Neurofibromatosi: non solo macchie caffè e latte

Pur essendo considerata una malattia rara, la Neurofibromatosi, colpisce una persona ogni 3.500/4.000 nuovi nati. Clinicamente si caratterizza per l’insorgenza di tumori multipli a livello di sistema nervoso oltre che a una serie di manifestazioni dermatologiche importanti. Si tratta di una malattia genetica neurocutanea che può essere trasmessa dai genitori oppure insorgere durante lo sviluppo dell’embrione. Nel tempo, sono state individuate tre forme della malattia, ognuna delle quali è legata una mutazione genetica specifica: la neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), la neurofibromatosi di tipo 2 (NF2) e la Schwannomatosi. La prima è la più comune, la seconda e la terza, invece, colpiscono dieci volte di meno, e secondo alcuni esperti la Schwannomatosi va considerata come una variante della NF2. Il motivo di questa catalogazione, sta nel fatto che ognuna delle tre forme è causata da una specifica mutazione genetica, variando di conseguenza anche nella sintomatologia. Nel caso della NF1, la mutazione genetica riguarda il cromosoma 17 e nello specifico il gene NF1 appunto, la cui funzione è quella di produrre la neurofibromina, proteina presente in grande percentuale nel sistema nervoso e addetta a regolare la crescita cellulare. Questa alterazione comporta lo sviluppo delle neoplasie nel sistema nervoso, che sono solitamente benigne anche se non mancano i casi in cui si trasformano in maligne. Delle tre forme cliniche, la NF1 ha la sintomatologia più complessa, presentando numerosi tumori (quasi sempre benigni) oltre che nel sistema nervoso anche in altre parti del corpo, accompagnati da deficit di apprendimento, difetti fisici, disturbi cardiovascolari ecc. Nel caso della NF2, il responsabile è invece l’omonimo gene presente nel cromosoma 22, addetto alla produzione di merlina (o Schwannomina). Quest’ultima regola la crescita delle cellule nervose e la sua alterazione provoca uno sviluppo cellulare incontrollato, aumentando la possibilità di sviluppare neoformazioni. Lo stesso cromosoma è anche il responsabile della terza tipologia di neurofibromatosi, anche se in questo caso a essere coinvolto è il gene SMARCB1. Secondo alcuni ricercatori esisterebbero anche altre mutazioni genetiche coinvolte ma queste sono ancora oggetto di studio. Sia per quanto riguarda la NF2 che la Schwannomatosi, i sintomi sono più limitati mentre le neoformazioni sono soprattutto benigne (Schwannomi). In tutti i casi, la diagnosi si basa su un esame obiettivo e su test strumentali. Circa metà dei soggetti colpiti da NF1 e NF2 ha un genitore affetto dalla stessa patologia e tra l’altro, essendo la Neuriofibromatosi una malattia di tipo autosmica dominante: un genitore portatore di NF ha il 50% di possibilità di trasmetterla al figlio. Discorso diverso per la Schwannomatosi per la quale non è ancora stata dimostrata quanta importanza abbia la familiarità con la sua comparsa. La NF1 compare già nei primi anni di vita attraverso alcuni segni caratteristici che possono aiutare il medico ad effettuare la diagnosi. Il segno più caratteristico è costituito da macchie color caffelatte di circa 5 mm di lunghezza, presenti spesso fin dalla nascita o in rari casi in cui compaiono attorno al terzo anno di vita. Un’altra manifestazione cutanea specifica, è la comparsa attorno ai 4-5 anni di lentiggini nella zona delle ascelle e dell’inguine, cui fa seguito da adulti, quella di protuberanze sopra e sotto-cutanee, i neurofibromi.   

Frequenti sono anche le anomalie oculari dovute alla presenza di noduli di Lisch, e i problemi alla vista causati dalla crescita di tumori benigni del cervello, oppure gliomi delle vie ottiche (15% dei casi), che alterano la vista del malato. Altri sintomi da non sottovalutare sono: difetti fisico-scheletrici come scoliosi, gambe arcuate, bassa statura (causate sicuramente da anomalie della crescita ossea e dalla scarsa densità minerale ossea) e testa più grande del normale. Possibile anche un deficit di apprendimento e in molti casi (60%) il paziente può soffrire di lievi disturbi cognitivi e di apprendimento. Nei bambini è frequente il deficit di attenzione e l’iperattività. Più rari sono i problemi neurologici che portano ad attacchi epilettici (7% dei casi), idrocefalo, rapidi cambi di personalità, perdita momentanea di equilibrio e coordinazione. Se i tumori benigni colpiscono i reni (20%) ne inficiano le capacità e danno per problemi di ipertensione con aumento delle probabilità di sviluppare ictus o attacchi di cuore. Tra le possibili complicazioni: l’osteoporosi provocata dall’anomala crescita della ossa e dalla ridotta densità minerale ossea. Il numero dei fibromi presenti tende ad aumentare in concomitanza con la pubertà, la gravidanza e la menopausa mentre attorno ai 20-30 anni, possono evolvere e accrescersi diventando maligni. Infine non è difficile che chi presenta la malattia possa soffrire di ansia e depressione, trovando difficoltà anche nella creazione e stabilizzazione di rapporti interpersonali a causa delle problematiche estetiche legate alla sintomatologia cutanea della malattia, che in molti casi peggiorano con l’età. Diversa la sintomatologia della NF2. Prima di tutto la malattia diventa visibile solo alla fine dell’adolescenza e si evidenzia attraverso una graduale perdita dell’udito e la mancanza di equilibrio. Queste due problematiche sono causate dall’insorgenza di un tumore benigno, conosciuto col nome di neurinoma