di Ornello Colandrea
Nelle giovani pallavoliste le smagliature corrispondono a strappi cutanei provocati da continui e ripetuti salti verso l’alto.
Il gioco della pallavolo, nato nel 1895 negli Stati Uniti, fa la prima comparsa in Italia nel 1918. Oggi, meno di cent’anni dopo, nel nostro Paese ci sono almeno tre milioni di persone che praticano questa disciplina sportiva, e di queste più del 60% sono donne. La pallavolo, sport sicuramente affascinante, viene definita dai medici sportivi, un’attività logorante, almeno nella fase di crescita dei ragazzi, perché come per il tennis, il baseball e il football, sono previste leve biomeccaniche che portano le braccia a lavorare, con sovrappesi, al di sopra della testa e ciò determina un attacco funzionale, parzialmente asimmetrico, all’articolazione scapolo-omerale e al corpo in generale. Per effetto dell’altezza della rete, poi, l’atleta è costretto a compiere salti, da fermo o con rincorsa, sempre di tipo massimale, con ricadute, anch’esse asimmetriche, che impegnano severamente la schiena e le articolazioni inferiori. Da questi movimenti derivano i principali infortuni che caratterizzano il volley: la Tendinite della cuffia dei muscoli rotatori, che sono quelli che forniscono la potenza necessaria al servizio e alla schiacciata e possono irritarsi o affaticarsi a seguito di un uso eccessivo. Altro rischio molto frequente è la Distorsione della caviglia spesso associata a fratture lievi o lesioni della cartilagine. Ulteriore danno può coinvolgere il ginocchio, per l’infiammazione del tendine rotuleo che collega la rotula alla tibia, a causa delle ripetute attività di salti in estensione, come avviene nelle schiacciate e nei muri. Anche il legamento crociato anteriore può andare incontro a lesioni quando un giocatore atterra sbilanciato dopo il salto e si evidenziano per l’immediato gonfiore del ginocchio. Non rari, infine, i dolori alla parte bassa della schiena legati all’affaticamento muscolare o tendineo ma la cui causa potrebbe essere un ernia del disco. Le dita delle mani vanno infine incontro a fratture, lussazioni e lesioni dei tendini e legamenti durante le attività di pallavolo, come a esempio nel muro, nel palleggio e nel bagher. Ciò premesso, è innegabile che la pallavolo rappresenti uno degli sport più popolari e più seguiti da ragazzi e ragazze di tutte le età in quanto favorisce la forma fisica e, secondo alcuni studi, a fronte di un giusto atteggiamento mentale, positivo e forte, fa crescere la propria autostima. Molte campionesse rivelano che la loro autostima spesso va oltre i risultati raggiunti sul campo, e si trasferisce al campo della bellezza e dell’estetica tanto che per il loro corpo longilineo e slanciato, partecipano a sfilate di moda o posano per giornali popolari. Il loro maggior cruccio, però, è che spesso sul loro corpo, lasciato scoperto da pantaloncini esigui e magliette sempre più corte, appaiono evidenti segni di smagliature cutanee. Purtroppo siamo di fronte a quello che si può definire il paradosso dello sport come un’arma a doppio taglio, simile a un farmaco: se utilizzato con dosi e modalita corrette può prevenire il problema, in casi di abuso può invece avere effetti indesiderati e rappresentarne la causa. Ben noto è il caso del sollevamento pesi, i cui esercizi possono causare smagliature se eseguiti con ritmi e modalità scorrette sottoponendo la pelle a una distensione meccanica continua. Altrettanto rischiosi sono, nelle ragazze già predisposte geneticamente, i ripetuti salti in estensione, da fermi o con rincorsa: traumi rapidi e improvvisi, piccoli ma ripetuti; e la rapida crescita di massa muscolare. Lo strato intermedio della pelle, il derma, viene infatti stirato oltre le proprie capacità elastiche e con maggiore probabilità, soprattutto quando ciò accade rapidamente e di slancio. Le sedi anatomiche più colpite sono l’addome, la schiena, il seno, le cosce, i glutei, i fianchi e i polpacci. Tipicamente le smagliature, tecnicamente striae distensae o atrophicae, insorgono con maggiore frequenza nelle atleti adolescenti, sottoposte a intensi allenamenti fisici e ben presto rappresentando un disagio estetico e psicologico importante, specie per l’impossibilità a coprire il proprio corpo nel corso delle gare. A questa età la pelle è un finissimo tessuto che di fronte a cedimenti localizzati del suo strato di sostegno, anche a causa della notevole flessibilità della colonna verticale che determina un eccessivo stiramento cutaneo, si smaglia di più, come fosse una stoffa che ha perso la sua integrità per la sua debolezza strutturale. Statisticamente si sa che le donne sono colpite il doppio degli uomini e le smagliature sarebbero facilitate da un ipercorticismo funzionale della pubertà, che agirebbe a carico delle fibre collagene mature, determinandone la rottura, e innescando un processo reattivo e rigenerativo che si concretizza infine nella formazione delle striae. Anche nel caso delle giovani atlete la formazione delle smagliature si determina in tre diverse fasi: la prima preclinica con il blocco della funzione dei fibroblasti e modificazione chimico fisica della sostanza fondamentale (meno mucopolisaccaridi e diminuita attività degli enzimi glicolitici) con conseguente alterazione delle fibre elastiche e collagene. Segue la fase rigenerativa (striae rubrae) in cui si assiste alla ripresa dell’attività enzimatica (aumento di ossidoriduttasi, acido e alcalin fosfatasi e esterasi non specifiche) con riattivazione dei fibroblasti, aumento dei mastociti, ripristino della produzione dei mucopolisaccaridi. La terza fase corrisponde alla guarigione: l’attività enzimatica dei fibroblasti si normalizza, le fibre collagene prima, e poi quelle elastiche, si rigenerano ripristinando il tessuto connettivo danneggiato che però ha l’aspetto del tessuto cicatriziale, con linee sottili, argentate o bianche (striae albae). Tutto questo discorso non deve certo allontanare le più giovani dallo sport, e in particolare dalla pallavolo, che rimane una disciplina sicura ed esaltante, in cui allenandosi con giudizio, mettendosi a disposizione della squadra, s’impara a vivere lo sport con equilibrio, gioia, costanza e felicità e si gode a pieno dell’attività fisica e dei suoi benefici.