La varicella è una malattia molto contagiosa, di cui si conosce la causa virale e il cui decorso può essere lieve e senza problemi. Ma c’è sempre il rischio di qualche complicanza anche grave.
Del prof. Giuseppe di Giovanni pediatra
L’agente patogeno della varicella è un virus che fa parte del gruppo dei virus herpes che può essere isolato dal liquido delle vescicole. Nell’uomo provoca due malattie: la varicella che si manifesta in prevalenza nell’infanzia e lo zoster che predilige l’età L’agente patogeno della varicella è un adulta.
Piu’ precisamente la forma dell’infanzia rappresenterebbe la prima infezione, mentre l’herpes zoster sarebbe una riacutizzazione endogena o una reinfezione esogena. La varicella si presenta con manifestazioni cliniche di una infezione virale generalizzata; l’herpes zoster, invece, in soggetti con immunità residua da pregressa varicella presenta caratteristiche localizzazioni delimitate a livello cutaneo. A sostegno di questa ipotesi sta l’osservazione che nella varicella l’immunità anticorpale si stabilisce dopo una decina di giorni, mentre nell’herpes zoster il titolo anticorpale aumenta rapidamente entro 3 – 6 giorni.
Immunità permanente dopo la varicella
La malattia lascia una immunità permanente; è endemica, occasionalmente epidemica. La contagiosità è assai elevata; bastano pochi minuti di vicinanza con un malato. Non è pienamente accertato quanto duri il periodo di contagio; in ogni caso è bene ritenerlo possibile fin quanto dura l’esantema. Il periodo di incubazione è in media di due settimane, di rado raggiunge le tre settimane. Il contagio avviene da malato a sano con le goccioline di Flugge emesse con la saliva e con il liquido delle vescicole.
Varicella sintomi
La malattia esordisce nella grande maggioranza dei casi senza sintomi prodromici; vi può tuttavia essere malessere, ipostenia, febbre che di rado è elevata, a cui segue un esantema costituito inizialmente da piccole macule color rosso pallido, che rapidamente si trasformano in papule e dopo 1 – 2 giorni in parte in vescicole. La vescicola varicellosa è a forma rotondeggiante o ovale, a pareti sottili e circondata da un sottile alone rosso.
Entro 4 – 5 giorni compaiono a poussèes nuovi elementi eruttivi di modo che mentre le vescicole comparse per prime, il cui contenuto era inizialmente limpido, si intorbidano e si essiccano divenendo croste, compaiono nuovi elementi, e in pochi giorni dall’inizio della malattia possono coesistere sulla cute tutti gli stadi di sviluppo degli elementi stessi: macule, papule, vescicole e croste (a cielo stellato). L’esantema può manifestarsi in qualsiasi regione cutanea; è particolarmente evidente sul tronco, sul cuoio capelluto ma risparmia le mani e i piedi e spesso anche il volto. Il numero degli elementi esantematici varia notevolmente: da pochi elementi a parecchie centinaia. Costante è il prurito di intensita’ variabile. Possono comparire delle vescicole isolate anche sulle mucose ed in particolare sul palato, sulla mucosa geniena e sulla lingua; talvolta sono colpite le congiuntive, le mucose della laringe e dei genitali ove a causa della particolarmente sottigliezza spesso si rompono con facilita’ e residuando piccole ulcerazioni. Il decorso è variabile; le condizioni generali sono poco compromesse e la febbre dura solo pochi giorni. Le croste cadono dopo due – tre settimane e se l’esantema non si è infettato in seguito a grattamento, non residuano cicatrici ma macule rosee che impallidiscono lentamente e testimoniano anche dopo alcuni mesi che il soggetto è stato affetto da varicella. Pur trattandosi di una malattia a decorso abitualmente benigno, in rari casi possono verificarsi manifestazioni emorragiche o gangrenose; complicanze più rare possono essere la polmonite virale che provoca microcalcificazioni su entrambi i campi polmonari, la nefrite emorragica, la meningo encefalite. Nei bambini gracili e in quelli immunodepressi affetti da collagenosi o leucemia, l’affezione può assumere severita’ per quanto riguarda la prognosi. I rari casi di decessi sono conseguenti alle complicanze. La diagnosi, a malattia coclamata, non presenta difficoltà; si può pensare all’herpes zoster come diagnosi differenziale data l’affinita’ delle due affezioni, ma quest’ultimo abitualmente è monolaterale. Per i rari casi di herpes generalizzato esso è ben difficilmente differenziabile dalla varicella. Per concludere sebbene la varicella non sia una malattia grave non bisogna mai sottovalutare l’affezione, specie se si presenta in forma clinica lieve (pochissimi elementi, non febbre, buone condizioni generali) per cui il bambino viene mandato ugualmente all’asilo o alla scuola d’obbligo con