Con l’acronimo ORAC si identifica un metodo che permette di valutare in vitro l’inibizione dell’ossidazione indotta dai radicali perossilici
Il test della capacità di assorbimento dei radicali dell’ossigeno (ORAC) è un metodo sviluppato per la prima volta da Cao, Sofic e Prior (1993,1996 ) e si basa sull’inibizione dell’attività delle specie reattive da parte di un antiossidante che provoca la perdita della fluorescenza. Più precisamente valuta la capacità di rottura della catena dei radicali monitorando l’inibizione dell’ossidazione indotta dai radicali perossilici. I radicali perossilici sono i radicali liberi predominanti che si trovano nell’ossidazione dei lipidi negli alimenti e nei sistemi biologici in condizioni fisiologiche. Pertanto, i valori ORAC sono stati a lungo considerati di rilevanza biologica come riferimento per l’efficacia antiossidante. In questo test, il radicale perossilico prodotto da un generatore reagisce con una sonda fluorescente provocando la perdita di fluorescenza, che viene registrata con un fluorimetro. Una serie di curve di decadimento della fluorescenza può essere costruita in assenza o in presenza di antiossidanti e l’area netta guadagnata sotto le curve di decadimento in presenza di antiossidanti rispetto a quella senza antiossidanti, è considerata l’indicatore della capacità di scavenging dei radicali perossilici degli antiossidanti. Detto in maniera più semplice, il metodo ORAC fornisce un modo per valutare la potenziale attività antiossidante misurando in vitro la capacità di donare l’atomo di idrogeno e la sua ampia applicabilità si basa sul fatto che il test si occupa del radicale libero più frequente nei sistemi biologici, il radicale perossilico. Nonostante l’FDA americana abbia, nel 2012, indicato che le misurazioni in vitro non possono essere automaticamente assunte come valori antiossidanti biologici in vivo, questa scala resta un punto di riferimento per i ricercatori di tutto il mondo, con la generale avvertenza che a tutt’oggi non è stato ancora possibile definire l’esatta relazione fra l’indice ORAC e la sua efficacia preventiva o terapeutica. Ciò nonostante è opinione diffusa nella comunità scientifica di tutto il mondo che i cibi e gli integratori contenenti molecole con un titolo ORAC più alto hanno una capacità antiossidante maggiore nei riguardi dei radicali liberi, soprattutto nel rallentare i processi ossidativi che contribuiscono all’invecchiamento degli organi e dei tessuti, inclusa la pelle, e all’insorgere delle malattie. Il nostro corpo utilizza dalle 3000 alle 5000 unità antiossidanti ORAC al giorno. Necessarie, fra l’altro, a proteggere anche il sistema di vasi, noto come microcircolo, di dimensioni inferiori a 200 micron interposti tra la sezione arteriosa e quella venosa della circolazione (arteriole, metarteriole, precapillari, capillari, venule, capillari linfatici), che assicura gli scambi nutritivi e gassosi tra sangue ossigenato, anidride carbonica, ormoni, cellule immunitarie e liquido interstiziale. La protezione del microcircolo dall’azione dei radicali liberi assume una grande importanza a livello cutaneo, con due plessi vascolari interconnessi, uno sotto la superficie dell’epidermide e l’altro più profondo tra il derma e il tessuto ipodermico, perché garantisce la funzione trofica. L’ipossigenazione e malnutrizione che causano le alterazioni del collagene e dell’elastina, sono conseguenza della diminuzione del flusso ematico locale a causa della vasocostrizione arteriolare e della senescenza dei capillari e producono i segni biologici più chiari dell’invecchiamento cellulare intrinseco: le rughe e il rilassamento cutaneo. Anche alcuni fattori propri dell’invecchiamento vascolare estrinseco risentono dell’azione delle molecole ossidanti e dei radicali liberi, compromettendo la naturale troficità dei tessuti: il fumo, l’inquinamento, le radiazioni ultraviolette, vari microbi, le citochine pro-infiammatorie, la disreattività immunitaria. L’alterazione della circolazione periferica che si verifica con l’avanzare degli anni, determinando un minore apporto di ossigeno fa apparire la pelle atonica, disidratata, quasi scolorita, secca, oltre a favorire la caduta dei capelli e la fragilità ungueale. Ci sono, infine, anche patologie con ricadute estetiche addebitabili a problemi del microcircolo: couperose nelle aree delle guance e del naso, cellulite, edema e ulcere alle estremità. Non è un caso quindi che molti esperti insistano nel controllare e preservare la qualità del microcircolo perché i risultati ottenibili non sono momentanei ed estemporanei ma progressivi e permanenti nel tempo.