Se anche Barbie ha la cellulite

La cellulite entra nella storia della bambola più famosa del mondo ma rappresenta un problema estetico e clinico che colpisce tantissime donne

Uno dei maggiori incassi della stagione cinematografica in corso è il film Barbie, rivisitazione moderna e a forti tinte femministe della famosa bambola. La trama, per chi ancora non lo avesse visto è la seguente: Barbie, tutti i modelli di Barbie a dire il vero, vivono realmente insieme ai loro Ken e agli altri personaggi inventati dalla compagnia di giocattoli Mattel, in un luogo imprecisato e magico del nostro stesso pianeta chiamato Barbieland. Un giorno però, “Barbie stereotipo”, ossia la bambola più nota tra tutte, inizia a fare pensieri di morte e a sentirsi un essere umano vero. Decide quindi di entrare nel mondo reale. Ne risulterà un viaggio iniziatico e un confronto spietato tra le aspettative di una donna che pensa di trovare una società a tinte rosa (come quella di provenienza) e la triste realtà odierna, in cui tanto per fare un esempio, a parità di competenze una donna solitamente percepisce uno stipendio più basso di un collega maschio. Nonostante, come detto, il film costituisca un j’accuse della società maschilista e si concluda con la piena emancipazione della protagonista, che si convince alla fine delle proprie potenzialità e del proprio ruolo nel creato, al di là del suo aspetto fisico, proprio il movimento femminista ha criticato alcune scelte della pellicola. Prima fra tutte, il fatto che tra gli indizi che fanno capire a Barbie di essere diventata umana c’è l’inaspettata comparsa della cellulite sulle cosce, guardata con disgusto allo specchio e tra i motivi principali che la inducono a mettersi in cammino per riportare tutto alla normalità della sua vita senza difetti. Secondo i detrattori del film, nonostante la buona volontà della regista Greta Gerwig, i luoghi comuni utilizzati offenderebbero l’universo femminile, in primis perché Barbie essendo interpretata da Margot Robbie è poco credibile nei panni di una donna reale. E qui sta la contraddizione: la Robbie è sì bellissima ma è anche una persona in carne e ossa pur avendo di fatto l’estetica patinata di una bambola. Anche criticare la reazione della protagonista dinanzi allo specchio ha poco senso. Chi cavalca l’onda della critica a tutti i costi infatti dimentica che la panniculopatia-edemato-fibro-sclerosi (PEFS), o cellulite o lipo-distrofia ginoide, rappresenta un inestetismo, più o meno patologico non importa, che colpisce il 90% delle donne (e in alcuni casi anche gli uomini) e che molte volte ha ripercussioni non solo nella sfera psicologica ma anche fisica. Una crescita esagerata del pannicolo adiposo, infatti, può avere ripercussioni sulla circolazione linfatica e venosa, causare edemi, comprimere nervi con sensazioni dolorose. Prevenirla o curarla non significa quindi tenere troppo al proprio aspetto oppure preoccuparsi di cose che hanno poca importanza, bensì fare qualcosa per la propria salute, migliorare il proprio benessere e in moltissimi casi cambiare il proprio stile di vita adottandone uno più sano. è innegabile, infatti che oltre alla predisposizione genetica, tra i fattori capaci di causare o peggiorare la cellulite ci siano anche la sedentarietà e un’alimentazione sbagliata, oltre all’utilizzo di scarpe non adeguate e a una postura scorretta. Se si passano molte ore seduti alla scrivania, a esempio, si verifica un lento appiattimento della colonna vertebrale che può alla lunga determinare un blocco del microcircolo periferico, causando accumuli di grasso in eccesso. In questi casi, come ha spiegato recentemente durante un convegno il dott. Daniele Mazza, Medico Chirurgo, Specialista in Ortopedia e traumatologia e Medico della Nazionale U21 di Calcio: “i segni maggiori appariranno in zone ben precise come al lato