l’aumento della contagiosita’ per gli altri bambini. Attenzione pero’ a non cadere nella situazione opposta se compare temperatura elevata, abbondanti elementi eruttivi, compromissione più o meno evidente delle condizioni generali, per cui si chiamano due o più sanitari contemporaneamente con la speranza che uno possa raggiungere il domicilio prima di un altro o si fanno – in preda al panico – affannose corse in ambulanza all’ospedale più vicino storie viste da chi scrive nel corso della propria carriera. La raccomandazione perciò è di non prendere decisioni avventate senza il parere del pediatra. Non esiste infatti per la varicella una terapia specifica. E’ bene mantenere il bambino a letto per tutto il periodo febbrile e somministrare antipiretici e tenerlo isolato da altri bambini, donne incinte o soggetti immunodepressi o che stanno assumendo corticosteroidi. Il prurito può essere attenuato con applicazioni di talco mentolato all’I% o con bagni con sostanze a base d’avena. Se il prurito è piuttosto insistente si possono somministrare antistaminici per os. Le gamma – globuline e gli antibiotici sono inefficaci, salvo nei casi di complicanze. In tutti i pazienti immunocompromessi, ai quali abbiamo accennato prima, si raccomanda il trattamento con aciclovir alla dose di 20mg/kg per os o 10 mg se per via endovenosa. Nei casi che gli elementi varicellosi colpiscano le mucose possono tornare utili le toccature con blu di metilene. Sebbene alcuni medici non siano completamente d’accordo, raccomandiamo ai genitori di considerare il bambino completamente guarito solo quando sono cadute spontaneamente tutte le croste. Un’ultima raccomandazione da rivolgere in particolare alle mamme: poichè è una malattia che insorge prevalentemente nel periodo primaverile e quindi a breve distanza dalle vacanze estive, per quanto possibile evitare al massimo l’esposizione al sole almeno per quell’anno. Nel punto ove sono cadute le croste la cute rimane priva di pigmento (leucodermi) che tanto più si accentuano quanto più la cute circostante assorbe raggi solari. Questo inestetismo è molto meno tollerato dalle ragazze, per cui le dovute cautele e una buona protezione possono evitarlo o ridurlo a una entita’ poco significante. Ci auguriamo che, in un prossimo futuro, analogamente a come è stato fatto per il morbillo, la pertosse, l’epatite B, si possa realizzare un vaccino per la varicella altrettanto sicuro in modo che si possa pensare a questa malattia e alle pur rare ma temibili complicanze come un lontano ricordo.
Complicanze della varicella
- Infezione, acuta
- Superinfezione batterica a livello della cute
- Encefallte
- Sindrome di’ Reye
- polmonite
- Trasmissione madre-feto con conseguente varicella congenita, varicella neonatale o zoster
- Epatite in pazienti immunocompromessi
- Rare: artriti, uveiti, congiuntiviti, nefriti e orchiti
Vaccino per la varicella
La disponibilità di un vaccino offrirebbe la possibilità di eliminare una infezione che sebbene netta maggior parte dei casi si rIveli benigna costa alla collettività centinaia di miliardi In costi diretti e In giornate di lavoro perse dal genitori.
Andrebbero vaccinati gli adulti che non hanno avuto la malattia, I bambini leucemici, quelli con AIDS o immunocompromessi
Una distinzione storica
Storicamente la varicella fu distinta dal vaiolo già nel XVI secolo. Successivamente una disputa tra i sostenitori della teoria dualistica e di quella unitaria che sosteneva che il vaiolo e la varicella fossero un’unica malattia, finchè alla fine dei secolo XI dualistica affermo’ definitivamente le proprie ragioni. Sino ad alcuni anni dopo la prima guerra mondiale la distinzione tra varicella e vaiolo era di massima importanza specie se la prima era In forma grave ed il secondo in forma lieve. Ma tenendo presenti dati ciclici che qui riferiamo come notizie “storiche”, bisogna osservare che la varicella ha inizio sul tronco e si diffonde verso la periferia mentre Il vaiolo tende a diffondersi dati dalla periferia al centro. Le lesioni della varicella rispetto a quelle dei vaiolo risparmiano le palme delle mani e dei piedi, sono più superficiali, non sono ombelicale e queste ultime tendono ad essere essere più profonde e più granulose al tatto. Pungendo con un ago sterile l’elemento pustoloso, quello della varicella si affloscia rapidamente, mentre quello dei vaiolo resta rigido “a cupola” in quanto vi sono all’interno di esso travate connettivali che sostengono tale forma. Infine nella varicella dopo 4 – 5 giorni dall’inizIo sono presenti contemporaneamente tutte le fasi di sviluppo degli elementi esantematici, mentre quelli dei vaiolo sono nella stessa fase di un dato stadio della malattia.