Le qualità organolettiche della frutta convivono con le sue proprietà cosmetiche e rappresentano da sempre una risorsa per l’umanità
L’aspetto esterno e la maturazione verificabile al tatto, secondo una ricerca di un Ente specializzato, rappresentano i due fattori principali con cui si procede all’acquisto della frutta. Questa, però, contiene in sé un mistero che è legato al sapore, una qualità organolettica che si può gustare solo mangiandola. è proprio su questa curiosità che fece leva il serpente, e lo stesso Dio, per mettere alla prova Adamo ed Eva. Proibire il frutto, infatti, significò renderlo più piacevole e attraente, così, per una semplice mela i nostri progenitori furono cacciati dal Paradiso Terrestre. Gettati sulla terra a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, certamente è escluso che abbiano formulato il noto proverbio: frutta e verdura a cena, nottata più serena. Di contro, poterono iniziare a mangiare, in piena libertà, tutta la frutta, verdura e legumi che volevano, senza limitazioni o divieti. Per Umberto Veronesi, il più famoso oncologo della medicina italiana, per loro fu un bene perché: “frutta e verdura, oltre a contaminarci molto meno degli altri alimenti, sono scrigni di preziose sostanze che consentono di neutralizzare gli agenti cancerogeni, di diluirne la formazione e di ridurre la proliferazione delle cellule malate”. Al di là del racconto biblico, quello dell’umanità con i frutti della terra è sempre stato un rapporto molto stretto. Lo scrittore romano Varrone, nel secondo libro delle Georgiche, fa l’elogio della nostra penisola paragonandola a un lussuoso frutteto. Nelle case patrizie, i frutti venivano serviti in coppe e in splendide composizioni, sia per abbellire i tavoli che per inframmezzare una portata e l’altra. Ma anche per i più poveri la frutta rappresentava uno degli alimenti principali della dieta. Dai diversi frutti, poi si ottenevano primordiali estratti, bevande rinfrescanti, impacchi e rimedi per guarire ferite e malattie, ma anche filtri d’amore e prodotti di bellezza. Una tradizione quest’ultima, protrattasi nei secoli e giunta fino a noi. Oggi gli estratti vegetali, nell’industria cosmetica, sono spesso quell’ingrediente fondamentale attorno a cui vengono studiate molte formulazioni. Due i motivi principali: una tendenza a favorire cosmetici green, formulati con ingredienti più naturali possibili; secondo, per una migliore conoscenza scientifica delle proprietà e dell’effettiva efficacia degli elementi vegetali e minerali contenuti nella frutta. In sintesi, dopo secoli in cui la ricerca chimica ha imitato la natura oggi prevale l’approccio secondo cui è meglio utilizzare gli ingredienti così come offerti dal nostro pianeta, piuttosto che ricrearli in laboratorio. Sul mercato sono numerosi i prodotti a base di estratti vegetali suggeriti per una lunghissima lista di inestetismi. Una proposta interessante da questo punto di vista, è quella di GPQ, già creatrice del PRX-T33, un medical device molto conosciuto fra dermatologi e medici estetici che lo utilizzano per realizzare una biorivitalizzazione senza aghi, senza frost e senza desquamazione. Per completare questo trattamento ambulatoriale, l’azienda ha deciso di affiancare alla propria linea professionale, una maschera a base di fragola, banana, cetriolo e mandorle. Particolarmente gradevole, con lievissima azione esfoliante, è indicata per aggiungere un tocco di luminosità e freschezza. In particolare, l’estratto di banana (musa sapientium) è ricco di potassio, di enzimi utili, di antiossidanti, di beta-carotene, di vitamine A, C e del gruppo B, come B2, B6, B12. Come è noto, la B12 è utile come attivatore della tirosina, intensifica l’abbronzatura ed è indicata per le pelli grasse, la B6 ha azione lenitiva e protettiva, il beta-carotene aiuta a contenere gli effetti negativi dei radicali liberi e ha azione levigante e illuminante. Dalla fragola (fragraria vesca) derivano invece antiossidanti naturali come la vitamina C, e un apporto ulteriore di vitamine E, B, K, e oligoelementi quali ferro, potassio, fosforo, calcio e magnesio, con proprietà antinfiammatorie, protettive dei capillari, rinfrescanti, idratanti, ri-mineralizzanti e anti-ageing. Inoltre l’estratto di fragola è ricco anche di acido ellagico, ossalico, folico, malico e salicilico. Usato tradizionalmente come alimento e come componente di maschere cosmetiche, il verde cetriolo (cucumis sativus) è una buona fonte di tiamina, di vitamine A e B, folati, acido pantotenico e sali di magnesio, fosforo, potassio, ferro, calcio, rame, iodio e manganese. Il suo estratto viene apprezzato in cosmesi per le proprietà depurative sulla pelle grassa o a tendenza acneica, per lenire l’arrossamento e contrastare le rughe. Dalle mandorle, infine, si estrae l’acido mandelico, un alfa-idrossiacido (AHA) con lieve proprietà esfoliante, che dona un effetto illuminante all’epidermide ed è indicato anche per le pelli a fototipo più alto, senza controindicazioni e rischi di fotosensibilizzazione. L’applicazione della maschera è estremamente semplice: poche gocce su viso e collo, vanno lasciate in sede sul volto per un tempo che è intorno ai cinque minuti e poi vanno rimosse con acqua tiepida. I risultati ottenibili, non sono solo di natura estetica perché la formulazione è stata completata con l’aggiunta di acido fitico, di cui è ben documentata l’azione chelante dei metalli, la capacità di modulare l’infiammazione dei tessuti e contrastare la formazione di radicali liberi. L’originalità della maschera consiste nell’aver immaginato una “macedonia” di principi funzionali derivati da più frutti per ottenere una sinergia che per una volta non va a stimolare il senso del palato ma quello del tatto, offrendo in maniera delicata, una pelle più liscia, morbida e giovanile. Se lo avessero saputo, forse, anche Poppea e Messalina se ne sarebbero avvalse per la loro routine di bellezza. Perché cambiano i tempi, ma il principio alla base di una cosmesi naturale ed efficace è rimasto lo stesso: frutta, verdura e un pizzico di alchimia e creatività.