Cibo ergo sum: i rischi dell’alimentazione

di Ivano Marocchi

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Una serie di conferenze dei dermatologi Matteo Cagnoni e Alex Gezzi sugli effetti che una alimentazione non corretta ha sulla pelle e sulla salute diventano un DVD.

Il nostro futuro non è predeterminato e già scritto nel patrimonio genetico ma dipende anche dall’interazione con l’ambiente circostante e da una moltitudine di fattori.

Tra questi, uno dei più importanti è l’alimentazione. Valga come esempio il caso della giapponese Okinawa: l’isola che conta più centenari al mondo. Secondo alcuni studi, questa estrema longevità sarebbe frutto proprio del cibo che generalmente viene consumato nell’isola: ovvero tanto pesce, riso e alcuni tipi di alghe. Il tanto sospirato elisir di lunga vita, insomma, sarebbe a portata di mano per ognuno di noi e consisterebbe in una più consapevole scelta alimentare. Viviamo però in quella che potremmo definire una giungla alimentare, dove rischiamo di restare schiacciati sotto la pressa delle multinazionali, e l’unica speranza è imparare a interpretare l’etichetta (come per un cosmetico) per sapere esattamente cosa contiene un determinato cibo. La domanda quindi è: ma industria e salute possono andare d’accordo? Inoltre, la volontà di naturale e sano, che sembra prevalere di questi tempi può coesistere con le regole insite nel concetto stesso di profitto? A queste difficili questioni hanno provato a dare risposte due dermatologi, Matteo Cagnoni e Alex Gezzi, in alcune conferenze sull’argomento tenute in giro per l’Italia e oggi raccolte nel DVD “Cibo Ergo Sum”. S’inizia proprio con la domanda: “cosa vuol dire oggi alimentazione sana e che effetti hanno le cattive abitudini alimentari sulla pelle?”

Per la prima parte del quesito, dati alla mano, emerge che proprio i paesi più industrializzati, comunemente considerati anche i più progrediti, sono quelli in cui i disturbi alimentari rappresentano una vera emergenza sanitaria. L’incidenza di malattie come l’obesità, il diabete, affezioni cardiovascolari è in forte aumento in quasi tutto l’Occidente nonostante le tante campagne di informazione. Come mai? Da una parte il problema è sicuramente legato a quello della trasparenza alimentare. Secondo una inquietante classifica stilata dalla rivista Nature qualche anno fa, i prodotti più adulterati al mondo sono proprio quelli che vengono considerati i più sani: l’olio di oliva, il latte, il miele, lo zafferano, il succo d’arancia, il caffè e il succo di mela. Ma contraffatti sono anche alcuni degli alimenti cardine della famosa e tanto decantata dieta mediterranea, universalmente conosciuta come fondamentale nella prevenzione delle malattie e che fino a ora ha garantito agli italiani una vita media di 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne. Altrettanto importanti – continuano i due dermatologi – risultano gli stili di alimentazione sbagliati.

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Una tematica che in Europa come negli USA riguarda soprattutto le nuove generazioni: i giovani sono continuamente iperstimolati e “aggrediti” dalla pubblicità in cui l’invito a consumare cibi spazzatura è preponderante. Basti pensare che oggi un bambino su quattro è sovrappeso e uno su dieci è obeso. Visto l’assioma che un bambino obeso facilmente diventerà un adulto obeso, oltre il trentuno per cento degli adulti pesa più del dovuto con tutto ciò che comporta a livello di salute del nostro organismo. Il junk food, alimenti che dietro un aspetto colorato e invitante nascondono insidie al nostro benessere. Spesso sono frutto di oscuri procedimenti chimici che alterano le qualità dei diversi ingredienti che li costituiscono. Attenzione anche ai preconfezionati, i pronti da mangiare, gli snack: cibi dallo scarso valore nutrizionale e dall’elevato apporto calorico. Certo sono pratici, comodi e di bell’aspetto, talvolta neanche economici ma alla base del loro magico fascino vi è sempre lo stesso trucco: la triade sale-zucchero-grassi saturi che crea dipendenza ed è altamente dannosa. In particolare per la pelle a causa della nota reazione chimica di glicazione, in cui si realizza un danno significativo a seguito del legame di zuccheri e grassi saturi con le fibre collagene. Senza dimenticare l’aumento dei radicali liberi e dello stress ossidativo. Gli autori si domandano poi: “siamo sicuri che coloranti, correttori di acidità, aromatizzanti, conservanti, non siano pericolosi?” Nonostante gli esperti dell’EPSA (European Political Science Association) dicano che la maggior parte di essi non sia in grado di alterare il nostro stato di salute, restano comunque molti dubbi e perplessità supportati da numerosi programmi televisivi che in questi anni hanno affrontato il tema e che, al contrario, hanno evidenziato il pericolo reale sulla loro incompatibilità con l’organismo. Prendiamo i primi: sono sostanze chimiche di sintesi normalmente presenti negli alimenti naturali che ne riproducono le caratteristiche al gusto e all’olfatto. Gli aromatizzanti vengono indicati sull’etichetta dei prodotti alimentari a cui sono addizionati con la denominazione generica di “aromi. Ciò viene fatto allo scopo di tutelare il prodotto da possibili imitazioni ma, allo stesso tempo, costituisce una limitazione per il consumatore che non può essere in grado di identificare dall’etichetta la composizione chimica esatta dell’aroma o della miscela di aromi utilizzati in un particolare alimento. Se quindi in etichetta non si trova la dicitura “aromi naturali” ma semplicemente “aromi”, è chiaro che si tratta di sostanze chimiche. Tra queste (migliaia), prodotte in laboratorio, è probabile che qualcuna possa essere seriamente nociva. Un DVD che vale la pena far vedere anche in ambiti scolastici per tentare di dare avvio a quella informazione primaria di cui sempre più si sente bisogno ma che ancora troppo trascurata.