dei glutei, sopra la coscia e nell’area comunemente nota coulotte de Cheval. Quello che bisognerebbe evitare è di curvare la colonna in avanti per guardare lo schermo del computer utilizzando magari un cuscino che supporta la zona lombare. Ma anche evitare di indossare tacchi alti, accavallare le gambe per lunghi periodi, sedersi a bordo sedia, portare pesi o borse pesanti solo da un lato, e restare molte ore in piedi”. Secondo Mazza un modo efficace per contrastare queste abitudini scorrette è quello di effettuare esercizi di rinforzo che migliorano la postura. “Rinforzare la muscolatura dorsale ed addominale attraverso esercizi di core stability, rappresenta sicuramente la via migliore per alleviare le problematiche di colonna. In ufficio può esser utile allungare le gambe, muovere le caviglie su e giù come quando si sta per molte ore in aereo, per cercare di attivare la circolazione periferica. Anche attivare la muscolatura quadricipitale con contrazioni di 10 secondi, può aiutare a mantenere un miglior tono-trofismo delle gambe. Inoltre, iscriversi a corsi di yoga o pilates, può essere una soluzione al recupero dell’elasticità tissutale necessaria alla diminuzione della cellulite ed ai problemi posturali”. Fondamentale è anche una valutazione dell’appoggio plantare “poiché le variazioni di peso su un piede o l’altro vanno a influire sui carichi durante la deambulazione. In questo caso, se si evidenzia una problematica di tal genere può essere opportuno indossare un plantare specifico”. Tra le metodiche che maggiormente rientrano nel novero delle prestazioni del medico estetico, invece, un recente studio ha ribadito l’efficacia della la mesoterapia, una tecnica non nuova, che nasce infatti negli anni ’50 in Francia, grazie al Dr. Michel Pistor, ma che continua a stupire per la sua efficacia. Lo studio multicentrico in questione, pubblicato quest’anno su Esperienze Dermatologiche a opera di Niccolò Frosali, Francesca Papa e Daniele Donnamaria, ha preso in esame la veicolazione, attraverso tale trattamento, di un Dispositivo Medico a base di Poliamminoacidi (Alidya™) su un campione di 36 persone (rapporto F/M = 35/1). Le misurazioni sono state effettuate dopo un colloquio iniziale e una visita medica (T0) e dopo 4 (T1), 8 (T2) e 12 (Tf) settimane di trattamento. Come parametri sono state scelte le misure delle circonferenze prese in vita, sui fianchi e su una coscia (crf1, crf2, crf3); dati a T0 e Tf. I risultati ottenuti hanno mostrato un successo terapeutico per quanto riguarda la differenza cfr1, crf2 e cfr3 pre e post-trattamento. Un altro risultato è stato una visibile riduzione della cosiddetta “buccia d’arancia” sperimentata dai pazienti, e una perdita di peso media di 1,48 kg. Tutte le rilevazioni effettuate hanno quindi dimostrato sia l’efficacia oggettiva del trattamento, basata sui dati clinici relativi alla riduzione dell’edema e dei noduli cutanei dovuti alla PEFS, sia quella soggettiva (percezione del medico e soddisfazione del paziente) fino a 12 settimane dopo la prima seduta di terapia. Concludendo, forse è sbagliato imputare a una bambola di incarnare quello stereotipo di bellezza irraggiungibile che ha frustrato le legittime aspirazioni di milioni di bambine. Così come non ci si dovrebbe aspettare che la stessa bambola possa fungere da leva per aprirci gli occhi e fungere da ispirazione per chi vuole giustamente affermare il proprio ruolo in una società ancora troppo maschilista e classista. Tuttavia è indubbio che anche un oggetto di plastica può rappresentare un esempio, se utilizzato nel giusto modo, per una crescita interiore reale partendo da un semplice presupposto: che si sia uomini o donne, il corpo è l’involucro che custodisce la nostra anima e curarlo significa prendersi cura di sé, migliorare il proprio approccio alla vita e condurre un’esistenza migliore.