Capelli e chemioterapia

di Danilo Panicali

La caduta dei capelli dovuta alla chemioterapia è spesso un dramma. Superiamolo con la comunicazione.

La chemioterapia è una terapia medica efficace per molti tipi di tumore e di leucemia. Consiste nella somministrazione di farmaci anticancro chiamati citossici o antiblastici, che agiscono sulle cellule tumorali distruggendole. L’effetto è quello di aggredire le cellule neoplastiche inibendone la divisione e la riproduzione. Tuttavia l’azione distruttrice di questi farmaci può agire non soltanto sulle cellule tumorali ma estendersi anche alle cellule sane dell’organismo, bulbi piliferi inclusi. è per questo che in chi si sottopone a trattamento, spesso si verifica il fenomeno della caduta dei capelli. Bisogna comunque tener presente che mentre le cellule tumorali sono progressivamente inibite fino a che muoiono, quelle sane sono in grado di riparare il danno causato dalla chemioterapia. Di conseguenza, col tempo, si ha una progressiva scomparsa di tutti gli effetti collaterali conseguente la conclusione della terapia. Non tutti i farmaci citossici causano l’alopecia e a volte tale effetto collaterale può essere talmente lieve da essere quasi irriconoscibile. In altri casi può verificarsi invece un’alopecia temporanea, parziale o totale. In altri casi ancora può succedere che si verifichino fenomeni quali caduta delle sopracciglia, delle ciglia, dei peli che ricoprono il pube e tutto il resto del corpo.

L’entità dell’eventuale caduta dei capelli dipende dal tipo di trattamento antitumorale cui si è sottoposti (dal farmaco o dalla combinazione di farmaci che viene usata perché ritenuta più adatta al tipo di tumore), dal dosaggio e dal modo in cui il paziente risponde al trattamento. Quando la terapia provoca la caduta dei capelli, di solito il fenomeno si manifesta nel giro di poche settimane dall’inizio, anche se in alcuni casi, molto rari, può evidenziarsi già dopo alcuni giorni. Alcuni pazienti sottoposti a chemioterapia riescono a prevenire la caduta dei capelli applicando il metodo del cosiddetto “casco di ghiaccio”. Questo sistema riduce temporaneamente il flusso di sangue e la quantità di farmaco che raggiungono i follicoli piliferi raffreddando il cuoio capelluto. La tecnica varia da ospedale ad ospedale. Il modo più semplice per metterla in pratica consiste nell’avvolgimento della testa con asciugamani tra i quali è sistemato del ghiaccio. Circa un quarto d’ora prima di procedere alla chemioterapia, si fascia la testa con delle bende bagnate con acqua fredda (prestando particolare attenzione a non bagnare le orecchie), dopodichè si procedere con l’applicare il “casco” che viene fissato con una fasciatura.

Il paziente dovrà avere l’accortezza di tenerlo per tutta la durata della sessione del trattamento e per un’ora dopo la conclusione della stessa. Attualmente alcuni ospedali fanno ricorso a metodi più sofisticati. Si utilizza a esempio una macchina mobile, che ha l’aspetto dei caschi asciugacapelli di una volta, che rilascia aria fredda sul cuoio capelluto. Altro metodo consiste nell’applicazione, sempre sul cuoio capelluto, di un gel che rimane freddo per lungo tempo e dalla facile applicazione. In quest’ultimo caso il fissaggio avviene col velcro. Tuttavia va ricordato che il “casco di ghiaccio” è efficace solo per alcuni tipi di cancro e alcuni tipi di farmaci. Uno degli interrogativi posto più frequentemente da chi perde i capelli dopo essersi sottoposto a un trattamento chemioterapico è se questi ricresceranno come prima o no. Come già detto la caduta dei capelli è un effetto collaterale temporaneo e i capelli torneranno a crescere subito dopo la fine del trattamento. In alcuni casi la ricrescita potrebbe avvenire anche prima della fine del ciclo. Inizialmente i capelli saranno piuttosto sottili e radi per poi tornare folti come prima in un lasso di tempo che va dai tre ai sei mesi. Può succedere che i capelli diventino più ricci o più fini rispetto a come erano precedentemente, e in alcuni casi persino di un colore leggermente diverso. Molti individui attribuiscono una grande importanza alla propria chioma, giudicandola essenziale per la propria immagine. Di conseguenza perdere i capelli può determinare forte emozioni, quali rabbia e depressione, nonchè stati d’ansia che potrebbero finire addirittura per avere effetti collaterali sulla cura stessa.

Inoltre la calvizie potrebbe essere la manifestazione che ricorda costantemente la malattia. Si deve ricordare che il paziente ha un ruolo attivo nella cura e nella lotta contro il male che lo affligge e che qualsiasi causa di ulteriore stress e disturbo dovrebbe essere alleviata dove possibile. Quindi parlare chiaramente e apertamente degli effetti collaterali della chemioterapia ed eventualmente dare dei suggerimenti per lenirli dovrebbe essere pratica costante dell’oncologo. Un utile suggerimento potrebbe essere quello di tagliare i capelli corti prima dell’inizio del trattamento, in quanto i capelli lunghi pesano ed esercitano una trazione negativa sugli stessi che, indeboliti dai farmaci, si possono spezzare. è preferibile usare prodotti non aggressivi come lo shampoo per bambini onde evitare secchezza dei capelli e del cuoio capelluto. è meglio evitare permanenti o tinte per almeno sei mesi dopo la conclusione del trattamento. Ricordarsi sempre di spazzolare i capelli delicatamente con spazzole morbide per bambini; non usare Phon nè caschi per asciugare perché il calore aumenta il rischio che si spezzino. Cercare di non raccoglierli in trecce o code perché l’elastico potrebbe danneggiarli. Indossare sempre una retina quando si va a dormire per evitare che i capelli caduti si sparpaglino sul cuscino. Non usare federe di nylon perché potrebbero rivelarsi irritanti per il cuoio capelluto. Inoltre per motivi di adattamento psicologico, soprattutto per le donne, può rivelarsi un utile consiglio quello di suggerire l’utilizzo di parrucche o turbanti e copricapo che ben si adattino alla personalità della paziente.