Fattori di crescita e plasma platlets PRP

Una nuova tecnica di arricchimento del plasma con piastrine autologhe (PRP-TH) apre le porte a un intervento ambulatoriale contro la caduta dei capelli

dei dott.ri Ekaterina Bilchugova e Daniele Campo – Istituto Ortodermico Italiano – Roma

Diradamento della chioma, calvizie, caduta eccessiva dei capelli… tutte situazioni che fanno venire i brividi solo al pensiero. A nessuno, uomo o donna che sia, fa piacere trovare tanti capelli su spazzole o cuscini, notare che la propria chioma sia sempre più rada e sottile, che lo specchio mostri, sempre più impietosamente, un cuoio capelluto impoverito. Da quando il genere umano ha iniziato a vivere con angoscia la propria calvizie, non si contano i tentativi empirici, medici e dermocosmetici, per impedirla, o almeno rallentarla. Oggi nuove speranze arrivano dall’utilizzo anche in tricologia della “Platelet Rich Plasma Hair Therapy” (PRP-HT), ovvero la cura della calvizie con il proprio plasma arricchito di piastrine. Questa metodologia rientra nella cosiddetta Medicina Rigenerativa che raccoglie le varie applicazioni cliniche oggi possibili della terapia con PRP, soprattutto quelle che hanno già dimostrato un’efficacia, laddove non vi era alcuna potenziale terapia. I campi di applicazione dove si sono avuti i migliori e più rapidi risultati sono la chirurgia vascolare, la chirurgia maxillo-facciale, l’ortopedia, la neurologia e la medicina e chirurgia estetica. Per capirne il razionale bisogna ricorrere a qualche nozione basica di biologia cellulare. Per proliferare e differenziarsi, qualsiasi cellula del corpo umano ha bisogno di essere regolata da vari fattori che stimolano la sua crescita o che ne determinano la morte programmata. Anche le cellule della pelle e dei capelli seguono queste regole biologiche, grazie ai meccanismi di controllo operato da molti fattori di crescita (da anni identificati con la sigla GF, cioè Growth Factors): in questo modo i bulbi iniziano la loro fase di attivita’ (anagen) fino a quando uno stimolo specifico determina la sospensione del ciclo di vita (catagen e telogen), per poi riprendere di nuovo la fase attiva a seguito di un ulteriore segnale inducente. I fattori di crescita più importanti per il controllo dell’attivita’ ciclica dei capelli hanno nomi che generano confusione, e per questo spesso sono identificati solo con le loro sigle: IGF 1, FGF, EGF, VEGF, NGF. Ognuno di essi ha almeno una funzione, cosi’, per esempio un fattore di crescita come l’Insulin Like Growth Factor 1 (IGF1) stimola la papilla dermica del bulbo a prolungare il più possibile la fase attiva, altri come il Nerve Growth Factor (NGF) fanno si’ che il bulbo cominci a passare nella fase di riposo per poi ”morirè’. Questi meccanismi vitali e assolutamente normali per ogni cellula, pero’, possono diventare la causa di molte forme di caduta dei capelli. Un caso: quando il controllo della fase attiva si altera, cioè si riduce l’anagen, i capelli crescono e vivono meno del giusto (magari i 5 – 7 anni della normale fase di anagen), e precocemente si innesca la fase di riposo e soprattutto la conseguente morte del bulbo magari per effetto di un errore di regolazione di certi fattori di crescita. I fattori di crescita hanno anche diversi siti della loro attivita’ (papilla dermica, i fibroblasti oppure i cheratinociti della matrice del follicolo) e possono stimolare o inibire la crescita cellulare. Le mitosi delle cellule della matrice sono sotto il controllo autocrino-paracrino tonico di un fattore di crescita, Hair Grow Factor, che esse stesse producono e di un calone inibitorio, prodotto dalle cellule della papilla dermica, presumibilmente il Trasforming Grow Factor beta. Dal “dialogo” fra questi due fattori dipende lo sviluppo del capello da pelo vellus e il suo mantenersi come pelo terminale. Nel