Dalla mitologia alla fertilità

del dott. Giulio Biagiotto Andrologo e della dott.ssa Gabriella La Rovere

giuliobiagiotti-2Succo di melograno e olio di oliva aggiunti alla dieta possono agire con effetto antiossidante a livello dell’epididimo favorendo l’attività degli spermatozoi.

Nella mitologia greca si narra che, una volta, il Dio del cielo (Urano) si addormentò su di una roccia che aveva la forma di Era, la Dea della terra. Mentre dormiva, o secondo altre versioni lottava con la Dea, perse del seme. La roccia rimase così gravida e partorì, post-termine di ben quattro settimane, Cibele. Costui risultò essere, crescendo, selvaggio, arrogante, tracotante e androgino (sarà stata la sofferenza fetale!). Dioniso fu incaricato dagli altri Dei alla soluzione del problema del “diversamente abile” e quando quest’ultimo, assetato dopo una giornata di caccia, si avvicinò alla fonte per bere, Dioniso tramutò l’acqua in vino. Ubriaco perso, Cibele dormì di un sonno talmente profondo da assomigliare al coma alcolico. Il buon Bacco ebbe allora l’idea di legare i genitali di Cibele a qualcosa di stabile. Al risveglio Cibele si alzò con tale slancio da evirarsi perdendo così una grossa quantità di sangue che cadde a terra. Che fine abbia fatto poi Cibele non è dato sapere ma la probabilità di una emorragia fatale non sarebbe del tutto fuori questione. Il sangue caduto a terra era però talmente fecondo che dalla pozza nacque, all’istante, un melograno con un unico, grande e succulento frutto. Volle il caso che, recita il mito, da quelle parti e proprio quel giorno, passeggiasse una giovin fanciulla la quale colse il frutto e se lo mise in grembo. Il frutto, sempre per incanto, sparì e la ragazza tornò a palazzo. Gravida. Una storia truculenta da turbare il sonno…

Ma il Melograno è anche l’albero cui tendeva la pargoletta mano il figliolo del Carducci che, poverino, morì a soli tre anni, di tifo, pare. L’arbusto e i succosi frutti che alle nostre latitudini maturano in autunno sono stati da sempre associati a simbolismi vicini alla fertilità e alla rinascita probabilmente anche perché l’aspetto dell’albero nella stagione invernale è quello della legna secca che, però, in primavera, rinasce a vita con verdi foglie e rossi fiori di una certa bellezza. La maturazione dei frutti è lenta e, se non colti, rimangono attaccati al ramo aprendosi. I semi sono di vermiglio rosso e l’esperienza botanica insegna che non marciscono e non ammuffiscono anche in assenza di trattamenti antiparassitari di cui per esempio il normale melo ha bisogno. Il perché di questa caratteristica biologica sta nella ricchezza di antiossidanti e antocianosidi sia nella polpa che nei semi. La corteccia è invece tossica e viene usata per la preparazione dell’Henné. Polpa e semi, peraltro, entrano nella formulazione del Curry oltre che in una notevole varietà di ricette mediterranee. D’altronde, l’utilizzo millenario di certe varietà vegetali deriva da positive esperienze popolari – oggi vengono definite etnobotanica – che ne hanno ampiamente avvalorato l’uso. La disponibilità di laboratori e la curiosità dei ricercatori sta rivelando gli intimi meccanismi biochimici mentre la necessità di tornare ad una farmacologia tradizionale di derivazione botanica, con costi decisamente inferiori rispetto alle preparazioni farmaceutiche, ha motivazioni legate ai tempi di crisi economica. Fatti salvi i prodotti di sintesi, la farmacologia poggia le sue basi su millenni di esperienza con molecole naturali ampiamente accessibili. Purtroppo oggi ricorre un luogo comune che recita “se è naturale non può fare male” frutto di una ingannevole e assassina propaganda: qualche figlio dei fiori che bevve un frullato di bacche di Digitalis lanata passando a miglior vita è nella memoria di pochi. Quando non esisteva la sperimentazione sui topi le pozioni si davano al gatto di casa il quale forniva due tipi di informazioni: “la mangio e sopravvivo oppure la mangio e muoio”. La terza era “non la mangio perché sono un gatto un poco più accorto di te”.

La seconda e la terza suggerivano prudenza mentre la prima deponeva per un lecito prosieguo della sperimentazione. Studi recenti sui topi hanno chiarito qualche meccanismo della fertilità maschile che, rispetto a quella femminile ampiamente conosciuta, risulta molto meno nota. Sono stati studiati gli effetti sulla fertilità su quattro gruppi di topi maschi di cui uno a dieta normale e gli altri tre, rispettivamente, con dieta supplementata da olio di oliva, sesamo nero e melograno. Passate alcune settimane e misurate le differenze dei parametri di fertilità tra i quattro gruppi emerge chiaramente che il melograno vince di parecchie lunghezze la sfida incrementando la produzione di spermatozoi di buona morfologia e la motilità degli stessi, valori correlabili positivamente con le gravidanze ottenibili. L’estratto secco di melograno si prepara mettendolo in infusione in alcool per qualche giorno, facendo quindi evaporare quest’ultimo fino a ottenere una polvere che può essere consumata diluendola in acqua e, soprattutto, di facile conservazione in frigo. Non molti sanno che il succo di melograno ottenibile per banale spremitura di polpa e semi andrebbe consumato immediatamente pena la perdita delle sue peculiari caratteristiche. Un consiglio spassionato è di non fare l’estratto secco a casa ma di farlo fare a un farmacista che ha le competenze per non incasinare i dosaggi. Le molecole contenute e risultate utili sono, oltre la vitamina C, l’acido ellagico, l’acido gallico, la punicalagina e le antocianosine. Il loro meccanismo di azione si esplica principalmente nell’azione anti radicali liberi che nell’apparato riproduttivo maschile sembrano rappresentare l’imbuto finale delle tossine per lo sventurato spermatozoo che perde così la sua viril fierezza. In un altro studio effettuato su conigli, invece, è venuto fuori che l’olio di oliva ha una interessante caratteristica.

Orbene, la scienza ha stabilito che elevati livelli colesterolo fanno danni su tutto l’organismo. È poco noto, tuttavia, il disastro che il famigerato combina a livello epididimario che è un organucolo paratesticolare poco conosciuto e ampiamente sottovalutato. Nell’epididimo gli spermatozoi acquisiscono la capacità di fertilizzare l’ovocita. Il colesterolo in eccesso è in grado di accumularsi nell’organo rendendolo praticamente inservibile. Insomma, i ricercatori, hanno dato a due gruppi di conigli una dieta molto ricca di colesterolo ma a uno dei due l’hanno integrata con olio di oliva. Ebbene, ai controlli degli epididimi e dei parametri di fertilità, è risultato che l’integrazione alla mediterranea salvava questi dall’infertilità limitando gli accumuli che invece disastravano gli altri conigli. Premesso che questi sono solo alcuni aspetti dei molteplici meccanismi di danno – un giretto a vedere cosa sono i danni epigenetici sul DNA dello spermatozoo è di sicuro effetto deprimente sul tono dell’umore – il passo verso l’applicazione pratica dei due vegetali ora citati nella dieta dell’infertile è di pratica fattibilità. Vanno però tenute presenti due cose: una è che una spremuta di un melograno, fresca, al giorno è una dose adatta mentre di più potrebbe essere persino negativa, l’altro è che usare l’olio di oliva al posto di una seria dieta in chi è in forte sovrappeso ben poco avrà di efficacia.