Capelli: analizzare il cuoio capelluto con la videodermatoscopia

Danilo Panicali

Le metodiche di studio del cuoio capelluto si sono evolute, migliorando la possibilità di analisi e di studio. Si è scoperta, così, una nuova fase della caduta del capello.

La caduta dei capelli rappresenta per molti un problema che sovente può comportare stati d’ansia, insicurezza, malessere nel rapportarsi con gli altri. La scienza ha dedicato moltissimo spazio allo studio del fenomeno e alle sue ripercussioni. La psicologia ha coniato persino un termine specifico per definire la frustrazione, spesso notevole che accompagna la perdita dei capelli: Sindrome di Sansone, dal personaggio biblico che appunto perdeva la propria incredibile forza in seguito a un inaspettato quanto drastico sfoltimento della chioma. A livello di cura per prevenire o rallentare la caduta dei capelli, la tricologia medica ha messo appunto diverse metodologie. Non si tratta di cure definitive dai risultati miracolosi, ma di metodiche e accorgimenti vari che se seguiti correttamente garantiscono dei miglioramenti o, quanto meno, dei rallentamenti nella progressione della calvizie.

Del resto ci sono moltissime dimostrazioni di come la fibra del capello si modifichi in seguito a specifici trattamenti mirati a garantire le condizioni ottimali di trofismo, a livello non solo della matrice ma dell’intera struttura pilifera, incluse quelle componenti, come il fusto, che pur essendo considerate prive di vitalità, sono, di fatto, soggette a fattori locali, sistemici e nutrizionali. Naturalmente onde poter intervenire efficacemente e applicare la cura appropriata, bisogna innanzitutto capire quale sia lo specifico del problema. Esistono, come è ormai noto ai più, diversi tipi di alopecia, e numerose sono anche le metodiche per scoprire qual è quella di cui è affetto il paziente. Una delle tecniche che negli ultimi anni si è dimostrata fra le più innovative è senza dubbio la videodermatoscopia.

In maniera non invasiva, grazie a una telecamera, un microscopio e un video, si può arrivare a una diagnosi più accurata dell’alopecia rispetto alla classica tecnica del tricogramma, basata sul semplice rapporto numerico dei capelli nelle varie fasi del loro ciclo di crescita. In più, tramite proprio la videodermatoscopia sembra che si sia giunti a una scoperta di notevole interesse per la tricologia: l’identificazione di una nuova fase nel ciclo dei capelli. Stiamo parlando della cosiddetta fase “kenogen”. Come spiega la Prof.ssa Antonella Tosti, Professore straordinario, Dipartimento di Dermatologia dell’Università di Bologna:
“tale fase è caratterizzata da un follicolo che rimane vuoto tra la caduta del capello e la successiva ricrescita di quest’ultimo. La riduzione d’intensità dei capelli, in alcuni casi, può quindi dipendere dall’accentuazione di follicoli temporaneamente vuoti”.

Un altro risvolto importante della videodematoscopia è il miglioramento della differenziazione tra i vari quadri di alopecia che, a un esame superficiale, potrebbero sembrare del tutto simili, e la caratterizzazione addirittura di nuove forme, come l’alopecia areata incognita, in cui la caduta dei capelli è sporadica e non a chiazze, come invece nell’alopecia areata, e l’alopecia eosinofila, descritta per prima dai ricercatori giapponesi. “Studiare i diversi tipi di alopecia è di notevole interesse scientifico perché – continua la Prof.ssa Tosti – essa merita di essere considerata alla stregua di un sintomo spia: un segnale generico di malessere (non necessariamente confinato al cuoio capelluto ma potenzialmente riguardante anche l’intero organismo), che deve essere opportunamente interpretato, ricercandone dapprima le cause, e successivamente trattato”. A tale riguardo è bene ribadire l’importanza di un consulto tempestivo del dermatologo, soprattutto in caso di caduta abbondante e protratta dei capelli. Ma qual è la realtà epidemiologica dell’alopecia? Il problema è senza dubbio in aumento in tutto il mondo. Tra i fattori favorenti va ricordato il fumo, che agisce con un triplice terribile meccanismo: promuove la vasocostrizione locale, riducendo quindi l’apporto di sostanze utili e nutrienti ai bulbi piliferi, stimola la produzione di radicali liberi e, quale effetto della nicotina, promuove un aumento degli androgeni circolanti. Un aspetto che acquista particolare importanza anche negli uomini che praticano attività sportiva intensa. “In tali soggetti – conclude la Prof.ssa Tosti – si assiste a un’analoga modificazione del profilo ormonale a favore del testosterone”. Va infine ricordato che l’alopecia interessa anche il sesso femminile. Le donne anzi, secondo le statistiche, tenderebbero maggiormente a trascurare e sottovalutare il fenomeno.