Trattare la psoriasi nonostante il Covid

Ansia, abbandono, confusione, persino angoscia di un ritorno alla normalità. Tante e contrastanti sono le emozioni che gli psicologi hanno raccolto da quanti hanno deciso di servirsi degli sportelli di ascolto messi a supporto dalle Asl di tutta Italia durante questo periodo di emergenza sanitaria. Il Covid-19 ha cambiato le nostre vite rendendo abituali parole come lockdown, chiusura, isolamento, paura. Un disagio e una instabilità emotiva che mettono a dura prova soprattutto i soggetti più vulnerabili e fragili, come a esempio chi è già alle prese con patologie rare o croniche come la psoriasi, amplificandone talvolta la portata. Come evidenziato da diversi studi di settore, infatti, nella maggior parte dei casi chi è affetto da psoriasi soffre anche di disturbi d’ansia e in questo particolare periodo può assistere a una recrudiscenza importante della propria sintomatologia. Tuttavia, questo l’allarme lanciato dai dermatologi, a tali peggioramenti non sembra corrispondere una risposta adeguata da parte dei pazienti. I motivi sono diversi. In parte entrano in gioco quelli appena citati, di carattere principalmente psicologico: uno stato depressivo, aggravato dalla mancanza di uno stimolo alla socializzazione, può portare a una maggiore trascuratezza nei confronti della propria persona. Insomma “ci si lascia andare” e nel contempo si esacerbano stati d’animo negativi come la delusione di avere a che fare con una malattia che ciclicamente può tornare, la cui terapia è molto lunga e i cui miglioramenti si rivelano spesso effimeri. Inoltre stare per lunghi periodi a casa può anche favorire stili di vita non proprio indicati a chi soffre di una malattia infiammatoria. Le statistiche, a esempio, ci dicono che se è vero che il numero dei nuovi fumatori è diminuito durante il Covid, è anche vero che chi già fumava ha accresciuto il quantitativo di sigarette consumate. Inoltre è aumentata la sedentarietà alla quale in molti casi si accompagnano il consumo di cibi spazzatura e una alimentazione sregolata: comportamenti che peggiorano il quadro dello psoriasico che nella maggioranza delle volte evidenzia anche una maggiore prevalenza di obesità e sindrome metabolica, condizioni caratterizzate entrambe da un importante stato infiammatorio cronico. Infine, non bisogna dimenticare che da quando la pandemia è iniziata, molte prestazioni mediche sono state rinviate per gestire i periodi di maggiore emergenza sanitaria, così come si è registrato un diffuso minor ricorso alle visite specialistiche da parte degli utenti. Questo quadro, già complesso, assume connotati ancora più preoccupanti se vi si aggiunge l’evidenza che già prima della comparsa del Covid -19 le statistiche ci dicevano che ben il 30% (un soggetto su tre) dei pazienti, indipendentemente dal grado di severità, non assume alcun trattamento farmacologico. Percentuale che saliva addirittura al 40% nelle forme lievi/moderate. Altrettanto alte erano le percentuali di coloro che sospendevano la cura dopo i primi mesi, un dato che andrebbe aggiornato sicuramente in negativo viste le attuali contingenze. E questo nonostante le forme più comuni di psoriasi, essendo di grado lieve/moderato, vengano trattate con farmaci somministrabili per via topica da casa e con risultati, grazie ai progressi ottenuti dalla scienza medica, sicuramente più importanti rispetto a qualche anno fa. Oggi a esempio sappiamo che i prodotti più efficaci sono quelli a base di derivati della vitamina D, il calcipotriolo in particolare, e di cortisonici. I loro meccanismi di azione, infatti, sono stati oggetto di numerosi studi di approfondimento che hanno permesso di chiarire come, per molti aspetti, tali sostanze siano differenti e complementari. Una consapevolezza che ha portato, negli anni a cavallo tra il 1995 e il 2000, a sviluppare diverse formulazioni a dosi fisse di tale associazione che si è dimostrata clinicamente più efficace dell’azione svolta dai singoli componenti. Attualmente la combinazione a dosi fisse di calcipotriolo-betametasone è presente in unguento, gel o schiuma cutanea, ognuno con caratteristiche e indicazioni di uso differenti e per certi aspetti non sovrapponibili. Tra questi, l’unguento si è rivelato essere il più indicato per il trattamento di lesioni particolarmente spesse, lichenificate in quanto la sua specifica composizione garantisce un grado di emollienza e di protezione cutanea maggiore. Inoltre, caratteristica non da poco, l’unguento sembra svolgere un’azione lenitiva superiore, permettendo di ottenere un più efficace controllo del prurito che, come segnalato dai pazienti, è sicuramente tra i sintomi più problematici e disturbanti della patologia psoriasica. Questa azione si deve al suo più elevato potere occlusivo che si traduce in una migliore penetrazione dei principi attivi (il che significa elevata e rapida efficacia) ma anche in una migliorata idratazione cutanea, particolarmente utile nel trattamento di lesioni molto ispessite e localizzate nelle zone a continuo trauma meccanico, come ginocchia, gomiti etc. Infine, non va dimenticato, che questo tipo di formulazione non necessita dell’aggiunta di eccipienti e di conservanti, non contenendo acqua e quindi non correndo alcun rischio di contaminazione e crescita batterica. Il che si traduce, tra l’altro, con un ridotto rischio di sensibilizzazione cutanea e quindi un profilo ottimale di tollerabilità e sicurezza. Caratteristiche che il dermatologo in sede di visita dovrebbe ricordare al paziente per tentare non solo di rassicurarlo sulla valenza della terapia, ma anche di stimolarlo a intraprendere un percorso di cura che sarà sicuramente lungo ma anche proficuo in termini di riduzione della sintomatologia, con sicuro beneficio del suo stile di vita. Tenendo presente, però, che visto il difficile periodo che stiamo vivendo, se si vuole che l’assistito capisca realmente l’importanza della costanza nella terapia, occorrerà adottare un tipo di comunicazione che metta in giusto conto la sua fragilità emotiva, ancora più di quanto fatto in passato. E soprattutto, quando possibile, valutare se non sia il caso di seguirlo più da vicino magari con una chiamata whatsapp o una semplice telefonata.