La malaria spaventa ancora

La malaria miete in un anno tante vittime quante l’AIDS in quindici, ma grazie a nuovi farmaci forse saremo capaci di debellarla 

di Silvie Guilleme

 Sembra paradossale che alle soglie del 2006 alcuni mali che si pensava sarebbero stati stroncati dal progresso scientifico, tornino a far parlare di sè in maniera drammatica. è il caso della malaria che ancor oggi rappresenta una delle principali cause di morte in tanti Paesi neanche troppo lontani da noi (è stato calcolato che sono oltre 2,4 miliardi gli individui esposti a rischio di contagio), come il continente africano finanche a colpire con una certa frequenza in Europa (solo in Italia si parla di circa 700 – 1000 contagiati l’anno). La nostra rivista in passato ha già affrontato questo problema che minaccia oltre il 40% della popolazione mondiale, facendo presente allora che se il morbo era stato debellato in alcune regioni della terra, in altre si era andato diffondendo, come a dire che in realtà non si era verificata una reale scomparsa della malattia ma semplicemente uno spostamento geografico della stessa, e precisamente nei Paesi subtropicali. Riaffrontiamo l’argomento alla luce di nuove scoperte scientifiche e precisamente, in seguito alla scoperta di una nuova categoria di farmaci che potrebbe in poco tempo aiutare a debellare definitivamente questo male millenario. Tanto per rinfrescarci la memoria, ricordiamo che con il termine malaria ci si riferisce a un insieme di malattie caratterizzate da periodiche crisi febbrili, dovute all’azione di protozoi appartenenti al genere Plasmodium. Questi parassiti unicellulari, sono trasmessi all’uomo dalle zanzare Anopheles, che fungono da vettori della malattia portatori del virus dopo aver punto un individuo che ne è già affetto. Esistono 4 diverse specie di plasmodio in grado di parassitare l’uomo: il Plasmodium falciparum, portatore della cosiddetta “terzana maligna” causa della quasi totalita’ dei casi mortali, il Plasmodium vivax, il più diffuso, responsabile della quasi totalita’ dei casi di terzana benigna e il Plasmodium malariae, il più raro, responsabile della malaria quartana. La quarta specie di plasmodio, Plasmodium ovale, si trova principalmente nell’Africa tropicale. L’attacco malarico, causato dalla liberazione dei parassiti nel sangue, si ripete ogni 48 o 72 ore circa e dura dalle 8 alle 12 ore. Inizialmente l’individuo infettato avverte brividi e sensazioni di freddo, mentre si registra un forte innalzamento della temperatura corporea che può raggiungere i 40° C. Segue uno stadio in cui il malato prova una sensazione di caldo, forti cefalee, nausea, vomito, dolori intestinali. L’attacco termina con una fase di sudorazione abbondante, accompagnata da stanchezza diffusa. La terapia consigliata finora ai viaggiatori che si recavano in Paesi a rischio di contagio consisteva nella chemoprofilassi antimalarica. Tuttavia questa non è sempre efficace a causa della mancata compliance verso il regime farmacologico consigliato (il trattamento può presentare diversi problemi, una semplice dimenticanza vanifica l’efficacia e apre la strada a potenziali nuovi ceppi resistenti) o a causa della cresciuta resistenza del parassita verso i farmaci. Le molecole che vengono maggiormente utilizzate nei Paesi Occidentali per la chemoprofilassi sono la mefloquina, la doxycycline e la combinazione atovaquone – proguanil. Tuttavia alla domanda se ha ancora senso prescrivere la tradizionale chemoprofilassi antimalarica, secondo alcuni specialisti la risposta sarebbe incerta. Infatti i farmaci più prescritti presentano il rischio di effetti collaterali sul sistema nervoso centrale e sull’apparato gastrointestinale, oltre a non garantire una copertura totale. Per questo motivo grande interesse scientifico e commerciale ha suscitato l’identificazione di una nuova classe di molecole cosiddette ACTs (artemisinin based combination tterapyies) estratte dalla Artemisinina annua una erba a lungo usata nella medicina naturale cinese. La corsa allo sviluppo di questi nuovi farmaci, visto l’enorme potenziale economico del mercato, ha dato un forte impulso alla collaborazione scientifica con la Cina e anche l’Italia non è stata a guardare. L’A­zienda Sigma Tau in collaborazione con una Società Farmaceutica cinese, l’universita’ di Oxford e l’organizzazione MMV (Medicines for Malaria Ventures) ha contribuito alla creazione di un nuovo medicinale: l’Eurartesim che rappresenta la combinazione di diidroartemisinina e piperachina (vecchio farmaco antimalarico, ormai poco efficace se dato da solo). Lo studio clinico principale è stato condotto su circa 3000 pazienti reclutati in alcuni dei Paesi endemicamente colpiti dalla malaria (Uganda, Kenia, Monzambico, Zambia, India, Laos e Tailandia) e i risultati si avranno nel corso di questo anno. Il rationale si fonda sull’azione antiplasmodica, rapida ed efficace della diidroartemisinina che non pare accompagnarsi a forme di resistenza. La sua permanenza all’interno dell’organismo, pero’ ha durata molto breve e proprio per questo essa viene integrata dalla piperachina che possiede una lunghissima emivita. La terapia, cosi’, dura solo 3 giorni, una qualità essenziale per una compliance ottimale anche in Paesi in cui le condizioni sanitarie sfavoriscono trattamenti protratti nel tempo. L’Eurartesim agirebbe così rapidamente che dopo 2-3 giorni i sintomi scomparirebbero del tutto perché l’artemisinina sarebbe in grado di distruggere gran parte (95-97%) dei plasmodi circolanti. Il compito del secondo farmaco antimalarico sarebbe quindi quello di distruggere la piccola quota rimanente. La commercializzazione del prodotto in Europa potra’ avvenire solo dopo l’approvazione da parte delle Autorita’ Sanitarie mentre il farmaco viene già venduto in Cina e in Viet Nam dal 2003. Stessa prospettiva per gli altri ACTs, ancora in fase di studio e da approvare. Speriamo presto.

Due millenni di vittime illustri 

è stato calcolato che solamente negli ultimi 100 anni la malaria nel mondo abbia ucciso almeno 300 milioni di individui. Ironicamente la si può considerare fra le più democratiche malattie dell’umanita’, in quanto colpisce tutte le classi sociali ed è stata responsabile della morte di molti illustri personaggi. La storia tramanda che già Alessandro il Grande, nel 323 a.C. ne fu vittima; l’imperatore Tito, nell’81 d.C.; Alarico, re dei goti, nel IV secolo d.C.; Sant’Agostino, nel 430 d.C.; Dante Alighieri, nel 1321. Diffusissima tra i papi, tanto da prendere il nome di febbre romana, la malattia uccise Gregorio V (999), Damaso II (1048), Leone X (1521), Sisto V (1590), Urbano VII (1590). Altri personaggi famosi morti per malaria furono: Oliver Cromwell, nel 1658; Fausto Coppi, nel 1960; mentre sopravvissero al terribile male: Cristoforo Colombo; Sir Arthur Conan Doyle; l’esploratore David Livingstone; Ho Chi Min; Gandhi; Ernest Hemingway; l’ammiraglio Nelson; Leon Trotzky; gli attori Errol e Flynn Michael Caine, il mitico Perry Mason; Madre Teresa di Calcutta e i Presidenti USA: Washington, Monroe, Jackson, Lincoln, Grant, Garfield, Roosevelt e, per ultimo lo stesso John Kennedy. (G.P.)