Alopecia psicogenetica

La depressione fa cadere i capelli

La presenza di un quadro depressivo precedente alla caduta dei capelli fa ipotizzare una nuova entità: l’alopecia psicogena

del dott. Daniele Campo Istituto Ortodermico Italiano – Roma

È noto, da tempo, che la perdita dei capelli, è associata a un significato che va oltre quello di una realtà fisica immediatamente percepibile. Esiste infatti un rapporto stretto tra i capelli e la sfera psichica a livello personale e ci sono implicazioni sociali che devono essere considerate. La caduta dei capelli talvolta comporta la percezione di una minore attrattiva personale e paura di invecchiare, associata a una frequente riduzione del tono dell’umore. Alcuni studi suggeriscono, invece, che la perdita dei capelli sia secondaria a un condizione psicologica di disagio personale. Inquadrata in tale ottica, l’alopecia costituirebbe una malattia psicosomatica in piena regola. Già nel 2002, Camacho et al., in uno studio retrospettivo condotto su 100 pazienti affetti da alopecia androgenetica avevano evidenziato una condizione depressiva strutturata su tratti di personalità di tipo evitante e una difficile gestione degli impulsi aggressivi espressa con modalità indirette (Psychological features of androgenetic alopecia. J Eur Acad Dermatol Venereol 2002; 16(5): 476-80). Per quanto riguarda l’alopecia areata, sebbene l’insorgenza di tale malattia sia stata correlata molto spesso a stress emotivi, i risultati ottenuti dai diversi studi non sembrano univoci. Infatti, esistono evidenze di una maggior frequenza della condizione ansioso-depressiva, oltre a un aumentato riscontro di strutture di personalità dipendente o antisociale o di un disturbo dell’adattamento con umore depresso (Ruiz-Doblado S, et al.: Alopecia areata: psychiatric comorbidity and adjustment to illness. Int J Dermatol 2003; 42 (6):434-7). L’alopecia areata risulterebbe inoltre associata con una maggiore incidenza di modalità evitanti nelle relazioni sociali, alessitimia e scarso supporto sociale (Picari A, et al: Psychosomatic factors in first-onset alopecia areata. Psychosomatics 2003; 44(5):374-81). Per quanto riguarda i modelli animali, Arck e colleghi, forniscono evidenze sulle esistenza di un ”asse cervello-follicolo piliferò’a dimostrazione che lo stress sonico induce significative modificazioni nella crescita del follicolo pilifero promuovendone la transizione verso la fase involutiva. L’arresto prematuro della crescita del follicolo pilifero indotta dagli stressors è associata ad apoptosi dei cheratinociti, aumentata degranulazione dei mastociti ed evidenza di infiltrato infiammatorio perifollicolare provocato da macrofagi attivati. Inoltre, gli autori mostrano che molti di questi effetti inibitori sulla crescita dei capelli, provocati dallo stress, possono essere riprodotti, in topi non colpiti dallo stimolo, con somministrazione di sostanza P, mentre antagonisti recettoriali della sostanza P riducono l’effetto inibizione sulla crescita dei peli indotta dallo stress (Am J Pathol 2003, 162:803-814). Inoltre, i dati ottenuti negli ultimi quindici anni ci suggeriscono che i più importanti componenti molecolari che mediano la risposta sistemica agli stressors ambientali: CRH (corticotropin releasing hormone ) e peptidi derivati dalla proopiomelanocortina, come anche, neurotrasmettitori e citochine sono espressi anche sulla cute (Slominski A, et al.: Physiol Rev 2000, 80:979-1020). Un tale schema è stato descritto e può prodursi nella cute umana, nelle ghiandole sebacee, in virtù del fatto che queste esprimono i recettori neuropeptidici complementari. Il corticotropin releasing hormone (CRH) è l’elemento più prossimo dell’asse HPA, ed esso agisce come coordinatore centrale per la risposta neuroendocrina e comportamentale allo stress. Le conclusioni cui giungono Zouboulis et al. indicano il CRH come responsabile dello sviluppo clinico di iperseborrea, alopecia androgenetica, invecchiamento cutaneo xerosi e altri disordini cutanei associate ad alterazioni nella formazione dei lipidi di origine sebacea (Physiology , PNAS 2002; 99 (suppl 10):7148-53). Allo scopo di verificare una possibile origine psicosomatica della caduta dei capelli, secondo lo schema di Hamilton oppure secondo lo schema di Ludwig, abbiamo arruolato 29 pazienti con diradamento diffuso, più marcato nell’area media anteriore (13 maschi e 16 femmine), di età compresa tra i 18 e i 61 anni. L’età media dei pazienti era di 29 anni. Tutti i pazienti presentavano diradamento di capelli e iperseborrea e sono stati sottoposti a valutazione psicodiagnostica con i seguenti reattivi mentali: Bender Visual Motor Gestalt Test (BVMGT), Disegno di Figura Umana (DFU), Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), test di Rorschach. Tra i pazienti, 14 hanno accettato di assumere farmaci antidepressivi: inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI) e antidepressivi triciclici (TCA). Circa il 50% dei casi ha assunto benzodiazepine (BDZ) in aggiunta alla terapia antidepressiva. Sei soggetti hanno associato una psicoterapia a orientamento dinamico. La media di osservazione nel tempo è stata di 4 mesi, durante e al termine dei quali i pazienti sono stati valutati clinicamente. Dei 29 pazienti sottoposti a valutazione psicodiagnostica, 27 hanno mostrato la presenza di un quadro depressivo, mentre la componente di ansia è stata evidenziata in 16 soggetti del nostro campione. Per quanto riguarda la struttura di personalità, essa è risultata piuttosto variabile. La prevalenza (19 soggetti) ha mostrato aspetti di tipo isteriforme, evitante e/o dipendente. Una parte minore, ma significativa, ha presentato tratti narcisistici di personalità (6 soggetti). Gli altri 4 hanno presentato aspetti predominanti di ritiro sociale. In generale, i risultati sono stati a favore di un mantenimento del rapporto con la realtà, tranne che in due casi, in cui è risultato fragile (strutture borderline di personalità). Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, 8 pazienti hanno mostrato un miglioramento clinicamente significativo nella caduta dei capelli, indipendentemente dal tipo di terapia (farmacologia o psicoterapeutica). In conclusione, dall’esame della letteratura sembra che il rapporto tra alopecia e aspetti psicologici sia piuttosto assodato. Tuttavia, rimane incerto se tale rapporto sia di causa o di effetto, dal momento che la maggioranza degli studi considera lo stress una conseguenza della caduta dei capelli e della svalutazione della propria immagine da essa derivata. In realtà, il nostro lavoro indica che, nella quasi totalità dei pazienti da noi esaminati, era presente una condizione depressiva, non sempre associata ad ansia, come tratto e non soltanto come stato psicologico. Tale osservazione fa pensare che un tratto depressivo fosse preesistente e causale nella caduta dei capelli e, pertanto, che l’alopecia stessa possa essere considerata una malattia psicosomatica ovvero una manifestazione patologica organica dimostrabile, causata o aggravata da fattori psicologici. Tra le affezioni dermatologiche, fanno parte di questo gruppo, oltre alle connettivopatie, anche l’orticaria e l’angioedema a dimostrazione che la cute è un possibile organo bersaglio di manifestazioni e aspetti psichici o la spia di questi. Se la condizione psichica più comune nei nostri pazienti è risultata la depressione, i soggetti non ne erano sempre consapevoli ed è, quindi, possibile che, attraverso mediatori immunoistochimici, tale condizione psichica abbia utilizzato un canale somatico e non psichico di espressione. Questo meccanismo psichico è alla base di tutte le malattie psicosomatiche ed è possibile che ne rappresenti la via finale comune. Inoltre, i soggetti con tratti caratteriali di ansia, iperallerta e ipercontrollo, hanno mostrato una maggiore vulnerabilità nella perdita dei capelli. Un sottogruppo rilevante (20,6%) ha mostrato un nucleo narcisistico, inteso come ricerca costante di attenzione e strutturato su un’idea svalutata di sè. In loro, forse, l’aggressività che accompagna la depressione è stata negata e rivolta contro se stessi come ”autopunizionè, considerato che l’aspetto fisico costituisce la via più immediata e diretta di rapportarsi agli altri. Il nostro studio ci fa ipotizzare una nuova entità nosografia che potremmo denominare Alopecia psicogena. Va da se che altri studi e più pazienti serviranno a definire meglio tale condizione.