Pachionichia congenita: una rarità da conoscere

Parliamo di una malattia rara, spesso ereditaria di cui si conoscono tre forme cliniche in base al gene coinvolto nell’insorgenza

Ci sono patologie dermatologiche che, seppur rare, sono di facile identificazione grazie alla sede di insorgenza. Un esempio su tutti è quello della pachionichia che si presenta come un ispessimento delle unghie e che può portare a deformità e alterazioni della crescita, scollamento della lamina e difformità nel colore che anziché rosa vira tra il grigio e il verde. A volte oltre alle unghie, si registra anche un ispessimento dello strato di pelle a loro sottostante. Tre possono essere i fattori scatenanti: psoriasi (pachionichia psoriasica); funghi (pachionichia micotica), ereditarietà (pachionichia congenita). Nel primo caso, la patologia coinvolge i pazienti già affetti da psoriasi e può provocare l’ispessimento dell’unghia fino al suo sbriciolamento. La pachionichia micotica è invece diretta conseguenza di un’alterazione della lamina ungueale causata da funghi patogeni, con l’onicomicosi che, se trascurata, può evolvere in pachionichia. Diverso e più complesso, il discorso relativo alla pachionichia congenita (PC). In questo caso s’indica una rara genodermatosi che può colpire subito dopo la nascita o nella tarda infanzia, anche se non mancano i casi, seppur limitati, di esordi della malattia in età adulta. Questa forma coinvolge l’ectoderma e si manifesta principalmente oltre che con l’ispessimento delle unghie, con un cheratoderma palmoplantare doloroso, cisti e mucose orali di colorito bianchiccio. Se ne conoscono di due tipi: Jadassohn-Lewandowsky (Pachionichia congenita di tipo 1) e Jackson-Lawler (Pachionichia congenita di tipo 2), anche se negli ultimi anni si è adottata una classificazione dei pazienti che consta di quattro sottogruppi, in base all’eziologia molecolare: PC-K6a, PC-K6b, PC-K16 e PC-K1 e alle mutazioni negative dominanti di almeno 4 geni [KRT6A, KRT6B (12q13.13), KRT16, KRT17 (17q21.2)], che codificano per le cheratine espresse di preferenza negli strati basali e soprabasali della cute palmoplantare, delle appendici epidermiche e della mucosa orale. Solitamente, il suo esordio è rintracciabile nella sede delle unghie e dei denti neonatali dove si nota un anomalo ispessimento che può provocare importanti problemi alimentari durante la fase dello svezzamento. La diagnosi si basa sull’esame clinico ed è confermata dai test molecolari mentre quella differenziale si pone con le sue varianti, come lo steatocistoma multiplex, che si sviluppa durante la pubertà con scarsa o assente distrofia ungueale, e il cheratoderma palmoplantare non epidermolitico; oppure con i disturbi caratterizzati da distrofia ungueale, come l’epidermolisi bollosa, la sindrome di Clouston (che presenta anche alopecia) e con disturbi acquisiti, come la psoriasi e il lichen piano. L’evidenza di una possibile occasionale trasmissione semi-dominante della malattia enfatizza l’importanza dell’accuratezza della diagnosi molecolare e della consulenza genetica. Entrando più nel dettaglio delle manifestazioni fisiche già accennate, per quanto riguarda la distrofia ungueale, essa si manifesta sia sulle mani che sui piedi in una delle tre forme seguenti: 1) crescita ungueale a lunghezza piena con inclinazione verso l’alto e con marcata curvatura ungueale da ipercheratosi distale prominente; 2) interruzione prematura delle placche ungueali, con conseguente esposizione della punta delle dita e ipercheratosi distale; 3) assottigliamento delle placche ungueali con ipercheratosi scarsa o assente. Il cheratoderma palmoplantare colpisce il bambino di solito nei primi anni di vita, nel momento in cui questi inizia a camminare, presentandosi o in maniera diffusa o localizzata. Spesso a questa manifestazione cutanea può associarsi l’insorgenza di vescicole che causano dolore acuto. Più di rado, il cheratoderma può fare la sua comparsa in un secondo tempo ma, comunque, nella quasi totalità dei casi, prima che il piccolo paziente compia 12 anni. Il cavo orale è un’altra delle sedi in cui si manifestano i segni della Pachionichia. Le mucose orali, infatti, possono essere colpite da leucocheratosi rendendo difficile l’alimentazione. In questo caso la diagnosi differenziale si pone con la candidosi orale. In contemporanea, la patologia principale può accompagnarsi a una cheratosi follicolare sul tronco e in quelle zone in cui è più facile lo sfregamento (vita, gomiti e ginocchia). Possibili anche fenomeni di ipersudorazione a livello dei palmi delle mani e delle piante dei piedi da iperidrosi palmoplantare, steatocistomi diffusi con esordio durante o dopo la pubertà, cisti ascellari e inguinali, raucedine nei bambini più piccoli. Passiamo adesso alle cure. Purtroppo, a oggi, non esistono terapie realmente efficaci anche se è possibile intervenire per ridurre una parte della sintomatologia e le problematiche a essa relative. Esistono dei centri specializzati in cui si pratica la riduzione dello spessore delle unghie tramite apposite piccole frese: un’azione necessaria soprattutto per quelle dei piedi dato che l’accrescimento incontrastato delle unghie potrebbe rendere complicato e molto doloroso l’utilizzo delle scarpe e dare luogo a ipercheratosi e callosità sotto e intorno all’unghia, oltre a infiammazioni e rischio di ulcerazioni. Il cheratoderma palmoplantare può essere invece affrontato tramite l’utilizzo e l’applicazione topica di soluzioni emollienti per ridurre l’ipercheratosi e con strategie per limitare le frizioni e i traumi ai piedi. Nuovi approcci terapeutici in fase di studio comprendono strategie basate sull’impiego di piccoli RNA di interferenza (siRNA), sull’uso sistemico e topico della rapamicina e sulle iniezioni di tossina botulinica.