Un romanzo che è anche la straordinaria testimonianza di una vita segnata da una delle più invalidanti malattie esistenti: la sclerosi multipla
Piu’ di 1000 copie vendute in due mesi dalla sua uscita. Due presentazioni con grande partecipazione di pubblico tra il più variegato possibile (l’ultima a Fossano con circa 350 persone!). Un consenso che è andato crescendo di giorno in giorno, grazie al passaparola dei social network. ”Stanotte è la mia”, opera prima di Alberto Damilano, è il racconto di una inchiesta giornalistica che vede l’insano miscuglio di ‘ndrangheta, affari e politica, scoperto da Francesco, giovane reporter di provincia, e portata avanti grazie all’esperienza e determinazione di Andrea, il protagonista del romanzo, anche lui giornalista. Andrea pero’ è malato di un qualcosa che non viene mai nominato ma solo descritto nella sua maledetta evoluzione temporale. Perché ora si trattava della carrozzina, ma poi sarebbe toccato alle mani: qualcuno avrebbe dovuto lavarlo, vestirlo, porgergli la cannuccia per bere, imboccarlo per mangiare, abbassargli i pantaloni per fargli fare i suoi bisogni, scrollargli il pisello, pulirgli il culo con la carta igienica e poi lavarlo, grattargli il naso e scacciargli le mosche dalla faccia. Spostarlo con un sollevatore dal letto a una poltrona e dalla poltrona al letto, come si spostano, e si depositano, i sacchi di cemento con i muletti. E poi, quando non fosse più riuscito a parlare, qualcuno avrebbe dovuto avere la pazienza di leggere il labiale e interpretare le sue smorfie. Ma poi neanche quello sarebbe bastato, perché sarebbe ammutolito, e qualcuno avrebbe dovuto attendere che lui, con un po’ di fortuna, impiegasse minuti per scrivere una sola frase con il movimento degli occhi sullo schermo di un computer. Poi, forse, chissa’, anche quel movimento degli occhi avrebbe potuto malauguratamente incepparsi, o la vista venirgli meno, e allora sarebbe stato come se, dall’esterno di quel sacco dove lui si trovava, qualcuno avesse spento definitivamente la luce. Per sempre. Sarebbe rimasto solo, completamente isolato dal mondo. Solo, con i propri pensieri. Era la vergogna di essere presente al mondo ogni giorno un po’ meno, intanto che il mondo lo compativa, guardandolo sfilare lentamente alla deriva, trascinato da una corrente inarrestabile. Si tratta della SLA, di cui è affetto anche l’autore. E forse è proprio per questo che il romanzo ha tanto successo. Non c’è nessun autocompiacimento che ritroviamo spesso in progetti editoriali di tipo autobiografico, il voler raccontare la propria esperienza di malato sia come elemento di catarsi che come tratto che ci rende speciali, con una marcia in più rispetto agli altri. No, qui la malattia è una coprotagonista, una figura di contorno che non toglie niente ad Andrea in termini di autenticita’. Non fare l’errore di pensare che tu e la malattia siate una cosa sola. Mai. Tu non sei la tua malattia. Lei ti appartiene, ma tu sei una persona. E lo sarai sempre, anche quando lei ti avesse portato via tutto, afferma Massimo, l’amico di sempre di Andrea, l’altra anima dell’autore, come lui medico. Al racconto dell’inchiesta giornalistica si intreccia la storia di un barbone che vuole ritrovare una vecchia amica, conosciuta al dormitorio, e che probabilmente è rinchiusa in una delle tante strutture di cura-lager. E quindi, nel momento in cui la storia principale volge all’epilogo, si apre un altro spiraglio di vita e di azione, come a voler sottolineare che niente finisce, ma che tutto si trasforma e continua ad esistere. L’esistenza è un processo dinamico anche in chi è costretto all’immobilita’. Se il corpo si ferma, la mente corre veloce e si proietta verso il futuro; in altre parole, vive. Andrea e tutti quelli come lui sono dei burattini, visti da fuori. Lavati, vestiti, imboccati, privi di movimento proprio, senza voce a meno che qualcuno gliela presti. Tutto il movimento è dentro. Ma non si vede, afferma l’autore nell’epilogo al romanzo. Il diritto d’autore è interamente devoluto all’APASLA, l’associazione piemontese che assiste i malati di SLA.