Approvato dalla FDA americana il sistema Ulthera, che utilizza ultrasuoni di potenza focalizzati, permette di agire sui tessuti in maniera assistita dall´ecografia
di Camilla S. Palombo
Solo una buona conoscenza dell´anatomia dei tessuti permette di capire sia l´azione del chirurgo estetico che l´effetto estetico di alcune tecnologie, come per esempio gli ultrasuoni. La fascia muscolo-aponeurotica superficiale (SMAS) che sta sotto ai tegumenti è il tessuto che durante un intervento di lifting costituisce il piano di dissezione negli interventi di lifting facciale e che viene trattato per rassodare la struttura del viso ovvero per ottenere l´effetto finale. Questa fascia, adiacente al tessuto adiposo, è visualizzabile attraverso una ecografia che può mettere in evidenza sia il platisma che la fascia temporale, il muscolo frontale, la parte superficiale dei muscoli mimetici e la fascia superficiale cervicale al di sopra dello sternocleidomastoideo. Grazie alla recente introduzione del sistema Ulthera, che utilizza la tecnologia HIFU (ovvero degli ultrasuoni di potenza focalizzati) si può interagire, in maniera del tutto non invasiva, con questa parte dei tessuti fino a oggi raggiungibile solo attraverso un lifting chirurgico. Attraverso l´ecografia, l´operatore riesce a capire in maniera assolutamente precisa dove posizionare l´azione degli ultrasuoni, avendo a sua disposizione diversi trasduttori che focalizzano l´azione dell´ultrasuono a diverse profondità, più precisamente a 4,5 mm e a 3 mm. In questo modo è possibile, dopo aver individuato la SMAS, posizionare l´azione del calore dell´ultrasuono che darà luogo alla retrazione dei tessuti e, nei mesi successivi, allo stimolo da parte dei fibroblasti alla produzione di nuove fibre. L´obiettivo è arrivare gradualmente alla visualizzazione di un viso più tonico e alla ridefinizione dei contorni del viso con l´elevazione dell´arcata sopracciliare, la riduzione delle pliche naso labiali e dei solchi che stanno al di sotto del labbro, e al miglioramento del contorno dell´ovale, così come all´elevazione dello zigomo. Si ottiene la stessa azione al di sotto delle strutture del volto e più precisamente sul collo migliorando quindi la definizione dell´angolo cervico-mentoniero. Questa metodica, pur avvalendosi di una tecnologia sofisticata che ha alle spalle 5 anni di lavori clinici e scientifici pubblicati su riviste mediche internazionali ed eseguiti, dapprima su tessuto animale e successivamente su quello umano, è in realtà da un punto di vista operativo, estremamente semplice e confortevole per il paziente. La durata media per trattare un intero viso e collo si aggira intorno ai 30 – 40 minuti, durante i quali l´operatore, sotto guida ecografica, emette gli ultrasuoni focalizzati. Negli anni di studi che hanno preceduto la sua approvazione da parte della FDA, l´attenzione è stata incentrata prima di tutto sulla sicurezza e quindi sulla definizione dei protocolli che consentono di raggiungere il massimo di efficacia limitando al minimo il disagio dei pazienti. L´utilizzo della sonda a ultrasuoni prevede un protocollo di emissione degli stessi lungo vettori predeterminati operando così una sorta di ancoraggio da parte dell´ultrasuono sulle varie sedi del volto e del collo sulle quale si vuole ottenere l´effetto.
