Trattare le ipercromie nei distretti difficili

Gloriana Assalti, Farmacista e Cosmetologa, Roma

Le macchie cutanee anche se situate in zone del corpo difficilmente osservabili possono rappresentare motivo di disagio per il paziente

Il il disagio estetico spesso diventa un amplificatore di tutte le problematiche umane, personali, familiari, lavorative che già incidono sulla qualità della vita. La caratteristica di un attento operatore del settore del benessere è quello di non liquidare in modo semplicistico le problematiche estetiche rispetto a chi le osserva dall’esterno. In particolare, chi si muove nel campo della Medicina Estetica sa che oggi non viene chiesto di intervenire solo su quelle parti del corpo visibili, come un viso levigato e luminoso, o su parti che si espongono in costume da bagno, ma anche per migliorare zone decisamente intime e private. Prendiamo il caso delle iperpigmentazioni. Le donne chiedono di eliminare le ipercromie da sfregamento dell’interno coscia, dell’inguine post cerette, della zona ascellare e, non ultimo, dell’area perianale. Basti pensare a come sono aumentati i trattamenti finalizzati a mitigare i sintomi più evidenti dell’acanthosis nigricans, che come si sa è caratterizzata da ipercheratosi e da iperpigmentazione della pelle, con comparsa di aree cutanee scure specialmente in prossimità delle pieghe del corpo come ascelle, inguine, zona perianale e collo. Ma queste iperpigmentazioni possono essere legate anche ad altre cause: variazioni ormonali durante la gravidanza, uso di contraccettivi orali, eccesso di nutrienti emosiderosi o emocromatosi, ovvero troppo ferro in circolo, farmaci, epilazioni laser o depilazioni con ceretta, ereditarietà e fattori genetici che si traducono in una maggiore produzione di melanina da parte del DNA, patologie metaboliche ed obesità. Anche l’eccesso di insulina può favorire la iperpigmentazione, anche se la causa più banale è il continuo attrito con indumenti aderenti. In ogni caso, le terapie fisiche e la cosmesi domiciliare possono rappresenteranno una possibile soluzione. Le prime verranno valutate caso per caso e, in genere, sono: 1) Luce Pulsata (IPL); 2) Laser: Laser Q-Switched / Laser CO2 frazionato / Laser Erbium; 3) Crioterapia. Spesso associati alle creme o al laser, vengono effettuati dei trattamenti di peeling che svolgono un’azione più aggressiva ma danno risultati più immediati. Per quanto riguarda il trattamento cosmetico, invece, va sempre spiegato al paziente che esso non può essere considerato un’alternativa al trattamento del medico estetico, in quanto assolutamente inferiore in termini di efficacia. Può, tuttavia, essere utilizzato in combinazione, per migliorarne e prolungarne l’effetto. Fondamentale però, prima di procedere con qualsiasi trattamento, il consulto con un dermatologo che assicuri che l’inestetismo su cui si vuole procedere, sia solo ed esclusivamente un melasma, dato che dietro ogni iperpigmentazione potrebbe nascondersi una patologia. Indipendentemente dalla causa, in generale, le macchie sono la conseguenza di alterazioni nel funzionamento dei melanociti, che producono (in eccesso, o in difetto) alterate quantità di melanina. A questo proposito non dobbiamo mai dimenticare che la cosmesi va considerata una scienza, frutto di ricerche che garantiscono la continua innovazione dei prodotti cosmetici rendendoli sempre più efficaci e sicuri, e il campo delle formulazioni depigmentanti e schiarenti, è uno dei più regolati. Il loro ruolo è molto importante nel proseguire a casa i benefici ottenuti dopo la terapia medica: mettono a riposo i melanociti per controllare il fenomeno della iperpigmentazione; alleggeriscono le ipercromie con un’azione esfoliante portando via il pigmento in eccesso; rigenerano la cute rendendola più luminosa. Ma l’autoapplicazione delle “banali creme chiarenti” non va presa sottogamba, tanto che molte di esse sono vietate in Europa (e quindi anche l’Italia). Ecco perché è importantissimo leggere l’INCI e assicurarsi che non contengano Principi Attivi come l’Idrochinone e il Mercurio. Il primo appare nella lista degli elementi chimici vietati dal 2006, ma è presente come ingrediente in numerose creme sbiancanti galeniche. Pur non essendone ancora dimostrata la cancerogenità, sembra certo che possa provocare ocronosi della pelle: una patologia che altera il catabolismo dell’enzima tirosinasi, provocando la comparsa permanente di una sezione di pelle bluastra o nera. Del Mercurio, invece, si è ben sicuri della cancerogenità anche se ha un importante effetto sbiancante. Altre sostanze comunemente presenti nei depigmentanti sono: l’Arbutina, che è una fonte naturale di idrochinone, ed è uno degli ingredienti chiave usati nei prodotti sbiancanti; l’Acido Cogico, sottoprodotto del processo di fermentazione nella produzione del sake, il vino di riso giapponese; la Vitamina C che è in grado di ridurre la formazione di melanina inibendo la tirosinasi, responsabile della conversione della tiroxina in melanina (il suo derivato, il magnesium ascorbyl phosphate risulta essere molto efficace da questo punto di vista); la Niacinamide, che è la forma bioattiva della niacina, agisce sul processo di pigmentazione cutanea, andando a inibire il trasferimento della melanina dai melanociti ai cheratinociti, probabilmente bloccando un recettore espresso sulla membrana dei cheratinociti; l’Acido Azelaico, efficace nell’influire sulla produzione di melanina e nel ridurre l’iperpigmentazione, in taluni casi può irritare e infiammare la pelle; il b-Resorcinolo o butil resorcinolo, molto efficace nel ridurre la produzione di melanina; Agenti esfolianti come i retinoidi topici, gli alfa-idrossiacidi e i beta-idrossiacidi che hanno il compito di accelerare l’eliminazione della melanina prodotta in eccesso, aumentando il turnover cheratinocitario. In particolare, tra i retinoidi topici, la tretinoina e l’adapalene sono stati usati con successo nel trattamento del melasma ascellare e inguinale. Il loro meccanismo d’azione si esprime sia un aumento del turnover cheratinocitario, che in un incremento della penetrazione di altri agenti schiarenti. L’ampia scelta di principi attivi e di formulazioni commerciali che li contengono, fa sì che si possa personalizzare la terapia in base alle esigenze del paziente, tenendo ben presente che va ricordato che i depigmentanti, per essere più efficaci, vanno applicati due volte al giorno, dopo una blanda detersione effettuata con detergenti la cui base lavante sia costituita da tensioattivi anfoteri o non ionici. Vanno invece evitati gli olii detergenti. Infine, un’ultima raccomandazione: la zona di applicazione va asciugata tamponando in maniera lieve, e non sfregando con panni o asciugamani ruvidi, perché potrebbe andare incontro a sensibilizzazione.