Comprendere il fenomeno della neocollagenogenesi permette di capire le diverse risposte biologiche seguono a vari interventi di medicina estetica
del Prof. Maurizio Ceccarelli International Centre for Study And Research in Aestetic and Physiological Medicine – Roma.
In medicina estetica esiste una realta’ di cui poco si parla. Talvolta, infatti, a un miglioramento estetico può corrispondere un sottostante danno biologico. Per chiarire questo concetto, bisogna approfondire il tema della neocollagenogenesi. E per farlo va tenuto ben distinto il processo della rigenerazione da quello della riparazione cutanea, entrambe possibili risposte biologiche a molti trattamenti. La rigenerazione è un processo fisiologico alla base della continua ricostruzione di alcuni tessuti, incluso quello cutaneo. Per mantenere funzionali tessuti e apparati l’organismo attua una continua rigenerazione basata sulla dissoluzione del tessuto preesistente e la sua ricostruzione. Nella cute, particolari recettori sulla parete cellulare del fibroblasto sono attivati o dai fattori di crescita o dai componenti lisati del derma e inducono la sinterizzazione di nuove molecole. Si ha così la neoformazione dei componenti di matrice dermica e in particolare di glicosaminglicani, collagene reticolare (tipo III°) ed elastina. La riparazione, invece, è un processo biologico utile a compensare la perdita di parte di un tessuto conseguente a un danno.

La perdita è bilanciata con la neoformazione di un tessuto connettivale di tipo cicatriziale. Tale tessuto è riccamente rappresentato da collagene di tipo I°. La cellula deputata alla formazione del tessuto cicatriziale è sempre il fibroblasto. È ovvio come in questo caso, gli stimoli alla costruzione di questo nuovo tessuto, e non dei tessuti originari, siano diversi dai precedenti. Se prima erano i frammenti liberati dall’idrolisi dei normali componenti del derma ad attivare la rigenerazione della cute, qui sono i componenti endocellulari, liberati dal danno biologico e i mediatori dell’infiammazione, conseguenti al danno biologico, a indurre l’attivazione del processo riparativo. Ma non è sufficiente parlare genericamente di attivazione fibroblastica perché si deve anche precisare quali sono i recettori che vengono attivati per indurre un miglioramento biologico o estetico. Il primo, utile in ogni tipo di cute, il secondo utile solo nelle cuti più vecchie. Esaminiamo quindi gli effetti indotti da alcuni interventi di medicina estetica. Se parliamo di biostimolazione fibroblastica su una paziente giovane, dobbiamo essere certi che i recettori stimolati siano solo i CD 44. Al contrario, nella stimolazione fibroblastica di una cute anziana, anche lo stimolo dei CD 39 e dei CD 40, pur inducendo un danno biologico, può essere accettato per il miglioramento estetico contemporaneo. Di conseguenza, parlare di effetto biostimolante per l’acido jaluronico macromolecolare non è del tutto corretto perché – come ci dice la letteratura scientifica – la presenza di acido jaluronico non agisce sulla produzione di acido jaluronico endogeno. Per la precisione: 0,5 – 1 micromoli di acido jaluronico inducono una riduzione della sintesi proteica; alte concentrazioni limitano la formazione di matrice extracellulare; 1mg/ml di acido jaluronico aumenta l’espressione delle metalloproteinasi (MMP) e attiva quelle che sono latenti nella matrice extracellulare (MMPs).
A mio parere, si può quindi parlare di un effetto antiossidante e di idratazione passiva dell’acido jaluronico macromolecolare ma non di stimolazione dei fibroblasti e neocollagenogenesi. L’acido nucleico è contenuto prevalentemente nel nucleo, ma presente anche nel citoplasma, nei mitocondri e nel reticolo endoplasmatico rugoso. Il fibroblasto viene attivato dai materiali endocellulari che fuoriescono a causa di una rottura cellulare o dai mediatori dell’infiammazione che consegue al danno stesso indotto con l’intervento estetico. Il legame di frammenti di acido nucleico con i recettori CD 39, attiva un processo riparativo con formazione di tessuto cicatriziale e lavori scientifici con il PDRN parlano di un incremento dell’attivita’ fibroblastica del 30% con un aumento di collagene e di fibronectina e riempimento dermico. Questa neocollagenogenesi è relativa alla formazione di collagene fibrotico caratteristico di un tessuto cicatriziale riparativo. Ci sembra più opportuno, quindi, parlare di ringiovanimento non biologico ma estetico e ciò vale a indirizzare questa tecnica verso pazienti più anziani. La Radiofrequenza permette la trasformazione di una energia fredda di alta frequenza relativa in calore, con aumento della temperatura interna per effetto Joule. Ogni cellula del tessuto trattato assorbe parte di questa energia, grazie al suo grado di resistivita’, e la trasforma in calore. Generalmente il calore prodotto si sviluppa tra 3 e i 9 mm di profondita’, a seconda delle punte utilizzate, e determina un riscaldamento omogeneo fino a 55°-65° gradi, senza diffusione