La procedura non è affatto complessa, ma anzi si dimostra abbastanza confortevole per il paziente e assolutamente priva di downtime, cioè di giorni di convalescenza post trattamento. Tra le possibili sensazioni avvertite dopo una seduta va ricordato un senso di formicolio e di tensione a carico dei distretti trattati che può durare da poche ore a qualche settimana e che è segno dell´azione che l´ultrasuono esercita anche nei giorni dopo l´intervento. Per l´esecuzione della tecnica è necessario che la paziente sia struccata ma dopo la seduta può ritruccarsi ed esercitare immediatamente quella che è la sua normale vita sociale. In rari casi si sono verificati lievi rossori o piccole aree di gonfiore della durata però di poche ore dopo la metodica. Dalla documentazione non emergono controindicazioni all´esecuzione del trattamento, né per quanto riguarda patologie in corso o assunzione di farmaci, né per quanto riguarda il tipo di lavoro svolto e, a differenza di quanto accade con i laser e con la luce pulsata, non è controindicata l´esposizione al sole precedente o successiva. Questo ovviamente comporta anche la possibilità di eseguire il trattamento su qualsiasi colore di cute dalle più chiare fino alle più scure. Entrando più nel dettaglio tecnico di quello che questa metodica consente di ottenere dobbiamo fare un passo indietro e partire dagli studi che sono stati condotti in primo luogo per verificare l´assoluta innocuità degli ultrasuoni focalizzati sui tessuti che vengono trattati, e in particolar modo, sulle strutture vascolari e nervose che compongono il volto e il collo. L´azione a carico dei tessuti non più profondi dei 4,5 mm sembra impedire qualsiasi tipo di danno a carico del nervo facciale o di altre strutture vitali per la sede. Il calore che si viene a sviluppare a carico delle micro-aree laddove si ha la maggior azione dell´ultrasuono focalizzato non ha assolutamente possibilità di superficializzarsi evitando così danni epidermici come bolle o ustioni. Questo a patto che l´operatore sia attento nell´esecuzione della metodica appoggiando nella maniera corretta il manipolo sulle sedi da trattare. Per una ulteriore sicurezza i livelli energetici utilizzati sono pre-impostati e seguono dei criteri che impediscono l´azione dannosa sui tessuti da parte degli ultrasuoni. L´operatore dal canto suo può personalizzare il trattamento sulla base delle esigenze del paziente, andando a selezionare i vettori lungo i quali deve operare – e quindi preferendo le sedi più opportune sulla base delle condizioni iniziali – e selezionando la profondità di utilizzo dell´ultrasuono, cosa che viene impostata in base al trasduttore selezionato.
Rivolgiamo qualche domanda sulla tecnica Ulthera
Abbiamo chiesto alcune delucidazioni sul sistema Ulthera alla Dott.ssa Marina Romagnoli, dermatologo plastico a Genova, tra i fondatori del Gruppo Italiano di Studi sulle Tecnologie (GIST), che tra i primi in Europa sta utilizzando questa tecnica.
Eliminiamo subito un grave dubbio: quanto effettivamente è dolorosa la tecnica Ulthera?
“Bisogna distinguere tra le sedi trattate: la zona della fronte è fastidiosa, mentre in generale non si avverte nulla più di un pizzicore quando gli ultrasuoni vengono focalizzati nel resto del viso. Anche le sedi muscolo cutanee più vicine alle prominenze ossee (ramo mandibolare) risultano più fastidiose, ma attraverso un piccolo artifizio tecnico è possibile evitare questo disagio. Non prevediamo comunque alcun tipo di anestesia, perché non è assolutamente necessaria”.
Il risultato finale potrebbe comportare un look innaturale, cosa accade se un lifting viene eseguito scorrettamente? C´è una correzione esageratamente marcata?
“Ulthera agisce in profondità correggendo la lassità dei tessuti che deriva dall´invecchiamento; li riporta alla condizione precedente, ma non modifica l´aspetto dei pazienti se non con un effetto globale di ringiovanimento. Non ci sono normalmente effetti secondari visibili a parte un leggero arrossamento e un edema transitori di alcune ore al massimo. Il miglioramento è inoltre graduale nel tempo, percettibile, ma non innaturale e vistoso”.
Che tipo di cura va mantenuta dopo Ulthera per il proprio viso?
“Nessun prodotto topico potrà avere un´azione profonda quanto Ulthera, quindi comunque non si raccomandano particolari cure dopo il trattamento, se non per migliorare esclusivamente i benefici visibili sulla tessitura della pelle. Chiaramente abitudini di vita regolari e accorte sono insostituibili per prevenire il naturale processo di invecchiamento e ridurlo anche dopo il trattamento Ulthera. I pazienti sentono la tensione nei tessuti e questo soprattutto nel periodo seguente alla seduta mentre osservano i primi risultati apparire gradualmente”.
Quanto dura l´effetto ?
“Ulthera Inc (USA), l´azienda produttrice, riporta studi che ne dimostrano la permanenza a 18 mesi dal trattamento, ma ogni paziente può scegliere di ripetere il trattamento se desidera effetti incrementali, oppure anche per mantenere a distanza di anni il risultato ottenuto”