Una formulazione innovativa dei retinoidi ne aumenta la tollerabilità cutanea e li riconferma come una risorsa sicura ed efficace
Da diversi decenni l’utilizzo dei retinoidi, per via orale ma soprattutto per via topica, è considerato come una delle strategie più efficaci per il trattamento del crono e del foto-ageing. Tant’è che l’acido retinoico, il retinoide di riferimento per questo gruppo molecole, è a tutt’oggi l’unica molecola autorizzata a fregiarsi della indicazione terapeutica di farmaco approvato per il trattamento dell’invecchiamento cutaneo. è da sempre riconosciuto che l’efficacia anti-ageing dei retinoidi si basi su un meccanismo di azione molteplice, con regolazione della maturazione e differenziazione dei cheratinociti, un effetto di regolazione della produzione del sebo, e una azione a livello dermico che favorisce la formazione di matrice extracellulare e impedisce la degradazione delle componenti del collagene e delle fibre elastiche. Importante ricordare che i retinoidi svolgono un’azione sia a livello della epidermide ma anche del derma. Questi meccanismi farmacodinamici si fondano principalmente sull’effetto mediato da specifici e ben noti recettori (RAR e RXR) che riconoscono la molecola dell’acido retinoico. Una volta formatosi il complesso molecola/recettore si ha una azione di modulazione dell’espressione genica, a livello del nucleo cellulare, per diverse proteine, con effetto sia di up-regulation che di down regulation. A esempio, i retinoidi sono in grado di ridurre l’espressione di metalloproteinasi come la MMP9, particolari enzimi implicati nei fenomeni di degradazione della matrice dermica. I retinoidi possono inoltre down-regolare l’espressione di recettori di membrana come i Toll Like Receptor 2 e i Toll Like Receptor 4 (TLR2/TLR4), che sono coinvolti, tra le altre cose, nei meccanismi di base dell’inflammosoma, una complessa risposta cellulare implicata nei fenomeni di invecchiamento tessutale. Tutto sembrerebbe ottimo, ma invece esiste un principale limite dell’utilizzo dei retinoidi per via topica, che è rappresentato dai problemi di tollerabilità cutanea, in quanto l’uso di retinoico e dei suoi derivati o precursori (come il retinolo e la retinaldeide) si caratterizza per la comparsa di eritema, secchezza cutanea e bruciore, soprattutto nei primi giorni di trattamento. Per migliorare la tollerabilità cutanea ai retinoidi sono quindi stati proposti diversi approcci terapeutici: basse dosi iniziali di principio attivo; applicazione a giorni alterni nelle prime settimane di trattamento; ricorso a una short contact therapy (applicare il prodotto, lasciarlo agire per 30 massimo 60 minuti e poi rimuovere i residui di prodotto utilizzando un prodotto cleanser delicato). inoltre si è diffusa la buona pratica che quando si utilizza un prodotto topico a base di retinoidi, va applicato alla sera su viso pulito e ben asciutto, mentre al mattino vanno utilizzate creme idratanti. Un problema del tutto particolare e talvolta poco esplorato, però, è che le molecole retinoidi utilizzate in campo dermocosmetico (acido retinoico, retinolo e retinaldeide ect) non variano solo per efficacia e grado di tollerabilità cutanea, ma da un punto di vista farmacocinetico presentano un diverso tempo di assorbimento cutaneo, più o meno rapido. A esempio, per l’acido retinoico si parla di “effetto bolo”, e quando viene applicata topicamente, la molecola molto lipofila ha un’elevata penetrazione cutanea. Tale azione, di fatto, favorisce l’insorgenza degli effetti collaterali tipici delle molecole di retinoidi utilizzate in ambito dermoestetico. Per limitare questa problematica, è necessaria quindi una strategia formulativa che adotti un approccio in grado di modulare la velocità di assorbimento del retinoide utilizzato, facendo in modo che il prodotto venga rilasciato più lentamente nel tempo. Come quello garantito dal sistema innovativo delle microsponge che ha permesso di produrre nuovi prodotti in ambito dermocosmetico ad azione antiageing veicolando un retinoide già molto utilizzato: il retinolo. Le microspugne sono sistemi carrier (Microsponge Delivery system) che vengono creati utilizzando particolari composti polimerici che formano delle strutture scaffolding che al microscopio elettronico appaiono come microspugne a forma sferica. Recentemente sono stati immessi in commercio due prodotti anti-ageing che sfruttano proprio questo principio (Endocare Renewal Siero e Intensive Serum). Nella tecnologia microsponge di Endocare Renewal lo scheletro di queste microspugne è formato da polimeri (metil-meta A-monomer e Etil-dimetha A-monomer) a base di carbonio che permettono la formazione di microsfere di diametro compreso tra i 5 e i 300 nm. All’interno delle microspugne viene caricata la molecola di retinoide e in questa maniera il sistema permette di formulare prodotti con concentrazioni superiori a quelle che si possono ottenere con altri carrier (glicosfere, nano vescicole, nanosomi ect). Studi di rilascio del principio attivo del retinolo allo 0,2 o allo 0,5 contenuti in Endocare renewal dimostrano che le microsponge liberano la molecola nell’arco di 6-8 ore in modo graduale evitando in questo modo il bolus effect, mantenendo l’efficacia del retinoide e offrendo una ottimale tollerabilità cutanea. In sintesi, le microspugne facilitano la penetrazione negli strati più profondi dell’epidermide del principio attivo veicolato; permettono un rilascio graduale per un’azione controllata e continua; proteggono il principio attivo dall’azione di agenti esterni (luce e ossidazione).