caso del prevalere parziale del calone inibitorio sul fattore di crescita si avra’ a ogni ciclo pilare un capello sempre meno profondo, sempre più sottile e ad anagen sempre più breve: in definitiva, sempre più vellus. Sembra comunque più che probabile che la papilla contribuisca a determinare il ritmo ciclico del follicolo mediante la produzione di ormoni ad attivita’ paracrina di cui il più importante potrebbe essere il TGFb, calone ad attivita’ inibitoria sulle mitosi della matrice. Le cellule della matrice senza il controllo del TGFb avrebbero probabilmente una moltiplicazione sregolata e come di tipo neoplastico. Da anni, la scienza medica ha riconosciuto diversi componenti del sangue che fanno parte del processo di guarigione naturale e, che se aggiunti ai tessuti feriti o siti chirurgici possono accelerarne la guarigione. Questi componenti ematici specifici sono presenti nei granuli alfa delle piastrine e includono il fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF) e il fattore di trasformazione della crescita (TGFß). Ma come si esegue la tecnica PRP? Si tratta di una tecnica ambulatoriale che richiede circa 30-45 minuti. Non servono particolari esami preparatori, ma se si hanno problemi della coagulazione o della funzionalita’ epatica è sempre consigliabile effettuare una valutazione preliminare dei parametri di laboratorio. Si comincia con il prelievo di sangue: come per un normale esame ematochimico, e bastano 60-70 ml di sangue venoso. Le provette vengono immesse in una centrifuga che, in pochi minuti, separa le diverse componenti ematiche e permette di ottenere una massa gelatinosa malleabile: il plasma ricco di piastrine (PRP), fonte privilegiata di fattori di crescita (presenti all’interno delle piastrine). Il concentrato di piastrine così ottenuto viene aspirato dalle provette in una siringa, pronto per essere iniettato. L’area diradata viene quindi anestetizzata localmente. Il medico specialista, stimola il cuoio capelluto con un roller, dispositivo a forma di rullo alla cui sommita’ sono poste micro-punte sottilissime e miniaturizzate, in grado di esercitare una lieve abrasione dello scalpo, per favorire l’attivazione dei fattori di crescita del capello. Il concentrato di piastrine viene quindi iniettato con aghi molto sottili nel cuoio capelluto, e poi si procede a un massaggio che ne favorisce la distribuzione. Il paziente può ritornare immediatamente alle consuetudinarie attivita’ socio-lavorative. In relazione ai risultati, una ricrescita dei capelli comincia a comparire dopo 1-2 mesi dalla prima seduta e raggiunge il culmine dopo sei mesi. Per potenziare ulteriormente il risultato, nei casi di diradamenti più seri, si ripete la procedura dopo 2-3 mesi. In genere, poi, si esegue una seduta di “richiamo” una volta l’anno. La tecnica è sicura, se effettuata da un medico, perché si utilizza il sangue proprio, quindi senza rischi di rigetto, allergie o incompatibilita’. Per evitare contaminazioni, il prelievo avviene con provette sterili e monouso, nelle quali il sangue viene centrifugato e dalle quale è aspirato, sempre con siringhe monouso, per le iniezioni. La centrifugazione stessa non modifica o altera le componenti del sangue, ma semplicemente le separa. Ai fini del risultato, naturalmente è importante la diagnosi della natura di alopecia. Esistono infatti cadute di capelli e diradamenti che hanno all’origine carenze nutrizionali, stati disendocrini (malattie di ghiandole come la tiroide, i surreni e l’ovaio), alterazioni psicogene (caduta da stress, tricotillomania). Ovviamente anche per queste forme, esistono terapie mirate, in grado di assicurare ottimi recuperi, ma come sempre, in medicina non c’è una terapia valida per tutte le forme cliniche, e solo l’esperienza del professionista crea le basi per il successo della terapia più adatta.