I trattamenti estetici promettono risultati eclatanti ma nella maggior parte dei casi affinchè questi si rivelino duraturi è utile proseguire con una cura domiciliare.
Il rapporto tra l’Io e il corpo, ovvero tra la mente la percezione, e l’involucro esterno che la contiene è stato per secoli al centro di un dibattito scientifico e filosofico molto acceso. Dal punto di vista medico per secoli, e soprattutto in Occidente, ha prevalso un approccio meccanicistico secondo cui il corpo era considerato alla stregua di un contenitore di organi e apparati, cellule e vasi sanguigni, su cui si può intervenire “pezzo per pezzo” per tentare di risolvere le problematiche che via via si presentano. Col tempo, e grazie all’apporto di alcune scoperte fondamentali nell’ambito della psicologia e della biologia, tale concezione è stata superata in luogo di una visione più olistica, mutuando un termine in voga soprattutto nella tradizione orientale, che già qualche migliaio di anni fa teorizzava quanto si afferma oggi anche da noi. Secondo questo approccio il corpo va inteso come un sistema complesso in cui ogni singola parte sopravvive e interagisce grazie alla sua unione con le altre. Anche la mente, secondo questo modo di vedere, avrebbe un ruolo importante se non addirittura superiore alle altri componenti del nostro organismo visto che ogni emozione che si prova avrebbe delle ripercussioni fisiche nel breve e nel lungo tempo, influendo tra l’altro anche sulla riuscita o meno di moltissime terapie. Del resto se anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha specificato che il moderno concetto di “essere in salute” è da intendersi non più come la mancanza di malattia ma come uno stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consenta alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società, va da sé che l’idea del corpo-macchina è stata ormai ampiamente superata. Specie nell’attuale società, più volte denominata “dell’immagine”, un’accettazione psicologica di chi si è, e del proprio corpo, sembra ormai consustanziale al concetto stesso di benessere, neo macro categoria in cui rientra oltre alla perfetta forma fisica anche una piena autostima. Viviamo in tempi in cui “l’apparenza”, termine per secoli associato a comportamenti negativi quali la vanità, ha assunto una valenza predominante nell’ambito delle relazioni umane. La bellezza, e lo dimostrano le statistiche, è quasi essenziale per sposarsi, per trovare lavoro, per farsi nuovi amici, per guadagnare di più. Non sarà un caso allora, che secondo uno studio condotto qualche anno fa, nel 2011 siano stati effettuati ben 47 milioni di interventi estetici su viso e corpo e che si prevede che questi diventeranno 61 milioni nel 2016. Un aumento quasi esponenziale del ricorso al medico estetico e al chirurgo che sottende un bisogno, ormai divenuto necessità, di volersi bene e di dimostrarselo cercando di raggiungere la perfezione esteriore. Senza addentrarci nel significato del termine perfezione, nella possibilità o meno di ipotizzare canoni estetici universali, e restando ancorati alla realtà, i dati che abbiamo esposto ci dicono anche altro. Di questi milioni di interventi eseguiti ogni anno, sappiamo che la maggior parte riguardano la lotta all’invecchiamento della pelle e il rimodellamento del corpo. Insomma sconfiggere smagliature, cellulite, lassità cutanee e rughe sembra essere il vero grande obiettivo di donne e uomini, e la pelle il campo di battaglia su cui provare le sempre più efficaci armi che il progresso mette a nostra disposizione. Come per ogni guerra che si rispetti, infatti, la ricerca scientifica è stata chiamata a sforzi aggiuntivi con obiettivi fino a poco tempo fa insperati. Nulla è stato risparmiato nello sforzo: laser, biostimolazione, tossine iniettabili, prodotti paralizzanti, modificazioni genetiche, biotecnologie, persino il ricorso a erbe e ritrovati in voga in epoca medievale (perché i ritrovati di una volta spesso sono i migliori). Volendo compiere una classifica: tra i tanti e arditi trattamenti messi a punto in questi anni, sappiamo che in assoluto ad avere più successono sono stati quelli che sfruttano la radiofrequenza per “risollevare” la pelle soggetta a cedimenti e rilassamento. Si tratta di procedure non invasive che attraverso il rilascio di energia elettrica o radiofrequenza (frequenza che va da 3 kHz a 300 GHz) negli strati profondi della pelle, scatenano un processo di rinnovamento cutaneo stimolando la sintesi di collagene e rinforzando la superficie cutanea. Il Laser, poi, resta l’apparecchio più utilizzato nel campo dell’epilazione e del ringiovanimento cutaneo.
La Light Amplification through Stimulated Emission of Radiation utilizza fasci di luce mirati a livello degli strati interni della pelle, diversi a seconda del tipo, del livello di energia e dello scopo del trattamento. Gli interventi laser di ringiovanimento interessano la pigmentazione, la grana della pelle, rughe e rughette. Nella rimozione dei peli superflui, invece, un intenso e pulsante fascio di luce passa attraverso la pelle fino al singolo follicolo pilifero, danneggiandolo e inibendo la futura crescita del pelo. Bisogna tuttavia riconoscere che, nonostante si promettano risultati definitivi, non sempre le aspettative del paziente vengono soddisfatte in toto. Il problema di fondo non sta nelle tecnologie o nella manualità degli operatori quanto nella negligenza di chi vi si sottopone. Può sembrare una provocazione ma la realtà dei fatti è che quasi tutti questi trattamenti hanno bisogno di essere supportati anche nella propria casa attraverso l’applicazione di formulazioni specifiche che hanno la funzione di evitare che dopo poco tempo l’inestetismo torni a presentarsi. Un errore che per assurdo, costringe a tornare prima dal medico o dal chirurgo. Un esempio di questo comportamento controproducente lo si registra nei confronti di tre degli inestetismi più odiati dalle italiane: cedimento cutaneo, macchie dovute all’età, pelle secca. Secondo una recente ricerca, nonostante queste siano considerate problematiche importanti, sono pochissime coloro che, dopo un intervento medico-estetico, regolarmente applicano prodotti per la cura del corpo, fanno esercizio fisico, utilizzano protezioni UV e stanno attenti all’esposizione solare, si depilano con creme specifiche e utilizzano prodotti esfolianti. Come mai? Difficile dirlo. Si può ipotizzare che un po’ di colpa ce l’abbia il nostro approccio nei riguardi dei problemi tant’è che storicamente, in molti campi, s’interviene più a-posteriori che in termini di prevenzione. D’altro canto a influire negativamente vi è poi anche ancora una certa sfiducia da parte del cliente nei confronti dei cosmetici che promettono di prevenire, e i cui risultati sono evidentemente meno appariscenti. Le farmacie come anche i supermercati sono pieni di prodotti che si autodefiniscono ideali per mantenere la pelle giovane e impedire qualsiasi accumulo adiposo o disimogeneità fisica. Cosmetici per tutte le fasce di età e tutte le tasche. Il problema è che davanti a tanta pubblicità spesso ci si confonde e si acquistano prodotti senza tenere conto delle proprie vere esigenze e senza, in definitiva, essere ben consapevoli della propria scelta. E ciò può dare vita a esperienze negative che minano la fiducia dell’acquirente nell’intero settore. Se così va il mercato vale la pena investire in ricerca? Si, perché la qualità finisce sempre col premiare e chi persegue un’etica industriale alla fine prevale su chi invece contenendo i costi, non può garantire l’efficacia che a parole propone.