Sono pochi gli studi epidemiologici che spiegano il rapporto fra età, genere, razza e modalita’ della caduta dei capelli. Ma è certo che nel maschio essa inizi con la puberta’ e l’increzione degli ormoni androgeni
del dott. Daniele Campo, direttore Istituto Ortodermico Italiano – Roma
L’ alopecia androgenetica è una condizione cronica, geneticamente determinata, caratterizzata dalla progressiva involuzione in miniaturizzazione dei follicoli piliferi del cuoio capelluto e dei capelli che ne derivano. Nonostante l’incidenza della perdita dei capelli a tipo androgenetico si manifesti in quasi la totalita’ degli uomini di razza caucasica, i pochi studi epidemiologici ufficiali su questa patologia si basano su piccoli campioni non randomizzati e su classificazioni diverse. Il primo lavoro in cui si parla di dati percentuali, età e modalita’ di perdita dei capelli risale ad Hamilton, secondo cui nel 96% degli uomini e nel 79% delle donne dopo la puberta’, si riscontrano i segni iniziali, a partire da un arretramento uniforme della linea di inserzione frontale (tipo II della scala di Hamilton). Oggi sappiamo che ciò non significa necessariamente l’inizio di una vera alopecia androgenetica nè rappresenta il primo stadio della calvizie: in questo caso si preferisce infatti parlare di “alopecia frontoparietale fisiologica“. Lo stesso Hamilton rilevava l’esistenza di una alopecia più pronunciata (grado V – VII della scala di Hamilton) nel 58% degli uomini di oltre 50 anni. Anche secondo uno studio successivo di Norwood si avrebbe una calvizie di tipo maschile in oltre il 50% degli uomini adulti. Una percentuale simile (42%) è stata ottenuta, tramite autovalutazione, in uno studio sulla calvizie in relazione all’infarto del miocardio su 772 uomini tra i 24 e i 54 anni (Lesko, 1993).

In questi studi, sono state osservate anche rilevanti differenze razziali: gli uomini di razza nera hanno una probabilità quattro volte più elevata di avere una folta capigliatura rispetto ai caucasici. Gli uomini orientali hanno una più bassa incidenza di perdita di capelli a tipo maschile rispetto ai caucasici e un inizio di alopecia ritardato. Nei maschi cinesi, in cui la perdita dei capelli risulta non comune, di solito è lieve e più tardiva. è probabile, ma finora non confermato, che queste differenze razziali siano presenti anche nella popolazione femminile. Nel maschio l’alopecia comincia, di norma, dopo la puberta’, verso i 18 – 20 anni, con una recessione simmetrica biparietale, spesso accompagnata da una netta perdita di capelli all’inserzione sulla fronte. Solo nelle forme più gravi, descritte da Vera Price come “forme precoci” (EAGA = Early Andro Genetic Alopecia) e definibili anche come “Ipotrichia Ereditaria Semplice”, l’alopecia inizia già verso i 15 – 18 anni con un decorso molto più rapido che poi porta allo stadio estremo della calvizie ippocratica (stadio IV e V di Hamilton) prima dei 25 anni. Nella donna la calvizie ha un inizio più tardivo, una progressione molto più lenta con diradamento diffuso, meno evidente e più ampio sul cuoio capelluto. Inizia, di solito, dieci anni più tardi, talvolta a seguito di alterazioni ormonali, gravidanze, menopausa, dopo l’uso di estroprogestinici o in seguito a importanti variazioni ponderali. Resta comunque da stabilire se quella della donna sia una vera alopecia androgenetica o qualcos’altro. è da chiarire anche se l’alopecia androgenetica sia una malattia o una condizione parafisiologica in parte anche dovuta all’invecchiamento cronologico, cioè all’invecchiamento intrinseco. Non esiste molta letteratura sull’argomento ma si può citare un lavoro di Kligman, nel quale si distinguono e si comparano due situazioni, l’alopecia androgenetica e la “alopecia da invecchiamento” (aging alopecia). Secondo Kligman l’alopecia androgenetica è familiare, si presenta prima dei 50 anni, colpisce il vertice del cuoio capelluto con assottigliamento evidente del fusto del capello e diradamento del capillizio e porta la cute a diventare completamente glabra. L’istologia ci mostra un follicolo miniaturizzato e dislocato in piani sempre più superficiali che da origine a un capello sempre più sottile, più corto e in parte depigmentato. Nella “alopecia da invecchiamento” l’assottigliamento del fusto del capello inizia solo dopo i 50 anni d’età e non vi è evidente familiarita’ nella sua origine. Il diradamento interessa tutta la capigliatura e non esita mai in un cuoio capelluto completamente glabro. Istologicamente si rileva che il follicolo, pur essendo più piccolo rispetto a quelli presenti in un soggetto giovane con tutti i suoi capelli, non arriva mai alle ridotte dimensioni dei follicoli colpiti da alopecia androgenetica e non sembra interessato, a differenza di quanto avviene nella alopecia androgenetica vera, da importanti fatti infiammatori. Con l’avanzare dell’età, le due condizioni finiscono comunque per coesistere.
Riferimenti
• Rushton DH – Androgenetic alopecia in men: the scale of the problem and prospects for treatment – Int J Clin Pract, 1999, Review.
• Lesko SM, Rosenberg L, Shapiro S – A case-control study of baldness in relation to myocardal infarction in men – JAMA, 1993.
• Kligman AM – The comparative histopathology of male – pattern baldness and senescent baldness – Clin Dermatol 1988 Oct – Dec; 6 (4): 108 – 18.
• Guarrera M – Simposio nazionale “Nuove prospettive nella terapia dell’alopecia androgenetica” – Roma 10 Aprile 1999.
• Price VH – Androgenetic alopecia in adolescents – Cutis 2003 Feb; 71 (2): 115 – 21
• Vecchio F, Guarrera M, Rebora M – Perception of baldness and hair density – Dermatology, 2002; 204 (1): 33 – 6.