
Un nuovo tipo di fili in materiale biodisponibile apre la possibilità a interventi di ringiovanimento volto sempre più performanti e definitivi
In un articolo di recente pubblicazione sull’organo stampa ufficiale dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, AICPE NEWS, due chirurghi plastici, Luca Cravero e Domenico De Fazio sostengono che le attuali conoscenze relative ai fili permanenti biocompatibili possono rendere di fatto superfluo il ricorso al classico lifting. Una posizione che si sta facendo strada fra molti professionisti. Abbiamo intervistato gli autori dell’articolo per saperne di più e approfondire l’argomento per i nostri lettori.
Nel vostro articolo intitolato “I fili permanenti come alternativa al Lifting Cervico-Facciale” sostenete una tesi interessante, potreste spiegarcela meglio e dirci su cosa si basano le vostre sicurezze?
In realtà non abbiamo detto niente di così straordinario, semmai abbiamo fatto il punto sulle ultime acquisizioni scientifiche in materia di fili permanenti. Vede, da anni i fili di trazione permanenti costituiscono un’opzione di trattamento valida per quei chirurghi che vogliono realmente offrire un approccio personalizzato al paziente che presenta problematiche quali i cedimenti del viso e del collo. Tuttavia fino a tempi recentissimi i risultati ottenibili non erano così efficaci come si sarebbe voluto, soprattutto perché spesso risultavano instabili nel tempo. Per questo l’uso dei fili è rimasto piuttosto limitato nonostante le potenzialità.
Come mai parlate di risultati instabili? Quali erano le principali difficoltà incontrate dai chirurghi plastici?
Sono parecchi anni che la ricerca biomedica studia e progetta fili che possano servire a sospendere efficacemente e stabilmente i tessuti. Il problema principale riguarda il materiale dei fili che si utilizza spesso per questo tipo di interventi. Alcuni fili permanenti sono infatti realizzati con lo stesso materiale che viene utilizzato per effettuare le suture chirurgiche. Questi, pur possedendo la caratteristica di ottenere una trazione ottimale, non sono elastici e nel tempo finiscono con il superficializzarsi perché tendono a tagliare i tessuti sovrastanti. Quando, invece, i fili di trazione utilizzati sono in materiale elastico, si evita la superficializzazione ma per essere realmente efficaci è richiesta una trazione eccessiva che tenga in dovuto conto il fatto che nel tempo la particolare struttura elastica utilizzata subisce un “rilassamento” e quindi una perdita di trazione. Esercitare una trazione notevole però può comportare a volte un eccessivo timing di post trattamento o, in casi estremi, risultati non esattamente prevedibili. Infine la terza alternativa maggiormente diffusa, prevede l’utilizzo di fili riassorbibili che vengono realizzati nella maggior parte dei casi con Polidiossanone o acido polilattico o policaprolattone. Si tratta dell’alternativa forse più funzionale ma anche di minor durata complessiva dato che i risultati non superano quasi mai i sei/nove mesi.
Quindi come dovrebbe essere il “filo perfetto”?
Dovrebbe correggere tutti i difetti dei modelli sin qui descritti. Dovrebbe quindi essere realizzato in materiale biocompatibile, naturalmente elastico ma che non perda la trazione neanche dopo anni. Che non dia adito a fenomeni come la superficializzazione. Il loro inserimento inoltre dovrebbe comportare un down time sociale breve o nullo. Infine il filo deve poter essere rimosso facilmente.
Ma quindi il titolo del vostro articolo era un semplice provocazione o esiste il filo con le caratteristiche sopra elencate?
Esiste e non si tratta neanche di una novità nel vero significato del termine ma lo è per il mercato italiano. Si tratta di un filo di trazione (Infinite-Thread®) presente sul mercato dal 2017, ma di recente commercializzazione in Italia in esclusiva dall’azienda Advanced, realizzato in poliestere rivestito in silicone solido. Entrambi i biomateriali sono il frutto di oltre 50 anni di applicazioni e sperimentazione e, tra l’altro, non danno problemi per eventuali indagini strumentali (TC/ PET/RM). Per quanto concerne l’efficacia nel sospendere i tessuti e la stabilità: la caratteristica di questi fili è innanzitutto quella di non allungarsi, né venir idrolizzati nel tempo. Inoltre gli uncini sono stati disegnati in modo da rendere il filo molto performante: ce ne sono quattro ogni 1,5 mm per un totale di 800 su cui distribuire la tensione, orientati a 45° l’uno dall’altro. La loro punta è arrotondata, è flessibile ma non si piega anche se sottoposta a forte trazione. I follow-up su pazienti trattati dal 2017 non hanno evidenziato significative perdite di risultato in termini di trazione esercitata.
E parlando di downtime sociale?
Partiamo da un presupposto: il filo non è elastico, quindi il risultato sarà definitivo. Questo significa che è fondamentale scegliere con grande attenzione l’entità della trazione cui sottoporre i tessuti, senza irregolarità o pinzettature della pelle: il filo non andrà incontro ad allungamenti né modificherà la presa dei suoi uncini nei mesi successivi. Ma significa anche un’altra cosa: l’anelasticità del presidio equivale alla riduzione del down time post-operatorio. Il paziente, infatti dopo l’intervento presenterà solamente un lieve edema, che normalmente recede in una/due settimane, legato all’infiltrazione locale e al passaggio dei fili ma per il resto non vi sono periodi di assestamento in quanto il risultato sarà quello finale, né saranno presenti plissettature o altre irregolarità. L’usuale decorso post-operatorio prevede la possibilità di ematomi, e di un dolore successivo all’introduzione nell’area temporale o mastoidea, legato alla trazione subgaleale o subperiostea, gestibile con i comuni analgesici.
Non abbiamo parlato della rimovibilità
I fili in oggetto (Infinite-Thread®) inducono una reazione infiammatoria minima che, come è stato evidenziato da alcuni studi istologici, determina una fibrosi periprotesica da 0,010 mm a 0,015 mm di spessore. La modesta reazione infiammatoria, e la facilità di visualizzazione dei fili tramite una indagine ecografica, permette una rimozione agevole del filo.
Passiamo adesso al lato operativo…
Iniziamo parlando della tecnica di inserimento: i fili possono essere infilati dall’area temporale senza rimozione di tessuti eccedenti, o associati a liposuzione del collo e/o a lifting chirurgico con incisione contenuta e scollamento moderato.
Non abbiamo parlato degli eventuali effetti collaterali
Bisogna riconoscere che come per tutti i fili permanenti, gli effetti collaterali sono legati a errori di tecnica nel loro posizionamento con conseguente possibilità di depressioni cutanee e/o inestetici bulging. Altre problematiche possono essere dovute a una scorretta pianificazione pre-operatoria nel definire il decorso dei fili, il numero dei fili, l’entità della trazione degli stessi. Inoltre se la ptosi è importante, bisogna sempre valutare l’opzione di associarli a un contemporaneo lifting chirurgico. Ovviamente, poi, ci sono anche le ordinarie controindicazioni mediche comuni a ogni impianto: la presenza di infezioni, di diabete instabile, immunodeficienza, disordini della coagulazione, presenza di fillers permanenti.