Il peeling rappresenta uno degli atti terapeutici più importanti in medicina estetica. Quando è di media profondità, vanno tenute ben presenti le esigenze di una ridotta invasività, di un alto effetto terapeutico e di una rapida restitutio ad integrum.
del Dott. Andrea Alessandrini – Specialista in Chirurgia e Medicina Dermoestetica – Roma
La prima cosa che s’insegna nei corsi di perfezionamento in medicina estetica è il significato e la funzione del peeling chimico. Non si può infatti avvicinarsi a questa disciplina senza sapere che si tratta di un atto terapeutico importante, se non fondamentale, per eliminare o migliorare molte delle alterazioni cutanee che si riscontrano in un viso fotoinvecchiato: texture, pigmentazioni, fini rugosità, lesioni cicatriziali, e per accelerare il turnover cellulare e ristrutturare la rete dermica di sostegno. La prima volta restano sorpresi quando gli spiego che il termine peeling in inglese significa sbucciare, rimuovere. E infatti, a seconda dell’entità di rimozione della cute, e quindi della profondità di azione, i peeling vengono classicamente suddivisi in superficiali, medi e profondi. Alcune indagini ci dicono che i peeling superficiali e medi sono quelli maggiormente utilizzati poichè riescono a dare ottimi risultati con scarsa invasività e quindi sono maggiormente accettati dai pazienti. Ma la scelta del tipo di peeling dovrebbe tener conto di vari fattori tra i quali tipo di cute (sottile e sensibile o spessa e ipercheratosica), fototipo, caratteristiche e profondità delle lesioni istologiche, e per ogni singolo caso si dovrebbe fissare un obiettivo e cercare di raggiungerlo ottenendo il massimo risultato possibile con la minima invasività. In altre parole: il peeling dovrebbe essere costruito sul viso del paziente. Per raggiungere questo risultato ottimale, il peeling ha subito nel corso degli anni profonde revisioni ed evoluzioni sia a carico delle sostanze chimiche utilizzate sia nel processo produttivo. Sono così nati peelings mirati all’inestetismo specifico, capaci di ottimizzare l’effetto terapeutico ed il risultato, riducendo i possibili effetti collaterali.
La seconda lezione sui peeling serve a spiegare cosa succede quando mettiamo degli acidi a contatto della cute. Nei peeling superficiali, gli acidi utilizzati non posseggono un’alta invasività. Gli allievi devono tener presente che li debbono usare quando non vogliamo forzare molto il nostro atto terapeutico: l’obiettivo è ottenere solo una rimozione delle vecchie cellule cornee superficiali e provocare una stimolazione dello strato germinativo basale accelerando così il turnover e quindi il ricambio cellulare; l’effetto sulla luminosità, sull’idratazione e sulla stimolazione dermo-epidermica sarà assicurata. Diverso è invece il discorso sui peeling di media profondità dove le sostanze utilizzabili, in primis l’acido tricloroacetico, posseggono un’alta invasività determinando accanto a una rimozione di strati più o meno spessi della cute, attraverso una coagulazione proteica cellulare, una intensa flogosi. In questo caso, si delinea il delicato equilibrio fra gli effetti positivi e quelli negativi legati all’azione del peeling. Agli allievi spieghiamo che l’intensa infiammazione sviluppatasi determina due fenomeni responsabili di questo delicato equilibrio: produzione di mediatori chimici ad azione rigenerativa e liberazione di radicali liberi ad azione distruttiva. Infatti accanto alla rimozione di cute, e delle alterazioni all’interno presenti, si verifica una attivazione del sistema macrofagico-fibrobastico con produzione di citochine aventi azione di stimolazione per la neoformazione di matrice extracellulare. Il fatto negativo è invece rappresentato dall’inevitabile sviluppo di una grande quantità di Radicali Liberi che aggrediscono e alterano le membrane cellulari dei fibroblasti, con conseguente ridotta funzionalità. Gli stessi radicali attaccano e alterano le fibre elastiche e collageniche determinando un rallentamento nel processo di guarigione, e infine vanno ad attaccare e iperstimolare i melanociti aumentando il rischio di uno degli effetti collaterali più temuti: l’iperpigmentazione post-peeling.