di Arianna Urbani
Una storia lunga e travagliata quella dei semi di Chia: dai campi di battaglia maya sino ai moderni studi medici per le loro qualità.
Secondo una leggenda, i guerrieri maya per darsi forza e coraggio prima delle battaglie erano soliti ingerire semi di Chia (termine che significa: “della forza”). La tradizione infatti insegnava che essi erano dotati di prodigiose qualità, non ultima quella di infondere una straordinaria potenza a chi li assumeva abitualmente. In realtà quello che i maya ignoravano è che, pur non avendo doti magiche, i semi di Chia sono estremamente ricchi di sostanze nutritive di pregio, tanto da essere considerati oggi dei veri toccasana in numerosi ambiti. Ma cosa sono esattamente questi semi? Essi vengono generati dalla Salvia Hispanica, erbacea, annuale e perenne, generalmente sempreverde, appartenente alla famiglia delle Labiatae. L’altezza della pianta, che può raggiungere anche un metro, si aggira solitamente intorno ai 50-70 centimetri; le foglie, di circa 4-8 centimetri, sono spesso coperte da fiori colorati, blu, viola o bianchi.
Originaria del Guatemala e del Messico, deve il suo nome al botanico Carolus Linnaeus, che nel 700 ne fraintese le origini credendo fosse originaria della Spagna. L’errore ha una giustificazione abbastanza semplice: i conquistadores spagnoli, dopo il 1521, invadendo le terre dell’America centrale e latina bruciavano gli abbondanti raccolti e le numerose riserve di semi di chia, vietandone la successiva coltivazione. È così che la pianta sparì da quel continente ma, importata in Spagna, continuò a crescere e a svilupparsi grazie alle caratteristiche del terreno e del clima favorevoli. Tornando alle proprietà benefiche dei semi, essi sono ricchi di amminoacidi, di minerali quali il calcio, il fosforo e il potassio, e di vitamine, in primis la A e la C, tutte sostanze che danno forza all’organismo, e che sono per questo incluse nelle formulazioni di molti integratori alimentari. Ma è soltanto nel 1991 che questi semi sono stati riscoperti in alcuni Paesi dell’America Latina (in particolare, Argentina, Colombia e Peru) e si sta tentando di rilanciarne il consumo a livello internazionale. Il prodotto, acquistabile nei principali negozi di produzione biologica, si presta a un utilizzo rapido in cucina: con una forma che ricorda quella dei semi di papavero o di sesamo, la chia può essere impiegata nella preparazione del pane o di dolci, nello yogurt e nelle insalate.
Da un punto di vista puramente terapeutico, i semi di chia sono conosciuti da relativamente poco tempo. In una sua intervista, il Dottor Tarcisio Prandelli, membro della F.I.A.M.O. (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati), spiega l’importanza di questi semi per l’alimentazione umana, e soprattutto in caso di diete per pazienti affetti da patologie di differente natura. Si ritiene infatti che i semi di chia possano essere di stimolo per il sistema immunitario umano, grazie alla grande quantità di omega 3 presente in essi (esattamente il 15% del prodotto stesso); una loro assunzione regolare permette di agire in diverse direzioni: abbassando i trigliceridi, riducendo la pressione arteriosa, regolarizzando l’azione anti-aggregante del sangue, favorendo la riparazione di eventuali danni neuronali. Dote quest’ultima che ne fa un alimento di elezione nelle diete indicate per alcune malattie cardiovascolari e in corso di malattie neurodegenerative.