In una società che tende a ridurre le differenze fra uomini e donne , l’accentuazione di alcuni aspetti fisici è un modo per riaffermare i ruoli
In una società sempre più caratterizzata dalla rimozione di molti dei pregiudizi sulla supposta superiorità del genere maschile su quello femminile, sta anche diminuendo la tradizionale funzione dei segnali di identità sessuale. Stiamo parlando dei segnali usati per identificare l’appartenenza di un individuo a uno dei due generi, e che ne enfatizzano visivamente la mascolinità o la femminilità. Proviamo a chiarire meglio questo processo che si sta sviluppando in maniera accelerata a partire dall’adolescenza. Per i neonati, infatti, che appena vestiti appaiono asessuati, si da un nome rappresentativo del genere di appartenenza e le famiglie continuano a usare i classici segnali artificiali di identità sessuale, scegliendo indumenti azzurri per i maschietti e rosa per le femminucce. Si continua poi con le acconciature, i giocattoli, i passatempi e gli sport, che sono diversi per i bambini e le bambine. In tal modo la società, in una fase pre-sessuale, insiste su una definita distinzione sessuale. Alla pubertà, quando i ruoli sessuali dovrebbero però trovare la loro naturale indentità, da tempo si assiste invece quasi a un rovesciamento di tendenza, che negli ultimi anni ha portato a una serie di comportamenti, atteggiamenti e apparenze fisiche che quasi annullano il ruolo di alcuni dei più tradizionali segnali di identità sessuale. Il concetto di unisex nell’abbigliamento ne è un tipico esempio (più ricorso ai pantaloni che alle gonne), così come la richiesta di epilazione nei maschi adulti, l’accorciamento dei capelli nelle donne e il loro allungamento negli uomini. Lo stesso vale per l’orecchino o la coda di cavallo che molti maschi scelgono di portare infischiandosene del fatto che fino a qualche decennio orsono si trattava di abbellimenti considerati tipicamente femminili, così come i tatuaggi e gli scarponi che rappresentavano un fregio e una calzatura molto maschile, oggi sono di moda anche fra le femmine. Per non parlare del grande successo che hanno il ballo fra i maschi e gli sport fisici violenti, tipo la boxe e il judo, fra le femmine. Questo comporta che anche nel fisico le differenze tendono ad attenuarsi: non è assolutamente raro, infatti, che le donne frequentino le palestre per aumentare la propria muscolatura e avere braccia e spalle più forti, larghe e mascoline, mentre gli uomini richiedono all’estetista di rimodellare le loro sopracciglia e al chirurgo plastico di eliminare la pancetta e di rinfoltire le loro chiome. Ma, fortunatamente, non tutti i segnali di identità sessuale visibili delle donne stanno scomparendo, per alcuni di essi, invece, si parla di una deliberata amplificazione, talvolta esagerata.
Prendiamo tre esempi: la liposcultura che evidenzia la tonicità e la dimensione delle natiche; l’ipertrofia e l’accentuazione delle labbra attraverso il rossetto e gli interventi di medicina estetica; l’ingrandimento del seno attraverso reggiseni, imbottiture e interventi di chirurgia plastica. Per ognuna di queste parti del corpo si tratta di tre segnali visivi di potente significato di richiamo genitale. Nelle femmine le natiche sono tendenzialmente più grandi e l’atto di spingerle in fuori è spesso utilizzato dalla pubblicità come segnale di attrazione per l’attenzione del maschio. Il colore delle labbra viene da millenni artificialmente accentuato e l’uso di posture a labbra socchiuse nei film e nelle immagini pubblicitarie, così come l’accostamento fra oggetti a forma fallica vicino a labbra umide e semi-aperte, sottolinea spesso il loro ruolo di eco-genitale. Passando dalle labbra ai seni va detto che la loro grandezza è indipendente dalla funzione dell’allattamento e la loro forma coincide con la maturità sessuale. E proprio attraverso il concetto di segnale sessuale, più che uno legato alla maternità, è possibile dare una spiegazione al perché molte donne si rivolgono al chirurgo per ingrandire o rialzare il proprio seno. A essere franchi, infatti, la forma arrotondata di un seno emisferico con un corto capezzolo è meno adatta all’allattamento. Essa ricorda quella che si aveva nei primi anni dell’adolescenza, quando era salda e rotonda, e rappresenta l’aspetto più vitale per l’esibizione sessuale di una giovane femmina. Il ricorso ai reggiseni imbottiti che rialzano e tengono ferme le mammelle, così come l’inserimento di moderne protesi, sono azioni che tendono a ricreare la forma e la saldezza di un seno, accentuando anche la fessura fra di esse, danno una immagine femminile che appartiene a fasi anagrafiche più giovanili, con un evidente miglioramento del potere attrattivo nei riguardi dei maschi. Perché, in conclusione, il ruolo svolto dai segnali di identità sessuale di cui abbiamo parlato è quello di favorire consciamente o incosciamente la scelta di un compagno. La constatazione è che oggi, quando essi ci sono, appaiono talvolta troppo espliciti, e sono amplificati spesso da movimenti ed esibizioni, tipo la danza. Non stiamo parlando della fin troppo appariscente danza del ventre, ma di tutti quei balli che favorendo i movimenti del corpo ne mettono in evidenza forme e rotondità. Tutto ciò non vuole tralasciare il fatto che anche il comportamento, il linguaggio e la cultura sono altri fattori che hanno un ruolo cruciale nell’attrazione e nella scelta del proprio partner. Quello che si premeva segnalare, però, è che le critiche che talvolta ricadono sulle donne che insistono per accentuare i propri segnali di identità sessuale recandosi dal medico estetico o dal chirurgo, non fanno altro che reagire a quel restringimento di quella che gli antropologhi chiamano la “frattura tra i sessi”, che come abbiamo detto nelle nostre società occidentali si sta via via restringendo, e in questo modo contribuiscono a conservare quella affascinante complessità e diversità che esiste fra il genere maschile e quello femminile, e che funge da garanzia per la sopravvivenza della nostra specie e dona quel pizzico di gioia, piacere ed entusiasmo alla nostra vita quotidiana.