Resta il rischio Melanoma

Intervista a cura di Silvia Annavini al Prof. Antonino Di Pietro Dir. Istituto Dermoclinico Vita Cutis – Milano.


Foto ADP 16Presidente fondatore ISPLAD International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology. Negli ultimi anni il numero di persone affette da melanoma è aumentato del 4%, eppure per prevenirlo e curarlo basterebbe un pò di prevenzione e una diagnosi accurata.

 

Con la bella stagione, cresce la voglia di stare all’aria aperta e con essa il rischio melanoma. Un rischio che, come ci ricorda il Prof. Antonino Di Pietro, è doppio nella popolazione abituata a prendere il sole rispetto a chi non lo ha mai fatto. Inoltre, l’esposizione intermittente nel tempo libero, si associa a un rischio maggiore rispetto a quella cronica, quale quella dovuta alla professione. In particolare le persone con carnagione chiara che tendono a scottarsi senza abbronzarsi e con un numero di nei totali >100 ha un rischio relativo 6.9 volte maggiore degli individui con meno di 15 nei e un individuo con 10 nei totali sulle braccia ha un rischio 4.8 maggiore.

La localizzazione dei nei quindi predittiva, ma i nei sono tutti pericolosi?
I nei sono lesioni cutanee pigmentate che tendono a stabilizzarsi nelle dimensioni, dopo il termine dell’adolescenza, raggiungendo diametri di pochi millimetri. Vanno sempre tenuti sotto controllo perché potrebbero evolvere in tumori molto aggressivi come il melanoma, la cui malignità sta nella possibilità di metastatizzare a distanza il melanoma può insorgere in tutti i distretti corporei quindi a livello cutaneo ovviamente, ma potrebbero essere coinvolte anche le mucose, le meningi e l’uvea.

Che sappiamo della sua diffusione?
Il melanoma raramente compare negli adolescenti e nei bambini ed è 17 volte più frequente nei soggetti con pelle chiara. Ogni giorno in Italia venti persone scoprono di essere affette da melanoma, in un anno si contano più di 1.500 decessi. Negli ultimi vent’anni l’incidenza del melanoma è aumentata a un ritmo del 4% all’anno in entrambi i sessi. Si è calcolato che una persona su otto rischia di avere una diagnosi per melanoma nella vita. L’ aumento della patologia è soprattutto nei soggetti maschi: 14,3 casi per 100.000 contro i 13,6 casi per 100.000 donne.

Quando ci si deve preoccupare di un neo?
Quando un neo comincia a cambiare forma, a crescere in modo irregolare, con dei bordi frastagliati e soprattutto quando cambia colore e vediamo apparire zone più scure in genere di colore marrone intenso o addirittura nerastre. Sta al Dermatologo decidere dopo averlo sottoposto a dermoscopia, se toglierlo o meno per effettuare l’esame istologico. La escissione di un melanoma precoce consentirebbe una percentuale di guarigione quasi nel 100% delle casistiche. La videodermoscopia, grazie a sensibilissimi sistemi ottici in grado di visualizzare con grande precisione l’invisibile struttura di nei sospetti, trasferisce le immagini a un monitor e a software molto sofisticati che permettono non solo la valutazione approfondita, ma anche l’elaborazione e l’archiviazione dei dati emersi. Si è migliorata così l’accuratezza diagnostica nella valutazione clinica delle lesioni pigmentate cutanee e la caratterizzazione delle strutture vascolari non osservabili a occhio nudo. La morfologia e le caratteristiche della rete vascolare e della pigmentazione possono infatti essere facilmente osservate e valutate secondo pattern diagnostici che orientano verso una precisa diagnosi differenziale delle lesioni.

Qual è la prognosi di un melanoma?
Nel melanoma in fase avanzata, la prognosi è infausta (sopravvivenza a 5 anni <10%) e la terapia è soprattutto di natura chemioterapica. In Italia siamo però all’avanguardia e oggi esistono Linee guida nazionali sulla diagnosi e terapia del melanoma cutaneo a cura dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Nazionali (www.agenas.it /images/agenas/pnlg/linee_guida_melanoma_cutaneo.pdf) in collaborazione con gli Istituti Regina Elena e San Gallicano di Roma. Uno strumento che orienta i medici nella prevenzione e nella gestione della malattia. La sorveglianza clinica dei pazienti a rischio e le campagne di sensibilizzazione permettono il riconoscimento della malattia in fase precoce e quindi la repentina escissione. La dermoscopia aumenta del 35% la sensibilità della diagnosi.

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