termica alle zone circostanti. Sappiamo che l’effetto biologico del calore prodotto dalla radiofrequenza, oltre i fisiologici 37°, induce una denaturazione delle fibre collagene e fa perdere loro la funzione biologica (dal 5 al 30% delle fibre totali) con conseguente contrazione immediata delle fibre stesse che si protrae nei successivi 4-6 mesi determinando una risposta riparativa. Quindi, pur considerando utile la radiofrequenza nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo, meglio sarebbe utilizzare questa tecnica solo su cuti più anziane perché il risultato è unicamente estetico. La laserterapia per il ringiovanimento cutaneo ablativo, si avvale di una vaporizzazione controllata di sottili strati della cute. La luce emessa dai laser è così intensa che in un tempo brevissimo (90 microsecondi) vaporizza e coagula uno spessore di pelle compreso tra 40 e 60 micron. Alla denaturazione proteica o alla coagulazione consegue un processo riparativo che si evidenzia con deposito di tessuto cicatriziale contenete collagene di I° tipo. Dalla letteratura emerge che il laser resurfacing migliora l’estetica della cute pur dando un danno biologico. Anche il suo utilizzo quindi andrebbe riservato alle pazienti più anziane. Recentemente, l’acido polilattico è stato proposto non solo come riempitivo permanente ma come stimolo biologico al ringiovanimento cutaneo. La neocollagenogenesi è infatti reale, ma con collagene fibrotico di tipo I°, e quindi non ringiovanimento biologico ma solo estetico. Per l’effetto biologico che il silicio svolge nella cute, è stato riproposto per rughe, cicatrici, smagliature e cellulite, come formulazione di silanoli (Monometiltrisilanolo ortohidroxibenzoato di sodio – salicilato di silanolo – a pH : 5,7). Dalla letteratura, pero’, è chiaro che il silicio nella dieta non agisce come il silicio introdotto nel derma e ciò consiglia un suo uso limitato al ringiovanimento estetico delle cuti anziane. Siccome una vera biostimolazione deve mantenere e migliorare le funzioni fisiologiche della cute, nella nostra pratica abbiamo adottato un Medical Device di III° livello certificato CE dall’Istituto Superiore di Sanita’. Tramite punture intradermiche, 5 cc di soluzione vengono inseriti nelle zone centrali del viso, sulle mani e sul decollete, e da qui il prodotto diffonde tramite il sistema linfatico. Composto da aminoacidi precursori biologici dei componenti della matrice; tampone bicarbonato per mantenere lo stato di sol della matrice e soprattutto di frammenti di acido jaluronico di 20-38 monomeri. Quest’ultimi sono in grado di attivare i recettori della tirosin-chinasi (CD 44 del fibroblasto) sulla membrana cellulare e indurre l’idrolisi dei polifosfoinositoli di membrana con liberazione dell’1-3 difosfoinositolo che raggiunge il reticolo endoplasmatico liscio dove, legandosi a un recettore specifico, induce l’ingresso di ioni calcio che attivano la proteinKinasi C con stimolo dei geni a induzione precoce Jun e Fos e avvio della sintesi della matrice proteica dermica. La endomodulazione con aminoacidi, inoltre, ottimizza le reazioni enzimatiche aumentandone le concentrazioni: prolina, lisina e piridossina aumentano collagene e l’elastina; valina, leucina, isoleucina e piridossina gli omega 6 del sebo; glucosamina e piridossina l’ac. jaluronico. I processi irritativi e infiammatori della cute creano, infine, ioni idrogeno che si legano alle cariche negative delle macromolecole della matrice determinando il passaggio della soluzione colloidale da sol a gel e riducendo la capacità di scambio del derma. Il tampone bicarbonato ha quindi una doppia funzione: tamponare l’acidita’ del preparato, riducendo il dolore e mantendo il giusto stato colloidale della matrice. La frequenza delle sedute segue lo schema di tutti i trattamenti mesoterapici.
Bibliografia
Role of p38 MAPK in transforming growth factor beta stimulation of collagen production by scleroderma and healthy dermal fibroblasts.
Sato M, Shegogue D, Gore EA, Smith EA, McDermott PJ, Trojanowska M. Impaired balance of type I and type III procollagen mRNA in cultured fibroblasts of patients with incisional hernia.
Si Z, Rhanjit B, Rosch R, Rene PM, Klosterhalfen B, Klinge U. [The influence of transforming growth factor beta 1 (TGF beta 1) on fibroblast proliferation and collagen synthesis] Lu Y, Luo S, Liu J.
Connective tissue growth factor: a new and important player in the pathogenesis of fibrosis.
Leask A, Holmes A, Abraham DJ.
Increased tissue inhibitor of metalloproteinase-1 expression and inhibition of gelatinase A activity in buccal mucosal fibroblasts by arecoline as possible mechanisms for oral submucous fibrosis. Chang YC, Yang SF, Tai KW, Chou MY, Hsieh YS.
Department of Dentistry, Chung Shan Medical and Dental College Hospital, Taichung, Taiwan.
Transforming growth factor-beta and connective tissue growth factor: key cytokines in scleroderma pathogenesis. Denton CP, Abraham DJ.
[toggle title=””]Altre informazioni: acido ialuronico[/toggle]