acustico (o Schwannoma vestibolare) e che colpisce l’VIII nervo cranico, il vestibolo-cocleare, ossia il nervo che controlla le capacità di equilibrio e uditive. Sono frequenti anche vertigini e acufeni. Nel 50% dei casi si registra la comparsa di placche cutanee, tumori benigni di circa 2 cm di larghezza e di colore scuro, e di meningiomi: forme benigne per lo più asintomatiche ma che possono essere scoperti a seguito di mal di testa, vomito, epilessia, visione doppia, cambi di personalità, problemi oculistici, difficoltà di linguaggio, mancanza di memoria ecc. Non sono rari anche degli ependimomi: tumori benigni del midollo spinale che possono causare dolore lombare e debolezza muscolare. Tra le possibili complicazioni: la sordità totale causata dal peggioramento del neurinoma acustico; la paralisi facciale, causata anch’essa dal peggioramento del nurinoma che influenza anche il VII nervo cranico, il facciale, e che comporta la perdita del controllo dei muscoli della faccia. Possono verificarsi anche tumori benigni della retina, che provocano, in età avanzata, episodi di cataratta, e Neuropatia periferica, causata da un danno al sistema nervoso periferico e comporta stati di dolore e sensazione di formicolio diffusi agli arti, cui si unisce debolezza muscolare. Ancora diversa, infine, la sintomatologia della terza tipologia di neurfibromatosi, ossia la Schwannomatosi. Essa fa la sua comparsa nel lasso di tempo che va tra i 20 e i 30 anni e si caratterizza per la presenza di dolori cronici diffusi su tutto il corpo e debolezza muscolare derivanti da tumori per lo più benigni (gli Schwannomi appunto), che colpiscono alcuni nervi cranici, quelli spinali e quelli periferici. La differenza principale con la NF2 è che tra i nervi cranici bersaglio, non c’è l’VIII. Delineate le principali differenze e le caratteristiche delle diverse tipologie con cui si manifesta la patologia è bene ora chiedersi quali siano i piccoli immancabili segnali che possono far sospettare al pediatra, o più in generale al medico, che ci si trova dinanzi alla malattia? Sicuramente per la forma NF1 va considerata l’età e la presenza di macchie color caffelatte, la perdita di equilibrio e dell’udito per la NF2, i dolori cronici e debolezza muscolare per la Schwannomatosi. Per effettuare la diagnosi, il primo passo è naturalmente l’esame obiettivo in cui il medico è chiamato ad analizzare i suddetti sintomi ma anche la storia familiare del paziente in quanto come detto in precedenza, se qualche familiare ne era affetto il rischio è più elevato. Successivamente vanno eseguiti degli esami diagnositici specifici dall’oftamologo per valutare la vista e gli occhi. Può risultare fondamentale infatti riconoscere i noduli di Lisch e la cataratta che sono segnali importanti per identificare rispettivamente la NF1 e la NF2. Anche l’udito è un parametro essenziale da valutare per la diagnosi della NF2. Per farlo occorrono dei test mirati. Il terzo step consiste nella valutazione e dislocazione dei tumori benigni nel corpo. Per farlo sono necessari esami radiologici come la tomografia assiale computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica nucleare (RMN). Infine per una tipizzazione definitiva della patologia occorre anche un esame del DNA da compiere con diversi test genetici per capire quali sono le mutazioni responsabili della neurofibromatosi di cui ci si sta prendendo cura. Nell’ipotesi di una sospetta familiarità, questi esami possono essere eseguiti anche in età prenatale, specie se vi è la certezza che uno dei genitori ne è affetto, condizione che innalza di molto il rischio che il nascituro possa nascere con la neurofibromatosi. Ma esiste qualche cura per questa patologia? La risposta è purtroppo negativa. Ci sono però delle terapie che possono avere l’effetto di ridurre i sintomi e le complicazioni. Affinché le terapie siano efficaci, queste dovrebbero iniziare il prima possibile ed è inoltre richiesto un controllo costante del paziente soprattutto in età adolescenziale poiché è in questo periodo che i tumori possono evolvere e andare incontro a mutazioni. Ai malati di NF1 (considerato che l’ipertensione è una delle conseguenze probabili) viene anche consigliato di controllare la pressione spesso per evitare ictus e attacchi di cuore. La chirurgia, invece, viene utilizzata per rimuovere i tumori che compromettono i nervi e la conduzione del segnale nervoso oppure quei tumori che da benigni si stanno trasformando in maligni. L’intervento chirurgico, solitamente radiochirurgico, è anche la soluzione per l’asportazione del neurinoma acustico nei pazienti con NF2 anche se c’è il rischio di danneggiare il nervo cranico facciale. La stessa metodica di intervento è anche suggerita nei casi di Scwannomi. Infine qualche parola sui pazienti. La Neurofibromatosi, come detto, non può essere curata e ciò significa che il paziente vivrà comunque una situazione emotiva piuttosto difficile a causa della sintomatologia a essa legata. In questo quadro riveste un ruolo fondamentale tanto la famiglia, che dovrà sostenere il paziente durante i momenti di depressione che spesso accompagnano il decorso della malattia, quanto il medico che dovrà mostrarsi comprensivo e consigliare il ricorso a qualche specialista psicologo o Associazione di familiari. Tra queste ultime, un ruolo importante lo svolge l’ANF, Associazione Neuro Fibromatosi che ha tra i suoi obiettivi la garanzia delle cure e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti.