Alopecia androgenetica

Alopecia androgenetica e alopecia areata hanno in comune nella loro etiopatogenesi il ruolo dei radicali liberi e la speranza terapeutica che viene da alcune piante tropicali

di Giorgio Re

L’alopecia androgenetica o calvizie comune, e’ la causa piu frequente di caduta dei capelli interessando circa 80% dei maschi. Come e’ noto, si definisce andro-genetica in quanto concorrono alla sua comparsa una predisposizione genetica e gli ormoni androgeni che agiscono sul follicolo pilifero: testosterone e diidrotestosterone, il quale viene attivamente prodotto a livello follicolare grazie all’intervento dell’enzima 5-alfa reduttasi. Per questo semplice motivo e’ evidente come questa conversione catalizzata dalla 5 a-reduttasi sia il principale bersaglio dei metodi terapeutici piu efficaci. La storia e’ bel conosciuta: per effetto degli androgeni i capelli si trasformano in peli sempre piu sottili e piu corti, cui corrisponde istologicamente un processo involutivo vascolo-connettivale e del bulbo pilifero. In maniera molto diversa, l’alopecia areata colpisce solitamente persone giovani, ed entrambi i sessi in egual misura; esistono forme di diversa gravità, da singole chiazze a lesioni estese a tutto il cuoio capelluto o a tutti i peli del corpo (alopecia areata universale). Si ipotizza un meccanismo patogenetico autoimmune, con una frequente anamnesi familiare positiva per diabete mellito, tiroidite di Hashimoto, dermatite atopica, vitiligine e morbo celiaco. Il follicolo pilifero non e’ atrofico, ma semplicemente miniaturizzato e si associa a un processo involutivo reversibile vascolo-connettivale; la prognosi e’ imprevedibile, variando dalla regressione spontanea alla comparsa di nuove lesioni. Nonostante le notevoli differenze fra queste due forme di perdita di capelli, recenti studi hanno dimostrato in entrambe le condizioni un ruolo chiave dei radicali liberi dell’azoto e dell’ossigeno. Nell’alopecia areata si e’ osservata infatti una elevata produzione di radicali da cellule infiammatorie, da auto-ossidazione di adrenalina e altri neurotrasmettitori, da deficit di antiossidanti. Nell’ alopecia androgenetica invece si ha produzione di ione superossido nel metabolismo del diidrotestosterone. Inoltre, una riduzione patologica di radicali dell’ossido nitrico (NO) ad azione vasodilatatrice, produce anche un deficit di irrorazione capillare. All’alterazione dell’equilibrio metabolico, indotta da un’aumentata produzione di radicali e/o da deficit di antiossidanti endogeni, sia nell’alopecia androgenetica che nell’alopecia areata, consegue un danno alle macromolecole biologiche (DNA, proteine, ecc.) della matrice del follicolo pilifero, ad elevata attività mitotica. L’ipotesi su cui si sta concentrando una gran parte della ricerca tricologica e’ nella scelta di sostanze ad attività antiandrogena specifica, che agiscono attraverso l’inibizione dell’enzima 5-a-reduttasi di tipo 2, ma che abbiano anche un potente effetto antiossidante e antiinfiammatorio, che si manifesti nell’inibizione dei principali prossidanti ed enzimi proinfiammatori (lipossigenasi e ciclossigenasi), riequilibrando l’eccesso di radicali liberi che si produce nell’alopecia androgenetica e nell’alopecia areata. Non si ignorano pero’ le possibilità che vengono da principi, spesso di origine vegetale, dotati di proprieta’ eutrofiche e vaso-protettive: in grado di stimolare la sintesi di collagene e tonificare le pareti vasali, migliorando il trofismo vasculo-connettivale; o che possiedono un’attività procinetica sul microcircolo utile per ripristinare la vitalità bulbare. Allo stesso livello, con intensa attività vasodilatatrice e procinetica agisce un gruppo di molecole altamente energetiche con proprieta’ anticataboliche, che possono costituire un serbatoio energetico per le cellule bulbari, depauperate del loro contenuto energetico fisiologico dalla noxa patogena. Molte di queste sostanze che l’industria cosmetica tiene in grande considerazione, provengono da piante, spesso di origine tropicale. Esempio di questo gruppo di molcole e’ l’Estratto di Serenoa Repens (Palmetta di Florida o Saw Palmetto): pianta originaria del Sud degli Stati Uniti, del Sud Europa e del Nord Africa, i cui costituenti chimici piu importanti sono diversi steroli, acidi grassi liberi, carotenoidi, oli essenziali e polisaccaridi. L’estratto alcoolico di Serenoa Repens ha dimostrato di poter inibire l’enzima 5-a-reduttasi di tipo 2, impedendo la trasformazione del testosterone in diidrosterone a livello della cellula germinativa del capello, ma anche un effetto antiossidante e antiinfiammatorio che riequilibra l’eccesso di radicali liberi che si produce nell’alopecia androgenetica e nell’alopecia areata. Altra interessante e ben studiato principio e’ l’Estratto glicolico di Centella Asiatica: pianta originaria dell’India e del Sud Africa. I componenti principali includono asiaticoside e madecassoside, saponine triterpeniche, acido asiatico e madecassico, olio essenziale, steroli, flavonoidi, tannini, ecc. E’ dotata di proprieta’ eutrofiche e vaso-protettive: stimola la sintesi di collagene e tonifica le pareti vasali, migliorando il trofismo vasculo-connettivale. Altro interessante Estratto e’ quello di Papaia fermentata e acido nor-diidroguaiaretico. Il primo contiene alcuni flavonoidi, polifenoli antiossidanti che contrastano l’azione dei radicali liberi in eccesso, e proprieta’ antinfiammatorie, con azione di inibizione di enzimi come le lipossigenasi e le ciclossigenasi. L’acido nor-diidroguaiaretico, di origine vegetale, e’ anche considerato un potente antiossidante e ci sono evidenze di un suo ruolo nel contrastare fenomeni ossidativi (ossigenazione degli acidi grassi) a livello del bulbo capillifero.