Un divertente articolo sulle credenze legate all’insorgenza e alla cura dell’orzaiolo: una problematica fastidiosa ma ricorrente in particolari soggetti
della dr.ssa Antonella Ammendola
Un divertente articolo sulle credenze legate all’insorgenza e alla cura dell’orzaiolo: una problematica fastidiosa ma ricorrente in particolari soggetti Credeteci o meno ma se una donna incinta pronuncia con voce sommessa la frase: ”Possa venirti un orzaiolo!”, state pur sicuri che magicamente il fastidioso disturbo farà la sua comparsa sul vostro volto. Questa, secondo le antiche credenze popolari era la causa principale dell’insorgere di questo fastidioso e doloroso inestetismo che affligge gli occhi di milioni di persone nel mondo. Altrettanto singolari e fantasiosi sono i rimedi che la tradizione tramanda. In Lunigiana (regione compresa tra Liguria e Toscana), l’unico modo per guarire era quello di rivolgersi a un ”segnatorè’, ovvero una sorta di cerusico che imponeva sull’occhio il segno della croce con la mano provvista di anello d’argento, oppure mimava l’atto di cucire l’occhio malato con ago e filo. Meno misticheggianti, i classici rimedi della nonna come gli impacchi con latte di fico oppure il far appoggiare l’occhio malato all’imboccatura di una bottiglia d’olio, facendo guardare il fondo per alcuni secondi, metodo quest’ultimo piuttosto diffuso e, pare, straordinariamente efficace. Ma cos’é in realtà un orzaiolo e da cosa deriva questo curioso sostantivo? Proviene dal tardo latino hordeolu(m), da hordeum – ”orzo”, per la sua somiglianza, appunto, con un chicco d’orzo. I sintomi si concretizzano in un rigonfiamento della palpebra, spesso accompagnato da senso di peso a cui segue il dolore che dipende dal grado di tumefazione raggiunto. Completano il quadro clinico: senso di bruciore, lacrimazione eccessiva e fastidio quando l’occhio è esposto alla luce. Inoltre, al centro dell’orzaiolo può comparire una piccola pustola di colore giallastro, contenente pus. La causa di tutto ciò è in realtà una infiammazione che colpisce le ghiandole sebacee delle palpebre, localizzate alla base delle ciglia. Semplificando al massimo potremmo dire che l’orzaiolo è un ”foruncolo” che si forma in un bulbo pilifero. è prodotto da una infezione batterica provocata generalmente da uno stafilococco, che aggredisce la palpebra e ostruisce il dotto escretore, vale a dire il canale da cui ordinariamente esce il sebo che va ad ammorbidire le ciglia, dando luogo al fenomeno. Puo’ essere esterno (ed è la forma piu’ lieve), se interessa una ghiandola di Zeiss, interno quando il processo infiammatorio investe le ghiandole di Meibomio, che prendono il nome dal medico tedesco del XVII secolo Heinrich Meibom. Quest’ultimo tipo, leggermente più grave, deve essere curato con maggiore attenzione. Ma quali sono in concreto i fastidi di chi si ritrova un orzaiolo sulla palpebra? La sua presenza si traduce in difficoltà, se non impossibilità nel portare le lenti a contatto, per le donne il trucco con mascara, eye liner e ombretto è rimandato a data da destinarsi, con conseguenti, inevitabili, ricadute sulla vita sociale e mondana. Per i bimbi, saranno lacrimoni e divieto tassativo di strofinarsi gli occhi. Questi ultimi sono anche i piu’ esposti a continue recidive, poichè nel loro caso è piu’ difficile far seguire le norme igieniche di profilassi, ma sono soggetti a recidiva anche i soggetti che presentano patologie del sistema linfatico, diabetici, oppure affetti da disturbi digestivi. Spesso l’orzaiolo compare in seguito a una debilitazione del sistema immunitario che puo’ essere dovuta a stress oppure a una infiammazione causata dal contatto con acqua salata o clorata, che puo’ facilitare la sua insorgenza. Questo indica che è soggetto a orzaioli frequenti chi conduce una vita ”di corsa”, mangiando in fretta e male, toccandosi gli occhi nervosamente con le mani non deterse e si ritrova il sistema immunitario a terra per il poco riposo. Attenzione, quindi, allo stile di vita, sia per quanto riguarda la mole e l’intensita’ degli impegni, sia per ciò che attiene all’igiene e alla pulizia personali e dei locali dove si svolgono le attivita’ sportive. Nel campo delle cure da intraprendere, se siamo fortunati l’orzaiolo regredira’ spontaneamente, mentre per lenire il dolore, favorire la pulizia del dotto escretore e la normale ripresa di produzione di sebo, sono utili gli impacchi alla camomilla. Ma se l’orzaiolo è interno e quindi comporta un rischio di estensione dell’infezione piuttosto alto e tarda a risolversi spontaneamente, la visita medica è d’obbligo. Verranno prescritti colliri e pomate a base di antibiotici (come l’eritromicina). Non bisogna assolutamente cedere alla tentazione di strizzarlo poichè in questo modo rischiamo di estendere l’infezione a tutto l’occhio. La prevenzione di questo disturbo è semplice: toccare gli occhi solo con le mani perfettamente pulite ed effettuare, se si è soggetti predisposti, la rimozione degli eccessi di sebo dalle ciglia, magari con uno shampoo estremamente delicato. Infine bisogna distinguere tra orzaiolo e calazio. Quest’ultimo è una forma cronica, che impiega diverse settimane a svilupparsi e si verifica quando il dotto escretore della ghiandola di Meibomio si occlude formando una infiammazione granulomatosa che da’ luogo a una tumefazione della palpebra superiore o inferiore. Di solito non procura dolore ma puo’ arrivare a raggiungere le dimensioni di un pisello. La regressione spontanea è rara: a volte si ottengono risultati trattando la parte con pomate a base di ittiolo e zinco ma nella maggior parte dei casi la terapia per asportare la sostanza granulomatosa è chirurgica o con il laser.