dr. Raffaele Soccio
Presentata durante il Congresso ADOI di Lucca, l’indagine condotta da Astraricerche, per raccontare il rapporto fra le donne italiane e i segni del tempo
Sono passati 25 anni dalla morte di Anna Magnani e, in questi giorni, molti giornali hanno raccontato che una volta, parecchi anni fa, la grande attrice disse al suo truccatore: “ Lasciami tutte le rughe , non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire “. Ci piace pensare che la storia sia vera e che questa frase fosse il suo modo per dire: cosa c’è di male in un volto invecchiato? O di ribellarsi e difendere il proprio viso denso di espressività, anche se dimostrava l’età reale, perché comunicava emozioni, fierezza, libertà e orgoglio. Ma soprattutto l’aneddoto mette in luce la capacità di prendersi in giro, quell’autoironia che spesso è l’ingrediente principale per rendersi belli agli occhi degli altri, unita alla maturità che nasce dalla consapevolezza di volersi accettare per ciò che si è, di amarsi nonostante i difetti, nonostante i segni del tempo. Tanti anni sono passati dalla scomparsa di Anna Magnani, e molte donne oggi, non solo nel mondo dello spettacolo, si dicono terrorizzate dal tempo che scorre sulla loro pelle, dagli anni che, inesorabilmente, condannano i volti al cambiamento naturale della vecchiaia. Un argomento a metà fra estetica e psicologia, su cui ha provato a fare chiarezza un recente studio “Le donne italiane e le rughe”, commissionato ad Astraricerche dall’azienda Johnson&Johnson e presentato a Lucca in occasione del Simposio “Rughe: arte e innovazione” nell’ambito del 52° Congresso Nazionale dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani.
La ricerca era finalizzata a capire il rapporto delle italiane con le rughe e i rimedi adottati per contrastare i segni del tempo, ed è stata condotta su un campione di donne fra i 25 e i 60 anni: il 24% tra i 25 e i 34 anni, il 31% tra i 35 e i 44 anni e il 45% tra i 45 e i 60 anni. Molto interessanti i risultati: a partire dal fatto che l’83% delle italiane intervistate ammette di avere le rughe. Quasi 4 donne su 10 le scoprono, per la prima volta intorno agli occhi, mentre per il 35,7% delle italiane le prime rughe compaiono sulla fronte. Occhi (46,6%), bocca – rughe tipo codice a barre – (42,4%) e collo (38,9%) sono per le italiane i punti dove le rughe sono più associate all’invecchiamento. Solo il 14%, invece, associa il passare degli anni alle rughe sulla fronte. Sorprendente l’impatto e le sensazioni suscitate perché, davanti allo specchio nessuna illusione: quando la prima ruga fa la sua comparsa le donne decidono di reagire, ma senza esagerare. Il 60% delle intervistate ha dichiarato di accettare le rughe, pur cercando di posticiparle e ridurle. Non mancano, ai poli opposti, le pacifiste (25,2%), che convivono serenamente con i segni di esperienza e maturità e che superano nettamente le agguerrite (8,6%), che combattono le rughe con tutti i mezzi possibili.
Informate e attente, la ricerca rivela che sono tante (26,8%) le donne che si dimostrano brave a sfruttare i vantaggi dell’uso combinato dei tanti rimedi disponibili. Tra gli accorgimenti per prevenirle, il 60,5% del campione ha dichiarato di prestare attenzione all’esposizione al sole, il 60,4% utilizza una crema idratante, il 45,4% cura molto l’alimentazione e il 34,6% utilizza una crema antirughe specifica. Solo il 13,1% previene le rughe con trattamenti dall’estetista. Ben due donne su dieci, però, non fanno nulla per prevenirne la comparsa. Le creme antirughe funzionano? Tra gli ingredienti più noti e ritenuti più efficaci contro le rughe ci sono l’acido ialuronico, conosciuto dal 74,9% delle intervistate e il retinolo, conosciuto dal 58,6% del campione. In generale, però, le italiane si dividono tra il 56,6% che ritiene che non ci sia nulla di veramente risolutivo contro le rughe e il 58,9% che ritiene che le creme siano efficaci se utilizzate non appena le rughe compaiono, anche se i risultati non sono immediati. Poche illusioni, quindi, ma neanche adesione acritica alla moda, per alcuni sempre più attuale e dilagante, per cui andrebbe fatto di tutto per fermare i segni del trascorrere del tempo. “Un’evoluzione, quella delle donne e del loro rapporto con le rughe e la bellezza che trova conferma e rappresentazione nell’arte – ha commentato lo storico dell’arte Stefano Zuffi, intervenendo al simposio di Lucca – Nel corso dei secoli le rughe sono state considerate un tratto distintivo di uomini di grande saggezza, mentre i personaggi femminili sono sempre stati rappresentati con un aspetto luminoso e levigato. Le modelle dei grandi artisti erano per lo più ragazze in tenera età, dalle forme abbondanti e dalla pelle diafana. Rispetto alle donne protagoniste della storia dell’arte, i canoni della bellezza femminile sono profondamente cambiati così come sono cambiati il ruolo sociale e lo stile di vita della donna”.
In conclusione cosa ci dice la ricerca? Che oggi più che nel passato si riconosce che ogni singola ruga parla di noi, della nostra vita, dei nostri dolori, delle nostre conquiste, della nostra storia. Che un volto, pur se segnato dal tempo, quant’anche pieno d’imperfezioni, può essere ricco di un’espressività che è la nostra vera identità, la testimonianza di ciò che abbiamo vissuto. E in questo senso la battuta di Anna si trasforma in una lezione di vita.