Scabbia

La scabbia è una malattia infestiva altamente contagiosa, l’agente causale è l’acaro (Sarcoptes Scabiei) che è in grado di vivere e di riprodursi solo su ospiti a sangue caldo: uomo e animali. Gli acari della scabbia sono diffusi in tutto il mondo. La scabbia non è una patologia limitata alle classi povere, come vuole  erroneamente la credenza popolare, ma tende a manifestarsi in individui di qualsiasi livello sociale, con qualsiasi tipo di occupazione e in ogni fascia di età.

La trasmissione interumana necessita di contatti intimi e prolungati, come può avvenire nei rapporti sessuali; oppure è favorita quando gli individui vivono a stretto contatto gli uni con gli altri, come avviene nelle scuole, nelle caserme, nei dormitori, ecc. Gli acari sopravvivono per molto poco tempo al di fuori dell’ospite naturale; ecco perché il contagio indiretto, per mezzo dei vestiti per esempio, è molto raro. Oltre all’acaro strettamente adattato all’uomo, esistono numerose varietà che infestano animali d’appartamento (cani e gatti) o d’allevamento (maiale). La trasmissione di queste scabbie di interesse veterinario all’uomo è, comunque, un evento eccezionale per via dello stretto adattamento di ogni varietà al loro ospite. La scabbia si manifesta con epidemie cicliche a distanza di 30-40 anni l’una dall’altra. Il periodo di incubazione dura in media tre settimane (in caso di primo contagio); è molto più breve, 1-3 giorni, in caso di reinfestazione. La scabbia è caratterizzata da un sintomo soggettivo importate: il prurito. Localizzato inizialmente in prossimità dei glutei e degli spazi interdigitali, in seguito diviene generalizzato e si aggrava durante la notte. L’eruzione scabbiosa è caratterizzata clinicamente da un elemento patognomonico della malattia: il cunicolo. Questo corrisponde al percorso scavato (ecco il motivo del prurito) dall’acaro femmina attraverso lo strato corneo dell’epidermide; lo si può osservare soprattutto a livello degli spazi interdigitali delle mani e in prossimità della superficie flessoria dei polsi. Sempre a carico della cute del paziente infestato è frequente il riscontro di tutta una serie di manifestazioni aspecifiche: lesioni da grattamento, lesioni escoriate, a volte con sovrainfezione batterica e croste.

Nella donna è frequente l’interessamento dei capezzoli, mentre nell’uomo costituisce un elemento utile per la diagnosi la presenza di lesioni papulo-erosive molto pruriginose a livello dei genitali.

 

Scabbia: TRATTAMENTO

Il prodotto in commercio più utilizzato è il Benzoato di benzile; esso deve essere applicato per quattro o cinque sere consecutive dopo il bagno su tutto il corpo, capo e collo esclusi. Dopo aver completato il primo ciclo di terapia, può essere necessario ripetere il trattamento per altre quattro o cinque sere, per ottenere una completa guarigione. Importante è anche la disinfestazione della biancheria con lavaggi ad elevata temperatura, e dei vestiti mediante polveri acaricide.

E’ importante che il trattamento sia esteso a tutte le persone che compongono il nucleo familiare.

 

Scabbia: BIOLOGIA E CICLO VITALE

L’agente responsabile della scabbia è un acaro appartenente all’ordine degli Artropodi. Come tutti gli acari, trascorre tutte le fasi del ciclo vitale su animali a sangue caldo (uomo-animali), possiede quattro paia di zampe, e riesce ad invadere gli strati più superficiali dell’epidermide, formando gallerie che si estendono a volte fino allo strato granuloso. Le femmine, a temperature superiori ai 20-25 °C, sono particolarmente mobili e sono quindi capaci di penetrare nell’epidermide, in appena 20 minuti, ad una profondità di 2,5-3 cm. Ciascuna femmina depone dalle due alle quattro uova al giorno. Dopo circa cinque giorni fuoriescono le larve, che subiscono tre mutazioni prima di trasformarsi in elementi adulti, capaci di accoppiarsi ed iniziare così di nuovo la deposizione delle uova. Il ciclo vitale è di14-17 giorni.