Riparte l’edilizia ma aumentano le dermatiti

Il bonus del 110% si è tradotto in un aumento dei lavoratori nel settore del mattone ma anche del numero di casi di dermatite da contatto

Nonostante le polemiche dell’ultimo periodo, è innegabile che il superbonus del 110% abbia contribuito non poco a rilanciare il cosiddetto settore del “mattone”. Stando alle statistiche pubblicate sul sito dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), nel momento in cui scriviamo, le detrazioni hanno superato i 4 miliardi di euro mentre i lavori con almeno una asseverazione protocollata (Asid) sono vicino ai 30mila. E ancora: oltre 15mila gli edifici interessati dagli interventi di efficientamento energetico e adeguamento antisismico mentre sono quasi 60mila le persone fisiche che ne hanno beneficiato. Naturalmente, accanto a questi numeri, è possibile, per l’osservatore attento, ipotizzarne altri di diversa matrice. Ad esempio a beneficiare di questa mole di lavori, c’è stato anche il comparto energetico e le fabbriche di materiali edili, così come s’è registrato un incremento nell’acquisto di camion di trasporto per materiali e, soprattutto, di manodopera. Possibile ipotizzare anche maggiori introiti per i negozietti o le trattorie nei pressi dei diversi cantieri, che forniscono i pasti agli operai. Cifre che costituiscono il pane per chi si occupa di statistica ma che spesso l’uomo comune ignora. Ciò che non si può sottovalutare, invece, è l’aumento del numero dei casi di dermatite allergia da contatto (DAC) che gli ambulatori dermatologici, pubblici e privati, stanno registrando. La ragione è sufficientemente chiara. Questo tipo di patologia è infatti spesso connessa alla manualità lavorativa, rappresentando una risposta del sistema immunitario al ripetuto contatto nel tempo con sostanze estranee all’organismo, la quale si manifesta con una reazione della pelle di tipo ritardato (o reazione 4 o DTh). Non è la prima volta che succede. Qualche anno fa, ad esempio, si registrò un incremento di DAC tra le estetiste e le loro clienti. Era il periodo del boom della ricostruzione unghie e della manicure artistica, e a causarlo fu l’uso di acrilati presenti nei prodotti utilizzati in quel settore dell’estetica. A evidenziarlo in termini scientifici fu uno studio inglese (Rachel Montgomery, Susan J. Stocks e S. Mark Wilkinson, Manchester, pubblicato su Contact Dermatitis 2016; 74: 110–127 -), che dimostrò come la frequenza delle dermatiti occupazionali derivanti dall’uso dei metacrilati era aumentata in maniera significativa dal 1996 al 2011, periodo che coincideva appunto con l’incremento del numero delle persone impiegate nell’industria cosmetica e della popolarità di questi trattamenti. Oggi, invece, i lavoratori più colpiti sono i muratori e le allergie evidenziate più frequenti sono quella al cromo e al cobalto, sostanze comunemente riscontrabili nel cemento, nelle colle e nelle vernici. Ma cosa lamentano esattamente gli operai che decidono di rivolgersi al dermatologo? Il primo sintomo, causato dall’azione dei linfociti, che provvedono all’identificazione precoce dell’allergene, è la comparsa di lesioni cutanee localizzate nella zona del contatto. La dermatite non compare mai prima di 5-7 giorni dal contatto ma non mancano i casi in cui esse appaiano anche più tardi. La risposta al successivo contatto con lo stesso allergene, anche a distanza di tempo, sarà invece caratterizzata da una comparsa più precoce delle lesioni, ossia 24-48 ore. Il quadro clinico si manifesta inizialmente con un eritema accompagnato da prurito, solitamente intenso. In seguito, sulla chiazza eritematosa, fanno la loro comparsa piccoli rilievi puntiformi, vescicole superficiali che tendono a rompersi facilmente creando spaccature che poi si trasformeranno in croste. Se però l’eritema dovesse cronicizzarsi, allora la pelle va incontro a inspessimento, iperpigmentazione, fissurazione sino a ricoprirsi di squame, mentre il prurito aumenta d’intensità. Se nella maggior parte dei casi, la sede in cui appaiono i sintomi è anche quella del contatto con la sostanza allergizzante, non bisogna trascurare l’eventualità che a volte essa sia invece localizzata anche piuttosto lontana dall’eritema. Sono stati documentati casi in cui, per esempio, l’eczema provocato dai materiali edili si è evidenziato nella zona delicata del contorno occhi, vicino alle palpebre, come conseguenza dello sfregamento degli occhi. Una ulteriore difficoltà nella prognosi, può essere causata dal fatto che a volte l’allergia scoppia all’improvviso a seguito di contatto con sostanze che prima non aveva provocato alcun problema. Il meccanismo fisiopatologico alla base di questa reazione non è stato ancora chiarito: secondo alcune ipotesti può trattarsi di una penetrazione massiccia di allergene oppure è legato alla disseminazione di questo attraverso il grattamento o il sudore. Più facile la diagnosi eziologica che si effettua con i cosiddetti test epicutanei. Le sostanze sospette, disperse in vaselina bianca in determinate concentrazioni, vengono applicate sulla cute per mezzo di uno speciale dispositivo destinato a mantenere una perfetta occlusione della cute stessa. I diversi test sono applicati sul dorso delle mani e lasciati agire per 48 ore. Generalmente si eseguono due letture: una dopo la 48° ora, una seconda dopo la 96esima. Qualche parola sulle sostanze che più comunemente possono causare dermatite da contatto negli addetti all’edilizia. Al primo posto si trovano metalli come il Nichel, il Cobalto e il Cromo che si trovano all’interno del cemento (per quanto la percentuale del Cromo sia stata ridotta dalla normativa fin dal 2005) ma anche delle porcellane. Al terzo posto, si trova la formaldeide che si riscontra nelle carte da parati, vernici, materie plastiche, colle, disinfettanti, alcool denaturato, alcune candeggine. Temibile , per alcuni, anche la colofonia che può entrare nella composizione di colle, vernici, e nella cera che si usa pere rendere più lucide le superfici di mobili e parquet.