La sudorazione sarebbe una delle chiavi dell’evoluzione umana ma quando diviene troppo abbondante allora può e deve essere curata
Non è a tutti noto che tra le peculiarità che hanno consentito al genere umano di compiere un balzo evolutivo fondamentale e distaccarsi dallo stadio di primate, vi è la sua capacità di sudare. Questo almeno è quanto sostengono numerosi biologi evoluzionisti secondo i quali l’uomo, grazie al suo più efficiente sistema di termoregolazione, è l’unico tra i predatori esistenti capace di percorrere lunghe distanze mantenendo la propria temperatura interna (attraverso la sudorazione appunto), a differenza degli altri animali che invece per farlo sono costretti ad ansimare (modalità non efficiente e dispendiosa). Come è ben risaputo, artefici di questo meccanismo sono le ghiandole eccrine che sul nostro corpo raggiungono lo strabiliante numero di 4 milioni (ma c’è chi arriva a dire che sono addirittura 5 milioni). Queste sono controllate dal sistema nervoso autonomo simpatico rappresentando però nel loro funzionamento una eccezione, in quanto il mediatore postgangliare invece di essere la norepinefrima (mediatore chimico caratteristico del simpatico) è l’acetilcolina che invece è il mediatore postgangliare tipico del parasimpatico. Questa sostanza, rilasciata dai neuroni simpatici che innervano le ghiandole eccrine, attiva gli M3 che sono dei particolari recettori sensibili alla muscarina. La loro attivazione a sua volta è alla base della produzione di sudore a livello delle cellule della ghiandola. Quando le ghiandole eccrine sono disfunzionali, può innescarsi il cosiddetto fenomeno di iperidrosi primaria causato da un eccesso di stimolo colinergico che porta a una produzione di sudore che va oltre alle esigenze fisiologiche di temoregolazione. A differenza di altre forme di ipersudorazione legate a patologie internistiche specifiche (le iperidrosi secondarie) l’iperidrosi primaria non si osserva durante il sonno e, inoltre, è in genere focale e simmetrica ed è concentrata in aree corporee ben definite: ascelle, palmo delle mani, pianta dei piedi e regione facciale. Questa fastidiosa condizione non è molto diffusa, colpendo circa il 3-4% della popolazione, tuttavia in chi la vive ha ripercussioni piuttosto importanti dal punto di vista della qualità della vita e sugli aspetti relazionali, come testimonia anche il fatto che ansia e depressione sono molto più frequenti e gravi nei soggetti che ne soffrono rispetto alla popolazione di controllo. Per una cura efficace è fondamentale il corretto inquadramento diagnostico, ma, statistiche alla mano, più della metà dei pazienti non si rivolge al medico. I trattamenti attualmente disponibili (sia farmacologici che fisici) presentano dei limiti per efficacia, costi e per il loro profilo di tollerabilità. A oggi la terapia più comune si basa sull’utilizzo di Sali di alluminio, a differenti concentrazioni, come primo step per poi passare alla tossina botulinica o, nei casi refrattari, a trattamenti più invasivi come la termolisi delle ghiandole sudoripare o alla gangliectomia. Tuttavia, l’utilizzo dei Sali di alluminio, soprattutto nel lungo termine, è gravato dall’insorgenza di dermatite irritativa in quasi il 60% dei casi. Le iniezioni di tossina botulinica, poi, risultano efficaci ma costose e perdono di efficacia clinica dopo 4-6 mesi dalla prima somministrazione, rendendo necessari pertanto ulteriori interventi. Recentemente è stato registrato con l’indicazione “trattamento della iperidrosi primaria ascellare” il primo farmaco anticolinergico per via topica: il glicopirronio bromuro (GPB) in formulazione crema all’1%. Il farmaco è un antagonista specifico ad alta selettività dei recettori M3 e pertanto è in grado di bloccare lo stimolo acetilcolinico a livello delle ghiandole eccrine. Possiede inoltre due caratteristiche farmacologiche interessanti e che ne caratterizzano da una parte l’elevata efficacia e dall’altra l’ottimale profilo di sicurezza: è selettivo per gli M3 ai quali si lega in modo prolungato, mentre si lega più difficilmente ad altri recettori Muscarinici come gli M1 e gli M2, dai quali inoltre si dissocia molto più rapidamente rispetto al legame con gli M3; inoltre è una molecola altamente polare che non passa la barriera ematoencefalica. Studi di farmacocinetica dopo somministrazione topica hanno dimostrato come il GPB penetri in modo efficiente a livello del derma (dove sono localizzate le cellule bersaglio delle ghiandole eccrine) ma allo stesso tempo presenta un trascurabile assorbimento sistemico. Questi aspetti rendono ragione dell’elevata tollerabilità della molecola. Due studi di fase 3, che hanno coinvolto più di 500 soggetti affetti da iperidrosi primaria ascellare, hanno dimostrato che l’utilizzo della crema a base di GPB 1% applicata 1 volta al giorno è in grado di ridurre rapidamente l’entità della sudorazione di oltre il 64% migliorando inoltre in modo sostanziale la qualità di vita dei pazienti.
Questa crema, nel medio lungo termine (fino a 72 settimane), mantiene e rafforza la sua efficacia nel tempo anche quando utilizzata 2 o 3 volte alla settimana. Il profilo di sicurezza e tollerabilità è risultato particolarmente elevato, soprattutto in relazione a eventuali effetti collaterali tipici dei trattamenti anticolinergici. La comparsa di secchezza della bocca (di lieve entità e transitoria) si è osservata in meno del 10% dei soggetti trattati. In conclusione, è vero che il sudare abbondantemente non è visto come una malattia, ma qualora anche lo si consideri solo un fastidio, ora ci si può rivolgere al proprio dermatologo per risolvere il problema.