La ricerca sulle cellule staminali fa sperare che nei prossimi anni la cura per la calvizie arrivi dalla clonazione. Ma restano i dubbi
di Barbara Di Chiara
Quando si parla di capelli è difficile stupire. Se ne sono sentite e ne abbiamo dette di tutti i colori. Tante notizie che negli anni si sono rivelate più o meno importanti ai fini della ricerca tricologica. Come quella per cui, secondo il dermatologo e biologo molecolare George Cotsarelis dell’Università Medical Center di Philadelphia i capelli rossi starebbero scomparendo. Lasciando per un attimo i “pel di carota” al loro destino di rarità umana, addentriamoci invece nei particolari di una ricerca molto più interessante che, se confermata, significa che fra pochi anni la calvizie potrebbe essere sconfitta grazie alle cellule staminali, dotate della capacità di indurre la crescita dei capelli, laddove il cuoio capelluto ne è privo. Si tratta di una neogenesi follicolare, ossia della creazione di follicoli assolutamente nuovi laddove non c’erano, partendo da cellule della papilla dermica o fibroblasti estrapolati dal follicolo con l’uso di particolari fattori di crescita. Oltre a progetti di clonazione, per cui da una cellula capostipite si arriva a un capello completo, si studiano anche ipotesi di moltiplicazione: dalla coltivazione di un bulbo di capello originale se ne potranno ottenere molti altri. Gli scienziati americani della Pennsylvania sono arrivati a questa conclusione grazie ad alcuni esperimenti effettuati in laboratorio. Dopo aver individuato cellule staminali a lunga vita nei follicoli piliferi dei topi, e dopo essere riusciti a far ricrescere il pelo su alcuni esemplari calvi, i ricercatori sostengono di aver identificato le stesse cellule anche negli esseri umani. Attualmente sono stati individuati due distinti serbatoi di cellule staminali nell’area dei bulbi dei capelli in fase di crescita, in grado di riprodurre follicoli piliferi ed epidermide differenziata in vitro. Per quanto riguarda la calvizie androgenetica, si tratterebbe di prelevare e isolare alcune di queste preziose componenti e reimpiantarle nelle aree del cuoio capelluto colpite da alopecia. Lo studio confermerebbe una tesi che alcuni scienziati sostenevano da tempo e secondo cui i follicoli dei capelli conterrebbero cellule staminali in grado di far crescere una quantità di capelli sufficiente a coprire l’intera testa per tutta la vita.
La maggiore difficoltà consiste nel mantenere il follicolo in vita nei laboratori al massimo per una ventina di giorni impiegando fattori di crescita e additivi come vitamine, amminoacidi o ormoni. Per ricavare da queste scoperte una cura pratica per la calvizie occorrera’ pero’ aspettare diversi anni. In un articolo pubblicato sul numero di aprile della rivista “Nature Biotechnology”, George Cotsarelis spiega proprio che “nelle cellule staminali sono attivi determinati geni che non lo sono in altri follicoli piliferi o cellule della pelle. Un tracciamento completo dei geni consentirà di individuare e isolare cellule staminali umane dai follicoli piliferi”. Farmaci in grado di colpire questi geni negli esseri umani potrebbero rappresentare un nuovo metodo per controllare la ricrescita dei capelli. Cotsarelis ha anche spiegato che naturalmente l’immediata speranza per questa scoperta è la cura della calvizie e dell’alopecia, ma ha aggiunto che studi futuri potrebbero portare anche a una cura migliore delle ustioni e delle ferite e che si potrebbe aprire uno spazio anche per nuove cure contro i processi di invecchiamento e lo sviluppo dei tumori. Vista la complessita’ del follicolo non tutti pero’ sono così ottimisti. Per alcuni la pura e semplice clonazione del follicolo non risolverebbe la questione in quanto la fibra del capello, ha molte caratteristiche proprie, del tutto specifiche, che dovrebbero risultare analoghe a quelle prodotte dai follicoli originali. Inoltre una certa difficoltà viene attribuita alla programmazione spaziale delle cellule staminali, in modo che i follicoli clonati abbiano la giusta collocazione nella pelle, simmetria, direzione di crescita e angolazione dei precedenti capelli. Discorso simile si potrebbe fare per la loro pigmentazione, che, come sappiamo dipende dall’attività e dalla collocazione dei melanociti, un ulteriore tipo di cellula. Nella fase della clonazione si potrà fare a meno di prendere in considerazione le cellule delle ghiandole sebacee che originano anch’esse dalle cellule staminali del rigonfiamento? E per finire c’è chi si chiede se una volta clonati, i nuovi follicoli intraprenderanno il regolare ciclo di vita. La giusta dose di prudenza, quindi, per una notizia che deve ancora trovare le necessarie conferme e che, per ora, potrebbe trasformarsi in un ulteriore impulso di crescita, non già di nuovi capelli, ma soprattutto per le azioni di quelle Aziende che si propongono come potenziali future leader nel mercato dei prodotti per la calvizie.
Cellule staminali: tre tipi
Le cellule staminali, vengono normalmente distinte nei seguenti sottotipi: Cellule staminali totipotenti: sono le prime cellule sviluppate da un uovo fertilizzato, con potenzialità illimitate.
Cellule staminali pluripotenti: appartengono all’embrione e offrono potenzialità illimitate al fine della clonazione non solo dei capelli ma di un organismo completamente nuovo.
Cellule multipotenti: sono le cellule staminali di un organismo adulto, con capacità illimitate di dividersi, ma più specializzate, e appartenenti a un certo tipo di tessuto. Nel caso dei capelli, a essere interessate sono le cellule staminali del follicolo, localizzate nella regione di rigonfiamento.