Parliamo della dermatite eczematosa delle mani, una patologia che può avere diverse cause e spesso è difficile da diagnosticare
Tra le ricerche che, in questo periodo dell’anno, gli italiani compiono maggiormente sui motori di ricerca del web, c’è la condizione delle mani screpolate. Una statistica che sicuramente non stupisce il dermatologo dato che col freddo iniziano i problemi per la pelle nelle parti del corpo più esposte agli agenti atmosferici, come il volto e, appunto, le mani. Vento, freddo, sbalzi di temperatura tra esterno e interno, sono tutti fattori che, infatti, possono influenzarne lo stato di salute. Ma le screpolature e gli arrossamenti possono anche essere il sintomo di qualche patologia cutanea sottostante. In questo caso il rischio è che i primi segnali della malattia possano essere trascurati e non segnalati al professionista, provocando un peggioramento del quadro clinico e a volte favorendo una sua cronicizzazione. È il caso dell’eczema delle mani le cui manifestazioni cliniche più diffuse sono l’eritema, l’edema, la comparsa di papule e vescicole nelle fasi acute e, nelle forme croniche, anche l’ipercheratosi, la desquamazione, le croste e le ragadi. Il paziente di solito avverte anche prurito, bruciore, dolore e, in alcuni casi, ciò provoca disturbi del sonno. Come è noto, l’eczema delle mani può avere cause esogene ed endogene, per identificare le quali si rende necessario procedere con il patch test. Nel primo caso, si parla di dermatite atopica, della forma ipercheratosica e vescicolare ricorrente. Si parla di eczema esogeno nel caso di dermatite da contatto irritante (DCI), allergica da contatto (DAC) e orticaria (dermatite) da contatto con proteine. La diagnosi differenziale si pone con la tinea manuum, la scabbia, la micosi fungoide, la porfiria cutanea tarda, la malattia mani-piedi-bocca, la psoriasi palmare. Nel caso della forma ipercheratosica endogena, è però difficile effettuare una differenziazione con la psoriasi, che in alcuni casi può essere anche concomitante. Osservando un probabile eczema delle mani, risulta fondamentale una pronta diagnosi, necessaria per poter iniziare al più presto la terapia. Ritardando, la progressione della malattia può condurre all’insorgenza di una dermatite cronica, che aggrava la situazione in termini di socialità e fastidi per il soggetto affetto. Nel caso di cronicizzazione, il quadro clinico del paziente sarà caratterizzato dall’alternarsi di miglioramenti e recidive e la terapia, probabilmente, sarà molto più lunga. In caso di riaccensione della sintomatologia, il trattamento deve prevedere il ricorso a corticosteroidi topici potenti (clobetasolo propionato) o a betametasone valerato nei casi meno gravi. Nelle forme moderate, la cura prevede un protocollo che include l’impiego iniziale di tacrolimus 0,1% (due volte al giorno, o due volte la settimana come mantenimento) e della fototerapia UVB. Particolarmente indicato l’utilizzo di emollienti e creme specifiche per aiutare il corretto mantenimento della funzione della barriera cutanea, da applicare più volte al giorno e per un lasso di tempo prolungato anche dopo la scomparsa dei segni tipici della dermatite. Il loro utilizzo, va comunque suggerito dal dermatologo onde evitare che l’utilizzo continuativo di formulazioni non adeguate possa essere esso stesso causa di aggravamento dell’eczema o dell’insorgere di allergie. Nelle forme ipercheratosiche è consigliata l’applicazione di agenti cheratolitico (acido salicilico 10-20%; urea 5-10%), mentre per trattare l’eczema cronico delle mani per via sistemica vengono anche suggeriti azatioprina, ciclosporina, micofenolato mofetile, metotrexate e, naturalmente, corticosteroidi come prednisone/prednisolone, con una dose iniziale di 40-50 mg/die, da ridurre in circa 3 settimane. L’alitretinoina rappresenta il primo farmaco sistemico approvato in Unione Europea per le forme gravi di eczema cronico delle mani, che non rispondono al trattamento con corticosteroidi topici potenti. Fondamentale, poi, per tutti i tipi di eczema, suggerire al paziente una serie di regole da seguire quotidianamente al fine di evitare peggioramenti. Da evitare il contatto diretto con detersivi e limitare l’uso di detergenti preferendo formulazioni specifiche. Come riportato sul sito dell’Associazione Italiana di Dermatologia Allergologica Professionale e Ambientale (SIDAPA), infatti, l’abuso di detergenti e disinfettanti a base alcolica che si è registrato durante la recente pandemia, è stato tra le cause scatenanti di dermatite delle mani in moltissimi soggetti oltre che di un aggravamento in coloro che già ne soffrivano, essendo appurato che “la gravità della malattia è spesso correlata al numero di lavaggi”. Allo stesso modo, andrebbe evitato anche il contatto diretto con prodotti quali shampoo, balsami, lozioni o tinture per capelli. Il contatto con tali sostanze andrebbe sempre limitato e subito dopo il loro utilizzo si dovrebbe avere l’accortezza di risciacquare bene le mani e asciugarle per bene specie tra le dita. Da evitare in generale l’umidità, l’uso di anelli, lo sfregamento o il grattamento delle lesioni o la rimozione delle crosticine. Va evitato anche il contatto con prodotti per pulire i metalli, acidi, calzature, pavimenti, mobili, finestre, automobili, nonché sostanze quali ammoniaca, alcool, benzina, trementina, diluenti. Ma anche con sostanze comuni quali aceto, agrumi, sale, pomodoro, aglio, cipolla, melanzana, carota che potrebbero peggiorare la dermatite. Se necessario, le sostanze suddette possono essere toccate usando dei guanti, possibilmente in polietilene monouso e non di gomma avendo cura di rimuoverli dopo 15-20 minuti di utilizzo. E sempre a proposito di guanti, d’inverno sono da preferire quelli di lana morbida o di pelle con l’interno in lana. Infine, il paziente andrebbe anche avvertito che in diversi studi è stata segnalata una correlazione di causa effetto tra fumo e eczema delle mani.