Euforia, tristezza e stato di salute

angelo ferrariDott. Angelo Ferrari Responsabile dermatologia e allergologia territoriale ASP Crotone, Prof. Univ. Studi di Pisa, Docente Accademia Internazionale Nutrizione Clinica

 Stress e malessere psicologico possono essere causa di patologie e disturbi fisici anche gravi. Ripristinare il giusto tono dell’umore può costituire la base di partenza per una cura efficace

L’uomo aspira da sempre al benessere, risultato dell’equilibrio tra salute fisica e psichica. Mente e corpo sono infatti inscindibili e, di conseguenza, molti malesseri fisici influiscono sul tono dell’umore che, a sua volta può provocare o potenziare disagi fisici. La componente psichica gioca un ruolo determinante nello sviluppo della malattia, partendo dal fenomeno chiamato “stato o fattore di stress” che minaccia l’uomo in maniera sempre più frequente e massiccia. A sorprendere ancora di più è la scoperta che a mediare l’impatto dello stress sull’immunità naturale sarebbero anche alcuni aspetti del carattere. Temperamenti collerici, rigidi, nervosi e smodatamente ambiziosi sarebbero maggiormente predisposti al rischio di infarto o ad altri disturbi cardiovascolari. Le pubblicazioni scientifiche sulle relazioni tra le disposizioni del carattere e la maggiore o minore vulnerabilità alle infezioni sono sempre più frequenti. L’umore si esprime attraverso le due polarità antitetiche del piacere e del dispiacere, oscillando dal polo positivo dell’euforia per gli eventi piacevoli al polo opposto della tristezza per gli eventi negativi. Esso è al primo posto nell’ambito dei fattori determinanti della buona salute mentre al secondo c’è il riposo notturno e al terzo la buona alimentazione. Che il buon umore risollevi non solo il morale ma anche le nostre difese immunitarie è una delle acquisizioni più accreditate dalla comunità scientifica.

Ci sarebbero infatti conferme che anche i processi di guarigione sarebbero direttamente legati all’umore e allo stato d’animo del paziente: la psiche e i grandi sistemi biologici (ormonale, nervoso e immunitario) si influenzano a vicenda operando in sinergia. Il sistema nervoso e i mediatori prodotti dalle cellule dei tre sistemi principali costituiscono l’alfabeto comunicativo di un continuo dialogo. In virtù di questa interazione sinergica, il sistema nervoso controlla quello immunitario e a sua volta, le cellule immunitarie sono fondamentali per la determinazione del funzionamento del sistema psichico. Dato ancor più importante è che il buon umore sembra essere strettamente legato anche alla durata stessa della vita. Proprio a tal fine, all’interno dei reparti ospedalieri sono stati introdotti e si stanno sempre più diffondendo sessioni di comicoterapia: stimolando il riso, aumenta anche l’attività dei linfociti killer in grado di distruggere le cellule cancerose, aumentare l’ossigenazione e la circolazione del sangue. Ridere aiuta anche a neutralizzare l’ansia e lo stress, aiutando ad accrescere l’autostima e a migliorare la memoria e la capacità di comprensione. Negli ospedali pediatrici, è sempre più diffusa la figura del clown-medico, resa nota dall’ormai celebre medico americano Hunter Patch Adams, portavoce di un nuovo concetto di assistenza al paziente basato su gag, barzellette e musica. Nonostante lo scetticismo di molti medici, studi recenti hanno anche messo in luce come la visione di un film comico sia in grado di incrementare in modo significativo i livelli di immunoglobina, dei leucociti e di quelle citochine grazie alle quali il corpo resiste alle infezioni. Alla luce di tutto ciò, è emerso come nell’ambito delle terapie farmacologiche spesso sia consigliabile prevedere interventi psicologici di supporto che si prendano cura della gestione di eventi stressanti in grado di indebolire la capacità immunitaria o che aiutino soggetti affetti da isolamento psicosociale, i quali sembrano avere maggiori probabilità di contrarre malattie. La sensazione di solitudine cronica stimola, infatti, i geni della risposta infiammatoria e inibisce i geni coinvolti nel controllo antivirale. Al contrario, il supporto relazionale risulta benefico al fine di migliorare e coadiuvare il processo di guarigione. In conclusione, se l’esordio e il decorso di molte malattie è strettamente correlato alle variazioni del tono dell’umore ciò è ancor più vero per quanto riguarda il rapporto tra stress e pelle. La Psoriasi ad esempio è una malattia cronica che causa indubbi problemi relativi all’immagine corporea e all’autostima, avendo quindi un notevole impatto emotivo sul paziente. Lo stress emotivo, oltre a possibile concausa scatenante, comporta una esacerbazione della malattia, oltre all’insorgenza di insicurezza, disfunzioni sessuali, ansia, depressione e ideazione suicidaria.

Lo stress, quindi, non va considerato soltanto come un fattore in grado di influenzare il decorso della malattia ma anche come un elemento in grado di giocare un ruolo fondamentale nella sua eziologia. Lo stesso dicasi per altre patologie cutanee quali la dermatite atopica, in cui sia i bambini che gli adulti malati mostrano ansia, note depressive del tono dell’umore ed eccitabilità emotiva. L’elenco delle dermopatie influenzabili dallo stato dell’umore non finisce qui: se una persona ha già l’acne, una condizione emotiva alterata è stata riconosciuta come causa di possibili ulteriori sfoghi. Del resto per tali patologie gli approcci terapeutici più efficaci si sono dimostrati proprio quelli che associano al trattamento medico una psicoterapia volta a individuare le situazioni di disagio e quindi a superarle. Per ovviare a questo stato di cose, poi, secondo molti ricercatori, un possibile aiuto potrebbe derivare dall’assunzione di vitamine B2, B6 e PP. Questa riflessione ci porta al punto di partenza iniziale: per ottenere un reale miglioramento il paziente va inquadrato nella sua globalità perché la strada giusta per curare, o per lo meno, tenere sotto controllo affezioni ad alta componente emotiva passa anche attraverso un approccio multidisciplinare e psicologico.