazione del sesso femminile sempre più calvo, da una parte, e, mal comune mezzo gaudio, verrebbe meno uno dei principali motivi di insicurezza degli uomini. In un mondo senza capelli, il raggiungimento rapido della calvizie potrebbe addirittura divenire motivo di vanto sociale. Probabilmente si inizierebbe a parlare di calvizie evolutiva, indicando in tal modo, con la perdita della propria criniera, il raggiungimento della maturità e di un pieno sviluppo fisico. Un pensiero in completa antitesi con l’idea, anch’essa primitiva ma parte del nostro DNA, che la calvizie corrisponda nell’uomo a una perdita della propria virilità (il famoso complesso di Sansone), in quanto simbolizzerebbe una sorta di metaforico ritorno alla condizione infantile, e nelle donne a una totale perdita di fascino simbolizzata da sempre appunto dalla lunghezza della propria chioma. Come detto in apertura si tratta solo di una degressione generata da una visione fantascientifica del nostro futuro, tuttavia viene da chiedersi: se mai dovesse avverarsi tutto questo, cosa si troverebbero a fare barbieri, parrucchieri ma anche tricologi, dermatologi, riviste specializzate e aziende dermocosmetiche? Un futuro disastroso…